Chiunque effettui ricerche approfondite sulle cavità naturali presenti nel territorio degli Alburni e del Calore Salernitano, prima o poi, sentirà parlare della grotta di Jacopo.
La grotta di Jacopo è una cavità naturale, molto nascosta, situata a poca distanza dalle famose sorgenti del torrente Sammaro e collocata territorialmente nel comune di Sacco.
A prima vista la grotta di Jacopo sembra una cavità anonima e priva di storia, in realtà nella zona degli Alburni e del Calore Salernitano sono poche le cavità naturali della stessa dimensione che possono vantare l’esistenza di tanti racconti e di tante leggende.
Studi ufficiali, effettuati da ricercatori su materiale e frammenti di ceramica ritrovati all’interno e nelle vicinanze dell’ingresso della cavità naturale, indicano la grotta di Jacopo come antico insediamento umano di tipo pastorale risalente all’età del bronzo.
In epoca più moderna, fra il 1861 ed il 1866, sembra che la grotta di Jacopo sia stata utilizzata da briganti anche come covo.
In una leggenda, raccontata e tramandata in maniera orale nella comunità di Roscigno, infatti, si parla della grotta di Jacopo, di una mappa e di un tesoro nascosto da briganti cilentani scappati in Francia.
L’unica cosa certa di questo racconto è che negli anni ’60 un gruppo di cittadini di nazionalità francese hanno soggiornato per molti giorni intorno alla zona occupata dalla cavità naturale detta di Jacopo e che oggi all’interno della grotta sono ancora presenti grosse buche frutto di possibili scavi.
In un altro racconto si narra dell’esistenza all’interno della grotta di Jacopo di un antichissimo passaggio segreto che conduceva dalla zona degli Alburni nelle zone del Vallo di Diano.
Il racconto potrebbe fare riferimento all’antico sistema viario che collegava gli antichi popoli enotri che abitavano Monte Pruno ed i primi insediamenti di Sacco Vecchio con i villaggi limitrofi.
La rilettura di questo racconto in veste storica potrebbe essere molto utile per effettuare degli studi sull’antica viabilità fra gli Alburni ed il Vallo di Diano.
Vicino alla grotta di Jacopo, infatti, era probabile che passasse un antichissimo tracciato viario, chiamato localmente “Trazzera degli stranieri”, molto ben documentato nella storia archeologica di Monte Pruno, che commercianti e viaggiatori greci utilizzavano per raggiungere gli antichi centri abitati e le antiche aree commerciali dell’attuale territorio del Vallo di Diano.