di Monica Acito
Gli anziani. Pozzi di saggezza? Esempi di vita vissuta da cui prendere spunto o ispirazione, per poter ricalcare gli stessi passi?
Occasioni viventi per imparare preziose lezioni sulla propria pelle? No, nella Valle del Calore ormai a livello culturale non è più così.
A parte poche e nobili eccezioni, gli anziani hanno perso ormai la sacralità del loro ruolo. Sono confinati alla scomoda mansione di peso per le famiglie, reperti fossili e arcaici di un passato di cartapesta. Complici lo scarto culturale tra gli anziani e le nuove generazioni, i nonni rappresentano
L’ultimo baluardo di una mentalità paesana, spesso da evitare o criticare ferocemente, per via del contrasto stridente tra universi diversi e inconciliabili. Sorvolando facili ipocrisie, i nostri paesi pullulano di anziani abbandonati a se stessi, abbandonati alle cure di badanti sconosciute o sbattuti in case albergo, e in tutto ciò le famiglie sono impotenti, poiché, assorbite dalla vita frenetica, dal lavoro alienante e dalla lotta alla sussistenza, debbono cercare di garantire ai propri anziani una vita dignitosa cercando di tenere a bada i sensi di colpa. Che vita è quella che ti costringe a buttare gocce di sangue quotidiane, che ti riduce a non avere più nemmeno tempo per te stesso?
Riguardo alle iniziative,poche sono state le risposte delle istituzioni. Non molto tempo fa è stato pubblicato dal Piano di Zona Ambito S/7 di Roccadaspide il bando per un progetto di assistenza domiciliare integrata per persone ultrasessantacinquenni non autosufficienti o che comunque, per la loro salute hanno manifestato bisogno di cura e assistenza. .Il servizio è garantito da un un finanziamento ministeriale del fondo PAC pari a 179.999,06 euro.
Tale iniziativa riguarderà 67 persone che saranno individuate in tutti i comuni che fanno capo al Piano di Zona S/7: 8255 ore saranno erogate grazie ai fondi PAC mentre altre 1651 grazie a fondi dell’Ambito. Si tratta di un progetto personalizzato, modellato in base alle esigenze dei singoli.
Al di là dei progetti vari, è inevitabile non notare che i nostri anziani hanno perso la sacralità che li distingueva, hanno perso quella corona mistica che ornava il capo delle vecchie nonne, sono frutti deformi di un presente sempre più surreale, che investe a macchia d’olio anche la realtà più immediata dei paesi. Gli anziani dei nostri paesi sono il simbolo del decremento demografico, il simbolo della morte delle nostre realtà e delle istituzioni.
Il decremento demografico coincide con lo spopolamento dei paesi, giungle deserte abbandonate dalle nuove generazioni, che, per cercare occasioni di vita migliori, scelgono altre regioni o province per la propria formazione, per mettere su famiglia o impiantare nuove radici.Il meccanismo della crescita paesana risulta così bloccato, intorpidito, e gli anziani sono gli unici residui di questo sistema, poiché uniche certezze (purtroppo “inutili”) delle nostre realtà. Il decremento demografico aumenta in modo galoppante e l’anziana pure. Solo che viene svalutata, tenuta in una considerazione minima.
Bisognerebbe ricordarsi un po’ di più, da parte di tutti, del valore di una mano callosa o dell’importanza di una ruga sul volto, e cercare di collaborare insieme. Anche se questo, ora come ora, rappresenta davvero un’utopia. Si potrebbe iniziare, almeno nel nostro piccolo, dalla riconoscenza.