26 gennaio 2025 III^ Domenica del Tempo Ordinario
Oggi si celebra la Domenica della Parola, iniziativa voluta da Papa Francesco, un’occasione per far comprendere quanto sia importante la lettura e lo studio delle Sacre Scritture nella vita della Chiesa e di ciascuno di noi.
“Spero nella tua Parola”, il verso del Salmo 119 scelto dal Papa per il 2025, all’interno dell’Anno Giubilare, è un grido di speranza per chi nell’angoscia, nella sofferenza, si rivolge a Dio e un vero e proprio inno alla Parola di Dio che tutti siamo chiamati ad ascoltare, proclamare, accogliere. Parola che meraviglia, stupisce come leggiamo nel brano evangelico di oggi, costituito di due parti.
La prima parte è l’inizio del Vangelo di Luca. L’Evangelista si rivolge a un certo Teofilo (dal greco amico di Dio), ma in effetti si rivolge a tutti noi, sottolineando che si accinge a scrivere un racconto per farci calare all’interno di una storia, la storia di Gesù perché possiamo proseguirne noi la narrazione con la nostra stessa vita.
Il suo Vangelo è diretto a tutti coloro che cercano Dio e vogliono entrare in relazione con Lui. Riconosce anche di non essere né l’unico né il primo a fare ciò e, non avendo conosciuto di persona Gesù, seguendo l’apostolo Paolo nei suoi viaggi, fa ricerche storiche con l’intenzione di fornire una narrazione che dimostri la fondatezza dei fatti raccontati e ascolta tutti coloro che potevano fornirgli notizie.
La seconda parte della pagina di Luca ci presenta Gesù nella Sinagoga di Nazaret, durante la liturgia del sabato, mentre legge e commenta un testo di Isaia. Tutto ciò che avevano annunciato i profeti arriva a concretizzarsi in Gesù, inviato dal Padre.
L’Evangelista pone all’inizio della narrazione del ministero pubblico di Gesù un discorso che precisa lo scopo che Gesù si prefigge. Luca difende le categorie deboli e povere, si mostra misericordioso verso chi è oppresso dal peccato e, essendo un medico di professione, enfatizza un Gesù capace di guarire ogni sorta di malattia e infermità.
Come uomo di scienza non nega infatti il miracolo, anzi il suo Vangelo è quello che riporta il maggior numero di guarigioni operate da Gesù. Con la potenza di Dio il Signore rivelerà il progetto divino e accoglierà misericordiosamente l’umanità per liberarla. Non è una promessa ma una certezza. La salvezza offertaci dal Padre è sempre attuale. E’ un messaggio che riempie di speranza l’umanità tutta e tutti noi siamo perciò chiamati a diffondere questo messaggio.
Le parole di Gesù a Nazaret sono un annuncio di libertà, di gioia e di amore. Gesù predicava con l’esempio, attualizzando e rendendo viva la Parola annunciata e così dobbiamo fare anche noi senza limitarci alle parole.
Nell’assemblea della Sinagoga si crea una profonda emozione mista a stupore. Gli occhi di tutti coloro che credevano di conoscere bene Gesù perché lo avevano visto crescere in mezzo a loro a Nazaret, sono adesso fissi su di Lui.
Nei loro cuori, nel silenzio, si fa strada un senso di sacro ascolto e di profonda attenzione per la predicazione.
Prende l’avvio la missione di Gesù.
“Grande affabulatore, abile maestro nel trovare le maniere più efficaci per far arrivare i suoi messaggi, Gesù è consapevole della valenza comunicativa non solo delle parole, ma anche dei silenzi, del tono di voce, delle posture, dei gesti, di immagini e simboli”. Dal libro: “Gesù, affabulatore misericordioso” di Luigi Rossi.
Purtroppo però la sua Parola che si identificava sempre con la sua persona non fu ascoltata da tutti. E oggi? Santa domenica in famiglia.