La medicina è stata costruita sul paradigma di un paziente “giovane, adulto, maschio, bianco”, paradigma che ha condizionato sia la diagnosi e la cura della patologia, sia la sperimentazione di nuovi farmaci.
Ma uomini e donne non differiscono solo sessualmente, ma anche rispetto a fattori come il peso, la percentuale di grasso corporeo, gli enzimi epatici, gli ormoni sessuali e alle variabili determinate dall’ambiente. I ricercatori hanno compreso che la diversa appartenenza di genere determina sintomi, progressione e decorso delle patologie molo diversi tra loro.
Il cuore per esempio. Quello delle donne è mediamente più leggero di quello degli uomini, può avere una diversa composizione proteica e un differente funzionamento delle arterie. Anche gli effetti di un aumento della pressione sanguigna possono differire: in alcuni casi il cuore degli uomini si dilata, mentre spesso quello delle donne sviluppa un ispessimento delle pareti.
Il genere condiziona anche le terapie. Le donne pesano normalmente circa il 30% in meno degli uomini e quindi, a parità di dosaggio, la quantità di principio attivo che assumono in proporzione al peso è maggiore. Inoltre, donne e uomini rispondono diversamente ad alcuni tipi di farmaci: ad esempio, nell’ambito del trattamento dell’ipertensione, i farmaci calcio-antagonisti sembrano più efficaci nelle donne.
Sulla base di queste evidenze scientifiche oggi negli USA le donne sono obbligatoriamente inserite nei trial clinici e la Food and Drug Administration americana (FDA) ha istituito un ufficio che si occupa specificamente della salute delle donne.
Infine l’AIFA, L’Agenzia Italiana del Farmaco, ha annunciato la costituzione del Gruppo di lavoro “Farmaci e Genere” dedicato ai farmaci e alla Medicina di Genere.