di Oreste Mottola
Ci fu un tempo, ormai risalente a tanti anni fa, che l’Italia si basava sui paesi e quegli nostri stessi paesi – nei casi di emergenza – si basavano su un’amministrazione di fatto dove al sindaco si aggiungevano il parroco, il farmacista e il segretario della sezione comunista poiché occorreva tenere sotto controllo anche i settori sociali più marginali. Un’Italia semplice, in bianco e nero. Come quel mondo reso noto da film e libri, dove i racconti del maresciallo ci tenevano avvinti. Sono le sensazioni che si cogliono dalla lettura di “Il breve racconto della mia lunga vita”, sip, 200 pagine, edito dal Centro Studi Culturali Storici, scritto da Francesco D’Errico, luogotenente dei carabinieri, nato a Tursi, nel 1928, nel materano, e poi stabilitosi tra Altavilla Silentina e Battipaglia. Nella prima parte della sua carriera gira per l’Italia e vive, in divisa, i grandi fatti dell’Italia che fuoriesce a pezzi dalla guerra. Conosce il banditismo, le grandi lotte sociali e politiche, e si avvicina – con discrezione- ai grandi poeti come Carlo Levi e Albino Pierro, che passeranno e scriveranno dalle sue parti. Poi nella sua vita arriva la Campania e Salerno a partire dagli anni Settanta. Francesco D’Errico si trova nel turbine dell’esplosione camorristica cutoliana e poi nel terremoto del 1980. Altavilla Silentina, rispetto ad altri comuni del salernitano ed in base al numero degli abitanti ( circa 6.500) , ha il primato di giovani che si sono arruolati nell’Arma dei Carabinieri. Una serie di personalità che saranno gratificate anche da carriere brillanti come quella che sta vivendo il giovane generale Gerardo Iorio, non ancora cinquantenne. I numerosi ex si vedono all’interno di una sezione intestata a un carabiniere cilentano, Carmine Tripodi di Torre Orsaia, ucciso all’età di 26 anni ma già comandante di stazione, a San Luca, Reggio Calabria, da elementi della ‘ndrangheta. Una stanza della Sezione fu intitolata al defunto Carabiniere ausiliario richiamato Lettieri Angelo, nato in Altavilla Silentina il 21 febbraio 1903, deceduto nella notte del 10 novembre 1943 nella Caserma dei Carabinieri di Monte di Procida, durante un bombardamento aereo . La guida dell’associazione carabinieri è di Rosario Di Matteo, con Brenca Carmine; Petraglia Vincenzo; D’Angelo Luigi; Penza Raffaele; Gorga Antonino; Cammarano Mario; Mordente Marco e Longo Raffaele. Francesco D’Errico, l’autore del libro, è dal 16 febbraio 1964 venne trasferito nel contingente presso la Stazione Carabinieridi Borgo Scanno, poi cambiata in ” Borgo Carillia” ma il centro della sua attività è stato nel comprensorio Militare di Persano, mantenendo buoni rapporti con i Comandanti dei vari reparti, con gli altri Ufficiali e Sottufficiali, che gli espressero fiducia e grande stima. Nel 1979 per circa un anno s’interessò della vicenda dei contadini che chiedevano la concessione dei terreni militari. Per impedire l’occupazione delle aree militari, nella zona affluivano ogni giorno circa 100 e più Carabinieri . Dirigeva il servizio d’ordine pubblico il Comandante del Gruppo di Salerno Ten.Col. Lancieri Galasso coadiuvato dai Comandanti delle Compagnie di Eboli Capitano De Blase, di Battipaglia Capitano Petrocelli, di Vallo della Lucania Capitano Elefante e del comandante della Compagnia di Amalfi. Tale snervante servizio si concluse in località ” Biancaneve ” di Persano del comune di Serre il 7 novembre con l’estromissione coatta dei dimostranti che erano riusciti ad occupare un tratto di terreno. Per ripristinare la legalità si rese necessario eseguire la carica da parte dei Carabinieri del Battaglione Mobile di Napoli. Tra i presenti ai fatti, e organizzatori della lotta popolare, c’erano anche personalità poi diventate notissime poiché eletti a vari incarichi di tipo politico. Un nome, spicca su tutti, ed è il presidente della giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca. Negli ultimi anni di permanenza a Borgo Carillia D’Errico s’interessò del taglio ed asportazione di alberi secolari dal comprensorio militare di Persano. Tale azione provocò l’arresto di due Ufficiali, funzionario del Genio Civile Militare, di un Ispettore e di un sottufficiale della Guardia Forestale e di alcuni civili. Tale scabrosa vicenda suscitò grande scalpore per il coinvolgimento di personaggi insospettabili ed addetti ad incarichi speciali. In occasione del terremoto del 23 novembre 1980 prestò servizio nelle zone terremotate di Colliano, Valva, Laviano, Santomenna e Castelnuovo di Conza (SA) facenti parte del Mandamento di Laviano collaborando l’avvocato Mario Vecchio quale Vice Pretore Onorario Reggente della Pretura di Laviano. Per circa tre mesi nel primo periodo dell’anno 1981 assunse il Comando Interinale della Stazione di Colliano in sostituzione del Brigadiere Pandolfi Carmine che riportò la frattura di un braccio in occasione della scossa sismica.
D’Errico è stato particolarmente impegnato dell’attività di contrasto contro la criminalità organizzata, (nuova camorra organizzata e nuova famiglia ) che allora imperavano violentemente e pericolosamente in Salerno e nei comuni a nord ed a sud della Provincia, conseguendo discreto risultato. S’interessò anche di importanti indagini sul conto di personaggi (camorristi, amministratori pubblici, politici e di altre persone) coinvolti nelle tangentopoli relative ad abusi ed illegalità commesse durante e dopo il terremoto.
In occasione di omicidi camorristi che si verificavano spesso nell’area della Provincia di Salerno, si recava sul posto, collaborando nelle indagini e nelle ricerche dei responsabili, molti dei quali sono stati scoperti, arrestati, giudicati e condannati con le dichiarazioni rese dai pentiti, che hanno confermato quanto era stato riferito in modo indiziario all’autorità Giudiziaria da parte degli inquirenti. D’Errico fu poi comandante dei Nuclei Radiomobile ed Operativo. In assenza del comandante della Compagnia, l’allora Capitano Fazi Giovanni, assumeva il Comando Interinale del prestigioso Reparto.
A Battipaglia, quale importante punto strategico del sud salernitano e e d’area di sviluppo industriale ed economico, fu impegnato in importanti indagini e dura lotta contro la criminalità comune ed organizzata ( ” Nco e N.F. “) che quotidianamente si contendevano con violenza il controllo delle attività illecite del territorio , conseguendo discreto risultato.
“Ironia della sorte, quando il Capitano si assentava per licenza o per altri motivi, nel territorio – racconta D’Errico – si verificavano omicidi camorristi ed altri fatti gravi, per cui il suo compito si rendeva più difficile. Però con sacrifici, impegno e, sopportando coraggiosamente i disagi della vita portò a termine con lusinghieri risultati le varie operazioni. Il 17 settembre 1989, dopo 42 anni di onorato servizio, per raggiunti limiti di età (anni 61) fu collocato in congedo. Per i servigi resi allo Stato ed all’Arma, D’errico é stato insignito, tra gli altri, delle seguenti onorificenze: Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Medaglia d’Oro di Lungo Comando, Croce d’Oro per i 40 anni nell’Arma, ed anche Medaglia di Bronzo per il servizio prestato nei comuni terremotati di Colliano, Valva, Laviano, Castelnuovo di Conza (Sa) nel periodo novembre 1980-maggio 1981. Dal primo marzo 2001 è Presidente della sezione di Altavilla Silentina dell’Associazione Nazionale Carabinieri. Un elenco di storie che “il maresciallo”, come tutti qui lo chiamano, narra in un libro che si fa leggere volentieri poiché scevro da retorica e trionfalismi.
—————
Francesco D’Errico è anche poeta potendo vantare numerosi volumetti di poesia. A lungo è stato carabiniere a cavallo a Firenze. Nei luoghi dove ha potuto vivere ha sempre frequentato gli ambienti della cultura. Nella “Bassa” ha abitato a Busseto, il paese di Giuseppe Verdi, e frequentava di persona Giovanni Guareschi. Tra i suoi incontri quelli con Carlo Levi e Albino Pierro. A Altavilla dava volentieri una mano al maestro Ciccio Saponara, indomito organizzatori di festival della poesia e della canzone.