Nomine calate dall’alto, disinteresse per il territorio, promesse di candidatura non mantenute, mancate risposte e zero progettualità. Questi alcuni degli elementi che – stando a quanto sottolineato dai diretti interessati – sono alla base dell’apparente disfacimento della Lega nel Vallo di Diano e nelle zone limitrofe.
Sono diversi, infatti, gli esponenti territoriali del partito di Salvini che hanno deciso di abbandonare la barca, al termine di una militanza più o meno lunga.
Il nome che spicca maggiormente, in tal senso, è quello del sindaco di Roscigno, Pino Palmieri. Il primo cittadino, nel motivare la sua decisione, non ci è andato giù leggere e ha posto l’accento, tra le altre cose, sui proclami a cui, a suo dire, non sono seguiti i fatti.
“Avevo aderito alla Lega in modo convinto – dice Palmieri – anche perché ciò rappresentava un segno di rottura con il sistema politico esistente. Mi sono, però, dovuto ricredere, per via di scelte calate dall’alto e opportunismo politico/elettorale”.
Hanno preso le distanza dalla Lega anche la coordinatrice di Sala Consilina Loredana Maraniello e i giovani militanti di San Rufo Giuseppe Vitolo e Fabio Leuzzi.
Allargando un pò gli orizzonti territoriali, inoltre, ha lasciato il carroccio anche il coordinatore cittadino di Salerno Cristian Santoro.
Insomma, abbandoni, questi, registrati a poche settimane dalle elezioni regionali in Campania. Appuntamento che, a meno di clamorose sorprese, regalerà soddisfazioni, in termini di consenso alla Lega, soprattutto in relazione ai risultati di 5 anni fa.
E competizione che Salvini avrebbe voluto affrontare con un candidato diverso da Caldoro, ma che, per la terza volta consecutiva, vedrà l’ex governatore sfidare l’uscente presidente De Luca.
Per cui chi, a parole e in alcuni casi con i fatti, ha cercato di contrastare “il vecchio”, se lo è poi ritrovato in casa.
Insomma, sembra essere mancato lo “stacco” netto di cui tanto si era parlato.
La delusione dei rappresentanti locali, tuttavia, è solo in parte dovuta alle dinamiche regionali.
E’ frutto anche, verosimilmente, della frustrazione legata alla gestione delle dinamiche del quotidiano.
Si, perché essere rappresentanti della Lega al sud è già di per sé cosa non troppo agevole, ma lo è ancora di più nei paesi e nelle piccole realtà territoriali.
Soprattutto quando si devono assumere posizioni a tratti estreme e si deve andare controcorrente.
E allora, sui social e fuori da essi, non sono mancate critiche, offese e minacce.
Sviluppi facilmente preventivabili, certo, nel momento in cui si è deciso di diventare militante leghista (alcuni magari lo hanno fatto per diversificarsi dalla massa) ma non sempre facili da assorbire, respingendo le accuse al mittente, in particolare quando ci si sente lontano dai vertici.
E così la Lega nel Vallo di Diano e negli Alburni sembra evaporare con la stessa velocità con la quale aveva visto materializzarsi i suoi esponenti.
Alcuni se ne allontanano, altri, probabilmente, si avvicinano e rappresenteranno il territorio nelle competizioni elettorali che verranno.
Ma che ne sarà del “nuovo” che sembrava affacciarsi all’orizzonte?
Cono D’Elia