Quando ho saputo che si “correva” la “Happy Run”, la corsa più “felice e colorata” del Cilento tra Piaggine Laurino non ho esitato un attimo a decidere di partecipare all’evento che mi riportava con la mente a un’altra manifestazione organizzata da Pasquale Rizzo, il decano di tutti noi insegnanti di Educazione Fisica della Vale del Calore ed oltre, nel 1982.
A ricordarmi di quella bella esperienza fu proprio Pasquale che, recentemente, mi ha inviato una foto che mi ritraeva durante la corsa.
Il tempo, pur avendo offuscato quel ricordo, non è riuscito a cancellare l’emozione di discendere la SP 11 che da Piaggine porta a Laurino di corsa che, già allora, fu una rincorsa verso i ricordi del tempo in cui dividevo la mia esistenza di adolescente tra i borghi dell’alta Valle del Calore.
Già la scelta, non so quanto consapevole, di risalire la Valle da Roccadaspide a Laurino passando per Felitto e inoltrandomi nello Scaravello, è sintomatica dello stato d’animo con cui sono partito da casa a Fonte di Roccadaspide. A quei tempi era, oltre alla strada Capaccio – Magliano, l’unica via che collegava la piana del Sele ai comuni montani situati ai piedi del Cervati.
All’arrivo sulla spianata di S. Antonio è già una festa di gente che affolla i giardini e il chiosco dell’omonimo Convento. Capisco subito che non si tratta del solito raduno per la punzonatura degli atleti, ma di una estemporanea kermesse di mezza estate per fare festa in modo originale.
È un incontro tra generazioni che a Laurino ha sempre fatto la differenza con gli altri comuni vicini: bambini, ragazzi, adolescenti, giovani, genitori e nonni … tutti a fare ressa nel chiosco per ritirare maglietta e bustina con polvere colorata da utilizzare per rendere “goliardica” la festa di popolo.
Non riesco ad avere mia la maglietta griffata perché finite, in cambio di € 3, porto a casa la sola bustina di polverina blu.
Salgo in auto e raggiungo Piaggine da dove partirà la “manifestazione” podistica. Sulle scale dell’edificio scolastico, inaugurato nel 1955 e voluto dal glorioso sindaco del dopoguerra, Custode Petraglia, già si agita il disk jockey e una nutrita avanguardia di ragazzi e ragazze che si “scaldano” in attesa delle navette che fanno la spola tra Piaggine e Laurino che porteranno alla partenza oltre un centinaio di partecipanti.
Scatto qualche foto, saluto vecchie conoscenze, osservo volti familiari anche se non è facile incrociare gli sguardi per intendersi e ricordarsi … resto rapito da tanta allegria.
Lo spazio delimitato per il raduno diventa insufficiente a contenere la marea colorata che sale fino a tracimare nella “piazza” Umberto I dove gli abituali avventori stazionano intorno ai tavolini dei due bar sui quali i camerieri poggiano bevande e stuzzichini.
Come al solito, Piaggine non si fa troppo coinvolgere dalla “festa” anche se sono in tanti i giovani “chiainari” che hanno aderito e fatto gruppo con chi è arrivato da fuori.
Incontro Nicola Rizzo e Gianpiero Scelzi, due compagni di scuola dei tempi andati, e il primo membro dell’amministrazione, riconosce che forse il comune di Piaggine avrebbe potutodovuto aderire come co-organizzatore dell’evento.
Ad Ornella, la moglie di Romano Gregorio, sindaco di Laurino, dico che forse si poteva anche passare per Valle dell’Angelo per unire in un unico abbraccio, una volta tanto, i tre comuni. Anche lei concorda … sarà per l’anno prossimo!
Foto, video, musica, balli e qualche birra di troppo ed eccoci pronti alla partenza della carovana di colori impiastrati sulle facce e spruzzati sulle maglie di tutti i partecipanti.
Lo speaker chiama l’applauso per i due sindaci, Romano Gregorio e Guglielmo Vairo e danno il via al “trasferimento” dell’allegra brigata da Piaggine a Laurino dove la festa continuerà fino a notte fonda..
Non ci sono pettorali, non ci sarà classifica, il premio è la partecipazione ad un evento che farà storia e farà parlare di sé a queste “altitudini” dove pure ci si è dati da fare per attirare un po’ di gente con ambizioni turistiche: “Laurino jazz”, “Il Banchetto della Sposa”, “il Volo di Laurino”, “La cucina sotto le stelle” e le intramontabili feste religiose che, da sempre, confondo il sacro delle devozioni e il profano delle bande musicali e dei cantanti di grido un po’ datati.
Ecco perché, per me, correre su quella strada che circa 45 anni addietro era un rito percorrerla con ogni mezzo per approdare a Laurino, da solo o in compagnia, il paese dove si poteva vivere, già allora, fuori dagli schemi, è stato un bagno nel mare dei pensieri che i ricordi fanno ritornare alla mente.
Già all’epitaffio, posto all’incrocio di Valle dell’Angelo, mi si apre l’alta Valle del Calore con sullo sfondo Laurino con la sua rupe a guardia delle Gole dell’Alto Calore. Qui era il luogo dove si aspettava il “passaggio” per poter intercettare anche i “Casalettari” che imboccavano la SP 11 verso Laurino. Più avanti, al bivio di Villa Littorio, ci si rendeva conto se si aveva tempo per aspettare ancora oppure procedere sulle proprie gambe per giungere alla meta, Laurino, in tempo per godere dell’ora del passeggio pomeridiano dove si potevano incontrare gli amici e familiarizzare con le ragazze, molte delle quali al mattino venivano a scuola all’istituto magistrale di Piaggine.
Nell’andare si parlava di tutto: sport, scuola, ragazze, vacanze, feste a cui farsi invitare, eventi ai quali non si poteva mancare …
Pur avendo molti amici a Laurino, non mancavano i ragazzi, ad anche qualche adulti che li istigava, che vedevano di cattivo occhio la presenza di “forestieri” in “casa” propria.
Bisogna riconoscere che c’è sempre stato un grande equilibrio e solo in poche ed isolate occasioni si è arrivati ai ferri corti.
Con questi pensieri arrivo ad affrontare la salita che da S. Antonio, porta in paese. Tantissima gente assiepata presso i giardini incoraggia chiunque si appresta ad affrontare l’ultimo “miglio”.
Già ai tempi andati, era un vero “supplizio” salire a piedi fino alla Rupe di Filizzola e sederci per prendere fiato sulle panchine poste intorno alla fontana posta alla fine della balconata panoramica che si affaccia sul Monte Cavallo. Dopo si spopolava lungo la via Collegiata fino al “teatro” allora adibito a salone delle feste.
Arrivato in cima, dopo aver subito, ancora una volta, il lancio di polvere colorata, gradisco gli applausi diretti più a se stessi che agli “atleti avanguardisti” del foltissimo gruppo che seguirà sgranato come un rosario per molto tempo ancora.
Con una bottiglia d’acqua per idratarmi, mi avvio all’auto parcheggiata a S. Antonio. Mi affaccio a salutare Alfonso Filizzola, contento di tanta gente presente a Laurino. Ridiscendo lentamente incrociando chi è impegnato nell’ultimo sforzo. In lontananza osservo, ancora una volta dall’alto dei miei 61 anni un mondo che, per i 33 minuti di corsa, mi è tornato familiare come fosse ieri.
Scorrono nella mente nomi, volti, scorci di vie, intere esistenze … nelle quali, per qualche verso e per poco tempo sono stato immerso come in una piccola baia protetta prima di prendere il largo in un mare, troppo grande, in cui ho imparato ad orientarmi anche grazie a quello che imparai dall’essere vissuto in quel “piccolo mondo antico”.