di Bartolo Scandizzo
Questa è una storia che sa dell’incredibile per molti ma, diciamocelo francamente, è la normalità per noi Cilentani. Da quando Amilcare Troiano ed Angelo Vassallo tornarono da Nairobi dove, Il 16 novembre 2010, il Comitato intergovernativo ha ufficialmente iscritto la Dieta Mediterranea nel patrimonio culturale immateriale dell’Unesco si sono susseguite innumerevole iniziative e altrettante polemiche sull’argomento.
Tra le iniziative più significative si possono annoverare il 1° e 2° Salone sulla DM organizzati a Vallo della Lucania, diversi convegni organizzati nel Cilento e fuori con particolare riferimento alle lodevoli iniziative prese dal Parco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni, del comune di Pollica, del comune di Padula e di altre associazioni che da tempo sono impegnate sull’argomento.
Dopo la dichiarazione Unesco fu redatta e approvata anche la legge che istituiva l’Osservatorio regionale proprio sulla Dieta Mediterranea …
Il risultato è stato che, nonostante la buona volontà, non si è riusciti a dare continuità a nessuna delle manifestazioni citate. Probabilmente, solo a livello scientifico e universitario si è riusciti ad elevare il livello della ricerca con l’impegno di docenti di chiara fama impegnati in Europa ed oltre Oceani.
Ma ecco che, come avviene sempre in ogni campo, se si lascia uno vuoto di iniziativa libero per molto tempo, ecco che qualcuno si inventa “Uno spazio polifunzionale esteso su 2000 mq, di cui 500 di laboratori, in grado di contribuire a formare futuri operatori del settore (cuochi, pasticceri, pizzaioli, gelatieri, barman, sommelier, maitre, personale di back office), ma anche di garantire corsi specialistici di aggiornamento per coloro che già operano nel settore sia a livello operativo che manageriale. É tutto questo l’Accademia enogastronomica Mediterranea che sarà inaugurata a Napoli mercoledì, 8 febbraio, alle 18, nella sede della Mostra d’Oltremare, alla presenza del sindaco, Luigi de Magistris, del presidente dell’ente, Donatella Chiodo e del consigliere delegato, Giuseppe Oliviero”.
In fondo, si tratta, come dicono gli organizzatori di ”Una particolare offerta didattica – sottolineano i promotori – è poi rivolta agli appassionati del settore, alle aziende e agli stranieri che vogliano avvicinarsi al nostro patrimonio enogastronomico”.
“Con l’apertura dell’Accademia – spiega il presidente, Massimiliano Quintiliani – sarà possibile studiare la cultura e le scienze enogastronomiche in linea con i dettami della Dieta Mediterranea, proprio nella regione in cui ha avuto origine, grazie ad Ancel Keys: nonostante la Campania ne sia culla, mancava un polo formativo di riferimento che ne permettesse l’approfondimento tecnico-scientifico oltre che pratico. Una vacatio che costringeva i nostri ragazzi, ma anche gli esperti provenienti da ogni parte del mondo, ad andare a studiare tali scienze, altrove”.
La nascita dell’Accademia, si rileva, ”è frutto dell’opera di un gruppo di giovani ricercatori e si fonda sulle risorse e sull’impegno di imprenditori del settore che credono che lo sviluppo dell’economia di mercato sia inscindibile da una attenta formazione affidata a professionisti seri. Tra i principali partner dell’iniziativa, Sire ricevimenti; Electrolux, Valle dell’Aquila”.
All’inaugurazione, show cooking dedicati alla dieta mediterranea degli chef stellati Gianluca D’Agostino di Veritas e Giovanni De Vivo del Mosaico dell’hotel Terme Manzi di Ischia.
“Il piatto è servito” direbbero gli addetti aia lavori. In fondo, ecco profilarsi un’iniziativa che ha la sua ragion d’essere proprio perché dal 2015, quando la Dieta Mediterranea salì alla ribalta nell’anno di Expo in tutta Italia ed oltre, i soggetti preposti alla valorizzazione del patrimonio enogastronomico identificato con il mangiare, il bere e gli stili di vita di piccole comunità viene trapiantato in una grande metropoli come Napoli e fatta propria da soggetti che poco hanno da raccontare in merito.
Mentre scrivo, mi trovo in Australia per un reportage che racconta le sofferenze, i sacrifici, le passioni, i successi dei Cilentani che qui hanno trovato la gioia di vivere lavorando, sudando, studiando e, soprattutto, continuando ad alimentarsi in maniera che nemmeno nel Cilento si riesce più a fare in modo compiuto (fatte le dovute eccezioni).
Qui ho trovato anche interesse in ambito universitario e di alcune aziende che sarebbero ben disposte a dare corso ad un confronto con il Cilento dove gli studi e la ricerca di Angel Kis hanno preso a concretizzarsi. C’è necessità che, chi di dovere, si faccia parte attiva e, usando tutte le “armi” e la “forza” di persuasione che è in grado di mettere in atto raccolga ogni risorsa umana ed economica per dare il via, con rinnovato slancio, ad un progetto che codifichi, razionalizzi, promuova e raccolga idee, ricerche, studi e proposte in merito alla DM. Poi si dia corpo ad un progetto di divulgazione in ogni direzione e, prima di tutto, nell’area parco per farne appropriare i tanti che non hanno ancora percepito la dimensione globale con cui il riconoscimento Unesco ha dato al Cilento.
“La Dieta Mediterranea siamo noi” è stato il motto dei 2 saloni organizzati a Vallo della Lucania nel 2014 e 2015. Si potrebbe ricominciare da quello guardandoci allo specchio e riconoscendoci senza falsa modestia.
Scheda
“La Dieta Mediterranea – si legge nella motivazione del Comitato unisco- è un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo. È caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, i cui ingredienti principali sono olio di oliva, cereali, frutta e verdura, fresche o secche, un ammontare moderato di pesce, prodotti lattiero-caseari e carne, numerosi condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusioni, sempre nel rispetto delle convinzioni di ogni comunità”. E ancora: “La Dieta Mediterranea (da greco “diaita”, stile di vita) comprende molto più che il solo cibo. Essa promuove l’interazione sociale, dal momento che i pasti collettivi rappresentano il caposaldo di consuetudini sociali ed eventi festivi. Essa ha dato alla luce a un formidabile corpo di conoscenze, canzoni, proverbi, racconti e leggende”.