IL CULTO DEI LARI era diffusissimo nel mondo antico. Il termine lare deriva dagli etruschi (lar) e significa padre. Ed in ogni casa c’era un angolo/tempio in cui si veneravano gli spiriti dei Padri per propiziare un avvenire propizio per la famiglia. Con il tempo, poi, il culto assunse una dimensione pubblica ed accanto ai Lari/Penati familiari si diffuse quello dei Lari/Penati pubblici. Ed, infatti, i Consoli eletti, nell’atto di accettare l’investitura dell’importante incarico pubblico offrivano un rito di propiziazione ai Lari/Penati pubblici per ottenere protezione/propiziazione nel corso del loro mandato per svolgere al meglio il ruolo a cui erano stati chiamati. La carica assumeva, così, una sua sacralità religiosa e si ammantava di forte investitura etica. A Capaccio Paestum, per chi ha rispetto dei miti e della grande storia si respira questa aria di sacralità e di eticità. Mi piacerebbe, pertanto, che i nuovi eletti a reggere le sorti della città nei prossimi cinque anni facessero, tutti (Sindaco e consiglieri), un atto di propiziazione almeno con la mente e con il cuore come omaggio ai personaggi che nel corso dei secoli hanno onorato con il proprio operato la loro e la nostra collettività. Ci sono, infatti, personaggi del passato e pagine di storia prestigiose a cui fare riferimento, che possono essere utilizzati come “lari” protettori, tanto per usare una terminologia in sintonia con la storia “religiosa” della grande tradizione greca e latina del territorio come ho scritto qualche giorno fa. E penso fra i tanti, a: Spartaco, Costabile Carducci, Gennaro Bellelli e Salvatore Paolino.
SPARTACO, gladiatore trace, nel 73 a.c., capeggiò la seconda guerra servile. Secondo una leggenda popolare ben radicata nella mente e nel cuore della gente, riportata anche da qualche storico di spessore, fu vinto da Marco Licinio Crasso, nella battaglia decisiva nella gola di Tremonti tra Capaccio. Trentinara e Giungano, dove morì nel 71 a.c.
COSTABILE CARDUCCI, capaccese, deputato al Parlamento del Regno di Napoli, fu capo carismatico della rivoluzione Cilentana del 1848. Morì per mano di sicari ad Acquafredda di Maratea il 4 luglio di quello stesso anno.
GENNARO BELLELLI, capaccese, nobile illuminato, fu l’anima del comitato liberare di Napoli, essendo cassiere, Ideologo ed ispiratore, anche attraverso le pagine del giornale “Il Nazionale” di cui era direttore. Sostenne senza remore /o tentennamenti l’attività rivoluzionaria di Carducci. E per lui non dovette essere una scelta facile e di certo gli tagliò i ponti con la famiglia di origine.
SALVATORE PAOLINO, capaccese, morto qualche anno fa, fu il primo sindaco di Capaccio eletto democraticamente alle elezioni amministrative dopo la seconda guerra mondiale, nei primi anni della ricostruzione. Organizzò e guidò la lotta per l’occupazione dei latifondi e conseguente riforma agraria che, nello spazio di un decennio, a cominciare dal 1948/49, rivoluzionò costume, economia e vita di un territorio più di quanto non l’avessero fatto tutti secoli precedenti messi insieme. Io c’ero. E, come per tanti della mia generazione, quelle lotte vissute da ragazzo imberbe furono battesimo di vita e di formazione politica socialista, che mi entrarono nel sangue e ne segnarono il DNA, che orgogliosamente rivendico senza mai sbandamenti o incrinature. Ho, pertanto, memoria nitida per rigore di studi, in generale, e, in parte anche per testimonianza di vita vissuta che il Mezzogiorno d’Italia, in generale, ed il Cilento, in particolare, hanno dato vita, nel corso dei secoli, a generose ed interessanti fiammate di ribellismo, individuali e collettivo, a cominciare dal filosofo Zenone che si staccò la lingua e la gettò ancora sanguinolenta in faccia al tiranno Nearco per non cedere alla tentazione delle lusinghe o alla paura delle minacce di svelare i nomi dei congiurati di Velia, per finire agli eroi delle tante rivoluzioni dell’ottocento. Non abbiamo mai seriamente indagato e riflettuto sul fallimento del ribellismo, che genere giustifica la reazione, e sulla necessità e l’utilità del riformismo, che, con la gradualità, incide nella realtà e la modifica. Ecco un tema di dibattito e riflessione. RIBELLISMO E RIFORMISMO NEL CILENTO, che potrebbe e, secondo me, dovrebbe essere oggetto di un convegno di studi per decidere e subito dopo creare un MUSEO DELLA MEMORIA. In cui possano trovare spazio e testimonianza personaggi e pagine di storia prestigiosa della collettività Capaccese Pestana e della relativa kora. Ne hanno scritto in tanti. Per Spartaco c’è una ricca bibliografia, per Costabile Carducci e Gennaro Bellelli c’è un testo straordinario di Mazziotti e per Salvatore Paolino e l’occupazione dei latifondi esiste un bel saggio di Angelo Capo. Di Carducci si è occupato ed ha scritto anche Gennaro Puca. Secondo me dovremmo cominciare sin da subito ad onorare la memoria di questi nostri illustri concittadini dedicando ad ognuno di loro almeno una lapide, uno slargo, una piazza. Mi piacerebbe se un impegno di questo genere lo assumesse la Nuova Amministrazione di Francesco Palumbo fresca di elezione. Anche perché vorrei ricordare innanzi tutto a me stesso, prima che agli altri, che una comunità che non ha rispetto del proprio passato ha un precario presente e non ha futuro. E vorrei ricordare, a conclusione, un mio Maestro di vita, di politica e di poesia, ROCCO SCOTELLARO; sindaco socialista di Tricarico, meridionale e meridionalista di spessore internazionale, che venne anche a Paestum a dare una mano durante l’occupazione delle terre, vorrei ricordarlo con una poesia che scrissi in occasione del cinquantenario del morte e che recitai in una coinvolgente manifestazione pubblica al Teatro San Carluccio di Napoli, come auspicio che per Capaccio Paestum e per tutto il Meridione d’Italia, spunti, finalmente, un’alba nuova di speranza.
L’alba è nuova!” gridasti alla speranza
che si gonfiava al vento della lotta.
E spaccò vita al ventre della zolla
il grano ossificato nell’attesa.
Però non seppe il biondo della spiga
inaridito al debole germoglio.
E qui nel Sud, a margine di storia,
per te per noi non “è fatto giorno
/tratta da Giuseppe Liuccio. A TRANSITO DI GIORNO (Plectica Edizioni)