29 Settembre 2024 – XXVI Domenica del Tempo Ordinario
Da alcune domeniche il Vangelo ci presenta la “logica” di Dio che ha come fondamento la fede, l’umiltà vera e l’amore. Le parole che ascoltiamo nel passo odierno di Marco ci spronano a una profonda conversione di mentalità, a non pensare secondo la logica del potere che vede prevalere l’orgoglio, l’egoismo, la prepotenza.
Il passo può essere letto come un invito a riconoscere il bene al di là delle etichette religiose o sociali, ad accogliere le diverse ideologie per una collaborazione per il bene comune. Certamente avere una visione aperta della vita, senza chiusure, senza pregiudizi non è facile. Tanti atteggiamenti dobbiamo perciò modificare, sforzandoci di uscire dai canoni delle abitudini e delle tradizioni consolidate. Va superata la mentalità esclusivista; dobbiamo essere disposti ad accettare chiunque opera nel nome della bontà e della verità; guardare con occhi di misericordia e di tenerezza, per essere capaci di cogliere anche il più piccolo gesto di amore compiuto dagli altri.
L’Evangelista racconta che gli apostoli non tollerano che dei non cristiani operino nel nome di Gesù. In effetti la preoccupazione di Giovanni, che parla a nome di tutto il gruppo, è anche lecita. Vuole mantenere il gruppo dei discepoli unito, ma soprattutto identificato. Forse la pretesa a prendersela con l’uomo che scaccia i demoni nel nome di Gesù, “perché non ci seguiva”, esprime anche un po’ di gelosia. Se riflettiamo è anche espressione della mentalità corrente.
Gesù però guarda al bene che viene compiuto, invita a non ostacolare chi si adopera nel bene. Ci dice: “Chi non è contro di noi è per noi”. E’ possibile che avvenga il bene anche in chi non crede in Lui, che la sua Parola sia viva anche in chi non la segue come noi, in chi la vive in modo diverso ma non per questo meno giusto. Non crediamo di essere dalla parte del giusto e del buono solo perché pensiamo di essere cristiani! Non illudiamoci che solo il nostro bene è vero bene. Per Gesù non ci sono eletti o privilegiati.
L’universalità della sua missione propone poi la carità, essere disponibili l’uno verso l’altro. Nel gesto semplice del dare da bere, un gesto che non costa molto, che forse non avrà neppure la riconoscenza dell’altro, sta carità e davanti a Dio acquista valore di eternità. Il messaggio di Gesù ci mette in guardia dal fuoco eterno ammonendoci contro gli scandali, dal greco ostacoli, inciampi, particolarmente quando possono offendere la dignità dei “piccoli”.
Evitare abusi e danni che possono essere inflitti sui più vulnerabili nella nostra società come i bambini, gli anziani, le minoranze di ogni tipo, i fragili e tutti coloro che non hanno la forza di difendersi, eliminare ciò che è immorale nella nostra vita, è ciò che Gesù chiede a tutti noi.
Non dobbiamo scandalizzare con il nostro comportamento; coloro poi che formano, che educano, che sono guida per gli altri hanno la responsabilità di essere di esempio e non di scandalo. Ecco il senso metaforico di tagliare mano, piede, di gettare via un occhio se sono motivo di scandalo. Sono parti importanti del nostro corpo, rappresentano il modo di comunicare e mettersi in relazione con gli altri ma a volte basta un occhio avido, una mano violenta, un piede incerto perché diventino inciampo nel nostro cammino o, peggio, pietra di inciampo per il cammino degli altri invece di sostegno e aiuto nel percorso.
La mano, il nostro agire pratico, va tagliata quando è desiderio di possesso e di conquista; il piede, la direzione delle nostre azioni, va tagliato quando ci allontana dai passi di Gesù; l’occhio, lo sguardo verso il bisogno dei nostri fratelli, è da cavare però se è chiuso e ci impedisce di fissare il volto di Gesù.
Santa domenica in famiglia e buona settimana con “tagli” metaforici.