Lo scorso quattro gennaio le parole in libertà pronunciate da chi per cinque minuti ha avuto facoltà di esprimere le proprie opinioni profittando della insperata passerella organizzata da alcuni giovani del partito democratico mi fornito l’occasione di riflettere sull’urgente problema del ricambio della classe dirigente a sud di Salerno. E non solo, a giudicare dai tanti articoli che si sono letti anche sulla vicenda politica del capoluogo di provincia, colpito da una grave carenza di galateo in giorni che stanno esaltando l’epopea del cafone!
A Vallo nel pomeriggio in questione un sindaco partecipante alla assemblea tenuta a via Calcinali si è complimentato nel suo intervento per l’iniziativa ed ha riconosciuto che il mondo politico locale ha dato pessimo esempio; perciò ha invitato a riflettere sulla questione etica. Proposito santo, ma sono apparse speranze al vento soprattutto per i giovani in cerca del nuovo a giudicare dai tanti volponi, nella maggior parte assenti, che non hanno fatto mancare la loro formale adesione a parole, ammiccando però, nei fatti al gattopardo.
Ha colpito anche il presenzialismo virtuale. Tramite video-messaggio un giovane rampante, forte dell’investitura politica ricevuta per eredità, ha parlato dei suoi impegni riformatori alla Camera, anche se ciò che diceva risultava chiaramente fuori traccia rispetto alle intenzioni degli organizzatori. Infatti, nell’invitare a dire la propria, “Cilento faber” aveva enumerato come tematiche la cultura, molto asfittica nella zona, la condizione giovanile, i problemi dell’imprenditoria, la partecipazione politica, la situazione sociale, le condizioni del territorio, potenziali attività come quella turistica, non si faceva riferimento alla riforma del Senato, tema rispettabilissimo e per il quale il giovane politico avrebbe presentato un progetto di legge!
Proprio questi incidenti di percorso fanno ritenere che molti dei presenti, tutti inneggianti all’iniziativa, siano più degli scommettitori sul ricambio per ambizioni personali, legittime per carità, che non riescono a nascondere la sindrome del giovanilismo rampante. In giro ci sono ancora tanti santoni delle tessere di partito. E’ il caso di qualche intervenuto che ancora non ha dato conto del fatto che nel rinnovo delle cariche nella sezione del partito hanno votato anche i deceduti, nuovi lazzari, più morti di quello di Betania, nella tomba solo da quattro giorni! Tutti hanno proclamato la disponibilità e l’impegno ad ascoltare, ma probabilmente si riferivano al suono della loro voce, anche se in alcuni il discorso sul territorio faceva percepire l’intenzione ad interessarsi del proprio, nonostante la rabbia montante per una situazione non più sostenibile.
Un candidato ad organi di partito ha riconosciuto nella politica una missione e la necessità di scoprire la vera identità della regione Campania, per cui ha invitato a fare sistema e operare per la concertazione territoriale, lodevole e ovvio auspicio, ma sostanziale utopia data la condizione attuale, irretita dalla logica della rendita parassitaria tanto cara a chi, invece, dovrebbero operare per il rinnovamento, a partire dal mondo del lavoro. Si pensi che a rappresentare la categoria degli imprenditori nel nostro territorio di solito sono soggetti che continuano a puntare sulla spesa pubblica. Non deve meravigliare allora la persistente scettica riserva sul potere delle idee. Una dimostrazione è stata fornita ogni volta si è fatto riferimento al Parco ed alla relativa retorica ambientalista. L’attenzione prevalente era per il rinnovo delle cariche in scadenza o scadute, sollecitando anche candidature, e non per la effettiva funzione dell’istituto, la cui progressiva burocratizzazione condanna il solerte direttore ad un lavoro che sottrae tempo prezioso alla azione propulsiva.
Una nota di colore è stata la scarsa presenza di vallesi, compensata però dal tavolo per la firma contro il progetto di ristrutturazione della piazza, iniziativa del comitato che ha preso posizione contro le intenzioni dell’amministrazione comunale, impegnata in un erculeo tentativo contro il tempo per un progetto – qualunque esso sia – pur di partecipare alla selezione nella speranza di godere del relativo finanziamento che, si dice, avrebbe promesso un padrino dell’attuale maggioranza in regione. Insigne esempio di larghe intese, anche se la vicenda, per il suo iter dalla velocità supersonica, ha lasciato sul campo qualche esponente della giunta, sintomo di un irrefrenabile aumento di confusione in una amministrazione dove esiste un sindaco ed il suo vice, ma – come si sente dire in piazza – con funzioni e potere decisionali chiaramente a chiasmo.
Il problema della riqualificazione del centro della cittadina, ridivenuta paese per l’incapacità di esprimere ed orientare dinamici processi di crescita nel comprensorio, si è trasformato in opportunità per smuovere un po’ la paludosa dinamica socio-politica della presunta capitale del Cilento. Ma a ben riflettere sembra più un semplice usbergo per distrarre l’opinione pubblica e nascondere ad un vaglio più critico della cittadinanza il vero problema: il piano regolatore. In esso si prevedono interventi nei fatti irrealizzabili per le condizioni poste, ad esempio, per come operare nel centro storico. Pare quasi che il PUC, a detta di molti che passeggiano per la piazza che si vorrebbe bonificare, si sia trasformato in strumento per premiare fedeli sodali esaltando le potenzialità edilizie dei relativi terreni di proprietà a svantaggio di chi ha avuto l’ardire, la sfortuna, la distrazione di puntare sul cavallo sbagliato nell’ultima tornata elettorale. Ma ciò non deve meravigliare.
La vita politico-amministrativa nel Cilento è gestita con mentalità da caudillo, distante anni luce da un vero leader democratico. Sarebbe il caso di mettere in atto una comunione d’azione per procedere all’auspicata liberazione, ma ciò non corrisponde agli interessi dei tanti onorevoli poco eletti e molto nominati, fenomeno diffuso nella politica italiana e meridionale in specie. Risulterebbe inoltre interessante conoscere il parere del rampante rottamatore, sindaco e segretario; ma, poi, avrebbe mai tempo di interessarsi della sconsolata terra dei tristi?