La scuola italiana statale quest’anno conta 362.115 classi, accoglie 7.073.587 studenti, di cui 331.124 con disabilità. Nel dettaglio i dati MIM riferiscono che nel corso di quest’anno scolastico la scuola dell’infanzia conta 785.056 alunni e alunne; la scuola primaria ne registra rispettivamente 2.170.746 Frequentano poi la Scuola secondaria di I grado 1.498.498 studenti. Gli alunni e le alunne della Secondaria di II grado sono 2.619.287; di questi, il 51,4% frequenta un Liceo, il 31,8% un Istituto tecnico e il 16,8% un Istituto professionale. Con specifica considerazione alla situazione sostegno occorre dire che gli alunni con disabilità è in aumento. Nell’ultimo ventennio il numero dei disabili nella scuola è più che raddoppiato. Specialmente se si considera l’anno scolastico 2022/2023, è dato rilevare che gli alunni con certificazione di disabilità raggiungono le 339.975 unità, pari al 4,2% del totale degli studenti, con un aumento rispetto al 3,9% dell’anno precedente. Gli indirizzi che registrano un considerevole numero di alunni disabili sono quelli della scuola primaria e secondaria di primo grado, rispettivamente la percentuale di 5,2% e 5,0%, mentre la scuola secondaria di secondo grado si attesta al 3,3%. Grazie al supporto dati MIM è dato rilevare come la disabilità intellettiva rappresenti la tipologia più diffusa (69,9%). A questa percentuale si collega “altro tipo di disabilità” (24,6%), che include disturbi specifici di apprendimento, problemi psichiatrici precoci e ADHD. Gli alunni stranieri non sono esclusi. Questi, infatti, riportano il dato percentuale del 15,8% del totale degli alunni con disabilità. La presenza disabile straniera è diffusa nei territori del Nord Italia. Netto si rileva poi, in termini di distribuzione territoriale il rapporto alunni/posti di sostegno. L’analisi territoriale effettuata dal Mim consente di notare importanti differenze nella distribuzione degli alunni con disabilità. “Le regioni del Nord Ovest presentano la percentuale più alta (4,5%), seguite dal Centro (4,3%), dal Mezzogiorno (4,2%) e dal Nord Est (3,6%). Per quanto riguarda il rapporto tra alunni con disabilità e posti di sostegno nelle scuole statali, si osserva un miglioramento costante negli anni, passando da 2,09 nel 2009/2010 a 1,41 nel 2022/2023. Tuttavia, persistono disparità regionali: Molise e Sicilia registrano i rapporti più bassi (1,03 e 1,18), mentre Lombardia e Friuli-Venezia Giulia presentano i valori più alti (1,94 e 1,68)”. Va intanto crescendo il numero dei docenti di sostegno e parimenti anche la condizione di precarietà. È proprio l’esercito dei proff. precari che sostiene e garantisce l’inclusione scolastica. Si tratta, in buona sostanza, di una indispensabile forza precaria. “Nonostante il loro numero sia in costante crescita, raggiungendo le 217.796 unità nell’anno scolastico 2022/2023 (pari al 23,1% del totale dei docenti), solo il 40,6% ha un contratto a tempo indeterminato (in calo rispetto al 70,6% del 2015/2016). Un dato allarmante che mette in luce la fragilità del sistema di sostegno, proprio mentre il numero di alunni con disabilità continua ad aumentare, superando le 339mila unità”. Un insegnante di sostegno su quattro è precario. Soltanto il 40,6% degli insegnanti ha un contratto a tempo indeterminato. Tale situazione non è sicuramente garanzia certa di continuità didattica e qualità d’inclusione, malgrado la lievitazione dei proff. specializzati. Tale condizione si configura poi in assoluta disomogeneità sul territorio nazionale. “Il rapporto tra alunni con disabilità e posti di sostegno, pur migliorando nel tempo (1,41 nel 2022/2023 contro 2,09 nel 2009/2010), presenta ancora forti differenze regionali. Si va da un minimo di 1,03 in Molise a un massimo di 1,94 in Lombardia, a dimostrazione di una distribuzione non omogenea delle risorse. Anche la distribuzione per ordine di scuola non è equilibrata: la percentuale di docenti di sostegno è più alta nella scuola dell’infanzia (21,6%) e primaria (27,8%), mentre diminuisce nella secondaria di I grado (25,6%) e soprattutto nella secondaria di II grado (17,5%), dove si concentra la maggior parte degli studenti con disabilità intellettiva (73,5% negli istituti professionali). Assolutamente è assente un rapporto stabile e costante da parte degli alunni disabili coi rispettivi docenti di sostegno. Urge una soluzione tempestiva a un complesso e diffuso problema cronico che mette a repentaglio l’azione inclusiva e la necessaria continuità didattica. Da una parte, un considerevole numero di docenti di sostegno, fa sentire la sua voce e indirizza il proprio disappunto ai responsabili dell’attuale politica scolastica. Fanno fortemente sentire le proprie preoccupazioni sul nuovo percorso di specializzazione INDIRE. Con un comunicato stampa hanno di recente reso noto la disapprovazione nei confronti del Governo. Il Docenti di Sostegno Specializzati denuncia con forza l’attivazione di percorsi semplificati, chiedendo al Governo di garantire percorsi formativi rigorosi e omogenei per tutti i docenti, nell’interesse degli alunni con disabilità, delle loro famiglie e della qualità del sistema scolastico inclusivo. Il Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati, affiancato dai legali Avv. Bonavita e Prof. Avv. Giuffrida, esprime profonda preoccupazione e forte dissenso rispetto all’iniziativa del Governo che prevede l’attivazione di percorsi abbreviati di specializzazione per il sostegno, noti come percorsi INDIRE. Questi percorsi, destinati ai docenti con tre anni di servizio sul sostegno senza titolo di specializzazione e a coloro che hanno conseguito il titolo all’estero e accettano di rinunciare a contenziosi giurisdizionali, prevedono l’acquisizione di soli 30 CFU, una riduzione significativa rispetto al tradizionale percorso TFA, che richiede 60 CFU, minimo otto mesi di formazione in presenza, esami e tirocinio pratico. La disparità tra i percorsi di formazione solleva diverse problematiche: Incompatibilità formativa: Il percorso abbreviato rischia di compromettere la qualità della preparazione richiesta per affrontare le delicate sfide dell’insegnamento di sostegno, che necessita di competenze specifiche in didattica inclusiva, conoscenze sulle diverse tipologie di disabilità e padronanza di metodologie avanzate. Disparità di trattamento: L’introduzione di percorsi semplificati crea una disuguaglianza tra i docenti che hanno seguito un iter formativo completo e coloro che accederanno a questa nuova modalità agevolata. Disparità denunciata attraverso molti incontri con politici dell’opposizione e interrogazioni parlamentari, per ultima quella presentata dall’On. Piccolotti (Alleanza Verdi e Sinistra). Sovraffollamento delle graduatorie: L’accesso facilitato ai percorsi INDIRE aggraverà ulteriormente la già critica saturazione delle graduatorie per il sostegno, come evidenziato dai bollettini di nomina per supplenze annuali in numerose province italiane, in particolare per le classi di concorso ADSS (secondaria di secondo grado) e ADMM (secondaria di primo grado). Attualmente, è in corso l’XI ciclo del TFA sostegno, che garantirà la specializzazione di circa 29.000 docenti, con la previsione di un successivo XII ciclo. Questi percorsi, già consolidati, permettono ai docenti triennalisti di accedere con facilitazioni senza compromettere l’equità e la qualità della formazione. La data dell’udienza è fissata per il 4 marzo 2025 al TAR. Dall’altra parte, la voce di un altro gruppo di docenti di sostegno, schierato a favore dei corsi Indire, raccolti nel “Gruppo Uniti per Indire – Insieme Diventeremo Realtà”, mostra altre ragioni. In tal senso si attiva il Portavoce. Daniela Nicolò, infatti, destina la sua missiva a “La voce della scuola” e marca la necessità e l’urgenza dell’attivazione dei corsi Indire. “Gentilissimi, con la presente desidero richiamare la vostra attenzione su una questione di grande rilevanza per il mondo dell’istruzione e, in particolare, per il sostegno agli studenti con bisogni educativi speciali. È ormai evidente che l’attuazione dei Corsi INDIRE rappresenti una necessità urgente per garantire un supporto adeguato a queste categorie di studenti, spesso trascurate e in cerca di risposte concrete. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un dibattito mediatico intenso e, talvolta, fuorviante, riguardo le modalità di inclusione scolastica e la formazione degli insegnanti. Sempre di più si sta delineando una situazione imbarazzante per noi docenti, con esperienza o con un titolo di specializzazione conseguito in Europa, che vediamo palesemente sminuite la nostra serietà e professionalità. Noi non abbiamo cercato di sminuire nessuno. Abbiamo chiesto e ribadito la possibilità di un confronto aperto e leale. Solo in pochi ci hanno dato voce. Ci chiediamo perché. Ogni giorno, invece, si moltiplicano “notizie” di appelli, comunicati, manifestazioni di dissenso per questi percorsi INDIRE che vogliono solo legittimarci. I corsi INDIRE sono visti come una compromissione della qualità dell’inclusione scolastica che ledono il diritto allo studio delle alunne e degli alunni con disabilità e degli alunni tutti, perché “riducono drasticamente la durata e il rigore della formazione necessaria per diventare insegnanti di sostegno”. Vorremmo ricordare una cosa molto semplice. Un tempo per abilitarsi c’era la SSIS – Scuola di Specializzazione all’Insegnamento Secondario – che fu attivata nell’Anno Accademico 1999/2000 con la finalità di formare gli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Tale percorso aveva la durata di due anni. In seguito, fu soppiantata dal TFA con una durata notevolmente abbreviata. Ci fu qualcuno che protestò? Ci fu qualcuno che accusò il TFA di essere un percorso pensato male, non formativo, breve? Qualcuno parlò di degrado dell’insegnamento? Di corsi light? Non ci sembra. Cosa sta succedendo ora? Perché tutto questo accanimento contro una soluzione che vuole andare incontro a chi nelle scuole c’è sempre stato e non è arrivato per caso o perché solo in cerca di uno stipendio! Ad ogni modo lungi da noi criticare qualcuno. Ognuno ha la sua storia personale. Tuttavia, risulta fondamentale spostare l’attenzione su azioni concrete e tempestive, come l’emanazione dei decreti attuativi necessari per far partire i Corsi INDIRE. Questi corsi non solo rappresentano un’opportunità per formare adeguatamente il personale docente, ma sono anche un passo cruciale verso una scuola realmente inclusiva e attenta alle esigenze di tutti gli studenti e di tutti i docenti, i quali da anni “aprono le porte dell’istruzione”. Comprendiamo le complessità del momento attuale, ma è imperativo che si agisca con urgenza per porre fine a questa situazione di stallo. Vi invitiamo pertanto a procedere con la massima sollecitudine all’emanazione dei decreti attuativi, affinché i Corsi INDIRE possano partire al più presto, restituendo così al dibattito sull’istruzione quella concretezza necessaria per costruire un futuro migliore per i nostri giovani ed affinché cessino di suonare le campane della discordia che mal celano chissà quali interessi che forse non sono quelli di garantire a tutti una scuola migliore”. In un recente comunicato del gruppo “Docenti di Sostegno uniti per Indire” è dato leggere: “Continuano ad imperversare le polemiche sui Corsi Indire. Noi del gruppo “Docenti di Sostegno uniti per Indire” siamo molto dispiaciuti per questo, ma non possiamo fare a meno di rispondere. Citiamo testualmente alcune delle dichiarazioni pubblicate dai vari giornali online che si occupano di informazione nella scuola: “Chiediamo al Ministro di sospendere questa iniziativa prima che possa provocare ulteriori danni”; “Temiamo che queste modalità creino disparità tra i docenti e non garantiscano una risposta adeguata alle esigenze educative degli studenti con disabilità”; “…i corsi sono “semplificati e insufficienti”; “…troppo semplificati rispetto al tradizionale TFA, ma in grado di attribuire comunque lo stesso titolo finale”; “La formazione per il sostegno deve essere rigorosa e approfondita. Percorsi superficiali rischiano di compromettere il futuro degli studenti con disabilità”; una “mercificazione della formazione”. Se fosse possibile vorremmo esprimere il nostro pensiero su queste dichiarazioni, in maniera molto semplice e pacifica. Ci piacerebbe capire quali danni può provocare questa soluzione pensata dal Governo. Ricordiamo la fondamentale importanza dell’esperienza, tanto è vero che lo stesso TFA prevede appunto una parte teorica e una parte pratica di tirocinio nelle scuole. Cosa che già ha fatto chi ha anni di servizio sul sostegno. Sarà forse pensando a questo che il Governo è arrivato alla decisione di delineare un percorso di 30 CFU? Forse il tirocinio nelle scuole è stato già effettuato per chi ha servizio pluriennale nelle scuole. Noi quindi chiediamo al Ministro di mandare avanti questa iniziativa. Le disparità tra docenti non crediamo possano essere create da un percorso che non fa altro che dare una stabilizzazione, almeno in termini di specializzazione, a chi già ha l’esperienza o ha conseguito un Titolo estero ed attende ancora il riconoscimento. Per quanto riguarda la risposta adeguata agli studenti con disabilità crediamo che non si possa generalizzare in questo modo. Ci sono infatti moltissimi studenti che sono stati e sono seguiti con abilità, competenza, conoscenze e passione dai loro insegnanti “non specializzati”. Forse sarebbe un’idea entrare nelle scuole e vedere davvero cosa succede. I nostri studenti ci apprezzano per le persone che siamo. Specializzati e non specializzati. Il cuore, la passione, l’empatia e la capacità di inclusione non sono insegnati dalla teoria. I nostri colleghi ci stimano. Venite a vedere. Abbiamo già diffuso l’invito. Rispetto poi alla dichiarazione che i corsi sono troppo semplificati, ci domandiamo come si possa dire ciò! Mancano i decreti attuativi che specificheranno esattamente la durata, i contenuti e le caratteristiche dei percorsi. Come si può, quindi, affermare che sono troppo semplificati? Non crediamo e non vogliamo credere in alcun modo che il Ministero non voglia provvedere a predisporre corsi che rispondano significativamente all’esigenza di formare in modo corretto e completo i docenti che si iscriveranno. Riteniamo, invece, che sia superficiale e grave sostenere che il Governo possa solo anche lontanamente non avere a cuore il futuro dei nostri alunni. Noi abbiamo profonda fiducia nell’operato del Ministro e del Governo. In ultimo, sostenere che i corsi Indire saranno una mercificazione della formazione è altresì abbastanza grave. Anche noi ovviamente vogliamo che smetta la mercificazione della formazione alla quale abbiamo invece assistito in tutti questi anni in cui letteralmente da ogni angolo irrompono corsi di preparazione per le prove d’accesso al TFA, offerti dietro compenso, dalle moltissime figure che ruotano intorno al mondo scuola. Speriamo, invece, che con Indire si assista alla fine di tutto questo. I nuovi percorsi Indire prevedono un carico formativo di soli 30 crediti formativi universitari (CFU), significativamente inferiore rispetto ai 60 CFU richiesti dal tradizionale TFA universitario. Ed è proprio anche questa evidente differenza ad alimentare il dissenso tra i docenti già specializzati con il TFA, con questi ultimi che considerano il percorso universitario più complesso ma necessario per garantire una preparazione completa ed efficace. Chiudiamo, quindi, con un semplice e significativo elenco dei CFU che compongono il TFA “normale”. L’articolazione è la seguente: insegnamenti teorici per complessivi 36 CFU; laboratori per complessivi 9 CFU; attività di tirocinio per complessivi 12 CFU; prova finale per complessivi 3 CFU. Considerando che molti di noi hanno ben più di tre anni di esperienza a scuola, si può pensare che attività come i laboratori (9 CFU), il tirocinio (12 CFU) e le prove finali (3 CFU) – innumerevoli e quotidiane per chi è davvero in classe -, possano ritenersi più che affrontate e superate negli anni di lavoro. Cosa dire, invece, delle Università che non riconoscono nemmeno CFU che loro stesse hanno dato dopo aver sostenuto materie inerenti agli stessi SSD conseguiti in precedenza in percorsi accademici? Cosa dire ancora di chi un titolo di specializzazione ce l’ha già, solo che è stato conseguito in Europa? Appunto in Europa. Questi docenti hanno semplicemente esercitato il diritto di formarsi nella comunità europea esattamente come si fa per i dottorati all’estero o per le lauree acquisite in altri paesi europei. Concludiamo ringraziando chi ci sta permettendo di esprimerci in questo grande dibattito o polemica come si preferisce chiamarla sui giornali. La Legge è stata emanata. Forse sarebbe il caso di pensare alla sua attuazione il prima possibile per placare gli animi e dare finalmente ai docenti il loro riconoscimento e, soprattutto, agli studenti che ogni giorno frequentano la scuola il sostegno di “persone” che fanno di tutto per vederli sereni e fiduciosi.” In merito all’attivazione dei corsi Indire, di fatto, si procede con una certa lentezza. Sarebbero dovuti partire in questi giorni di fine gennaio, ma per la mancata emanazione del decreto ministeriale, si protrarrà il tutto oltre i giorni della merla. La partenza dei corsi richiede l’indizione dei bandi e i tempi delle iscrizioni. È prevedibile che i corsi, tanto attesi, possano partire entro il primo semestre del 2025. Il decreto attuativo, da quando si legge nel decreto 71/2024 dovrebbe definire: i criteri di ammissibilità dei percorsi formativi sul sostegno; i corrispondenti requisiti di qualità; i contenuti dei percorsi attivabili dalle università o in convenzione con l’INDIRE; le modalità di attivazione dei percorsi; i costi massimi; le modalità e i termini di presentazione delle domande di partecipazione; l’esame finale e la composizione della commissione esaminatrice. Il responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega, Mario Pittoni, già presidente della Commissione Cultura al Senato, in merito ai corsi INDIRE dichiara: “I corsi Indire 2025 sul sostegno sono di fatto una sperimentazione che, salvaguardando la qualità da garantire agli studenti con disabilità, punta a rendere meno onerosa sia in termini economici che di tempi la specializzazione sul sostegno di chi ha maturato adeguata esperienza specifica, esattamente come i Pas 2013 per l’abilitazione all’insegnamento. A chiederli sono i diretti interessati, che da tempo lamentano costi e tempi eccessivi per docenti che hanno già tre annualità di servizio sul sostegno. Ovviamente vanno gestiti in modo da evitare assurde guerre tra poveri con chi ha concluso cicli Tfa sostegno precedenti o è impegnato nel nono. L’autonomia universitaria concede agli atenei un potere particolare che il Governo di turno fatica a gestire, col risultato che i corsi di specializzazione sul sostegno, come i percorsi formativi abilitanti all’insegnamento, sono attualmente in gran parte concentrati in alcune aree, totalmente scollegati dalle necessità del territorio. E non essendo in un sistema federale, sono impossibili interventi legislativi che non valgano per l’intero Paese. Da qui le difficoltà, su cui ora si è deciso di intervenire”. Quest’anno verrà ricordato nella storia scolastica come l’anno delle Specializzazioni sostegno. Si registrerà nella realtà la repentina ascesa del numero di Specializzati, specialmente se consideriamo le presumibili cifre fra TFA e corsi INDIRE. Il tutto, comunque, già coronato da infinite contestazioni. elgr
La disabilità a scuola e i docenti di sostegno. Nel 2025 impennata di Specializzati TFA e INDIRE
I recenti dati del sostegno nella scuola italiana. Il Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati denuncia con forza l’attivazione di percorsi semplificati, chiedendo al Governo di garantire percorsi formativi rigorosi e omogenei per tutti i docenti, nell’interesse degli alunni con disabilità, delle loro famiglie e della qualità del sistema scolastico inclusivo. La risposta dei “Docenti di Sostegno uniti per Indire”.
Articoli Correlati
Aggiungi un commento