“Siamo anche disposti ad andare a casa” dice una persona vicina all’amministrazione Palumbo quando gli si chiede “come stanno le cose”.
La crisi scoppiata con la lettera dei sei consiglieri di maggioranza sembra si sia “socchiusa” con un ridimensionamento dei numeri della maggioranza puntellata dall’arrivo di Marianna Polito, eletta nelle liste di Nicola Ragni candidato sindaco, e Pasquale Mazza, eletto nelle liste di Italo Voza, sindaco uscente.
I numeri a questo punto sono diventati essenziali e potrebbero anche essere fonte di preoccupazione nella gestione quotidiana in quanto tutti sono determinanti.
Non si tratta di dover sottostare ad eventuali “ricatti” ma alla più elementare gestione delle sensibilità che sono presenti tra le fila di sostiene il sindaco ma anche tra quelli che erano o sono passati all’opposizione.
La fermezza dimostrata da Franco Palumbo nel rigettare le critiche contenute nella lettera devono fare il pari con la perseveranza di tentare di ricucire con i dissidenti o parte di essi.
Avere una maggioranza larga consente di far viaggiare a vele spiegate l’azione amministrativa ordinaria ma anche di garantirsi un sostanziale appoggio al progetto strategico immaginato all’atto della costruzione delle liste che pure i dissidenti sottoscrissero.
Infatti se c’è un punto di convergenza indiscutibile, quello è proprio la piattaforma su cui tutti, eletti e non eletti, hanno posto la loro firma.
Allo stesso tempo, sarebbe il caso che un gesto di attenzione venga fatto anche nei confronti di quanti hanno messo la loro faccia e il loro nome al fianco di Palumbo e non sono stati premiati dalla “roulette elettorale” che ha premiato alcuni invece di altri considerati i pochi voti ottenuti da molti consiglieri che ora siedono in consiglio.
Insomma, sta a Palumbo andare a ritrovare nelle persone che lo hanno elevato a leader lo spirito iniziale che così bene ha saputo far emergere in ognuno di loro.
Il “Siamo anche disposti ad andare a casa” racchiude in sé una determinazione che fa onore, ma potrebbe non essere sufficiente a garantirsi un orizzonte largo necessario per andare oltre il frammento della quotidiana gestione del potere. I processi lunghi hanno necessità ditempi lunghi sia nella loro elaborazione sia nella loro messa in opera.
Una città come Capaccio Paestum non può permettersi altre battute d’arresto sul piano programmatorio del proprio futuro. I conteggi elettorali si fanno a fine mandato e non ogni mattina sotto i portici di Capaccio Scalo o davanti ai bar dell’area archeologica.