Carissima/o, questi primi venti mesi di gestione della cosa pubblica non sono stasi sempre facili. Anzi. In più occasioni, ci siamo misurati con vicende particolarmente complicate. Ma la cosa più difficile tra tutte, dal mio punto di vista, è stata la conduzione del gruppo. Non ti nascondo che faccio una fatica immane per tenere unite persone molto differenti tra loro. Forse potrei quasi dire che è la sfida più difficile che sto provando a superare. Spesso, nel tentativo di risolvere i problemi o nel dare priorità all’istinto, ho commesso qualche sbaglio, ma credo di non aver mai agito contro l’interesse generale. Tuttavia, non voglio annoiarti con l’elenco degli errori. Piuttosto, ti invito a guardare avanti. Abbiamo il dovere morale, prima ancora che politico, di dare una speranza alla nostra comunità. Lo dobbiamo ai nostri figli, ai nostri nipoti, alle persone che amiamo. Abbiamo ancora tanto da fare. Ci sono questioni urgenti da affrontare e altre da programmare. È tutto già scritto nel Programma della Lista “Unione e Progresso”. Per cui ognuno potrà scegliere liberamente un tema, un progetto, un’iniziativa o un settore da portare avanti. Si potrà lavorare da soli o in gruppo. Poco importa. Ciò che conta è “fare”. La stagione delle chiacchiere è passata. Basta con le riunioni infruttuose. Credo sia il momento di fare un passo in avanti. Mettiamo da parte piccoli rancori, gelosie, dicerie, divisioni e pensiamo a cosa fare davvero per cambiare il nostro Paese. Siamo giovani, non lo dimentichiamo. A noi spetta il compito di non sciupare l’occasione di aprire il futuro alle nuove generazioni. Facciamo uno sforzo serio per provare a rivoluzionare culturalmente questa comunità. Improntiamo i nostri comportamenti al rispetto delle istituzioni che insieme rappresentiamo, in modo da ristabilire la sacralità istituzionale anche tra i cittadini. Lo spessore del nostro ruolo comporta ovviamente l’assunzione doverosa di atteggiamenti e contegni consoni alla natura del ruolo stesso. Adesso dobbiamo governare la nostra comunità con umiltà, serietà e coraggio. Ma soprattutto dobbiamo “fare”. Un affettuoso augurio di buon lavoro.
Elia Rinaldi