Finalmente, l’organo politico amministrativo che raccoglie tutti i sindaci dei comuni del parco ha messo le mani in “pasta” ai molti dei problemi che condizionano la vita delle comunità che vi vivono. Per cui, bisogna dare atto a Salvatore Iannuzzi, presidente della Comunità del Parco) e a Tommaso Pellegrino (presidente dell’ente Parco) di aver assunto una iniziativa forte facendosi carico di analizzare la situazione, individuare i problemi e indicare delle soluzioni.
Nella scheda sono elencati i titoli del Programma di Attuazione e monitoraggio che la comunità del Parco ha messo in campo per ridare speranza a chi vive negli 80 comuni che si trovano nel perimetro del Parco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni.
A prima vista sembra che si sia tutto ciò che serve per andare oltre la “stagnazione” in cui il territorio si trova a vivere già da quando l’intere area non era ancora annoverata tra le aree protette.
Ci sarà tempo di leggere attentamente le analisi, le idee e i progetti che ne potranno scaturire. Ma, a prima vista, sembra che molte tematiche siano ampiamente state dibattute per anni (accessibilità, Beni del parco da mettere a reddito, zona franca, trismo, natura e beni culturali …) ed altre che entrano nel “paniere” portando delle novità che indicano una direzione di marcia (servizi sociali, la giustizia nell’area parco, gestione dei rifiuti …).
Si tratta, pertanto, di un egregio lavoro tecnico svolto da Paola Mangone (Esperta di fondi europei che coordina il settore programmazione strategica del comune di Agropoli) e da Francesco De Luca (responsabile della Comunità del Parco). Mangone e De Luca, già nell’introduzione individuano il problema dei problemi dell’area Parco: “NEL PERIODO 2007-2013, il PSR ha investito oltre 300 milioni di euro nell’area sulle priorità connesse alla ruralità, all’agricoltura, al turismo sostenibile e alla forestazione. Se aggiungiamo le risorse impiegate nello stesso periodo con il FESR,
l’FSE, il FSC ed altri strumenti, e prendiamo in esame gli ultimi 10 anni, CONSTATIAMO CHE IL NOSTRO TERRITORIO HA INTERCETTATO FINANZIAMENTI PER OLTRE 1 MILIARDO DI EURO. …. La conseguenza più grave ed immediata è la <
Se a questo aggiungiamo il deperimento del patrimonio abitativo che è una conseguenza della desertificazione demografica, ecco che è evidente la mancanza di un’analisi più approfondita del fenomeno e come farvi fronte con specifici interventi strutturali e misurabili in termini di efficacia.
Nel piano emergono anche interessanti novità come il prendere di petto la situazione socio sanitaria con particolare riferimento ai presidi ospedalieri (ben cinque) che, se pur garantiscono il minimo vitale dal punto di vista medico e clinico (non manca qualche eccellenza), collocano al più basso gradino l’aspetto del decoro e dei servizi “alberghieri”. Per rendersene conto basta andare a far visita a qualche amico o parente … per non parlare della necessità di rivedere a fondo il sistema dell’assistenza sociale: siano gli anziani e i bisognosi al centro del sistema: i servizi sociali, gli ospedali, le scuole … esistono perché ci sono gli anziani, i malati, gli alunni e non perché bisogna dare lavoro agli assistenti sociali, ai medici e infermieri, a maestri e personale ATA …
Interessante anche l’aver messo in evidenza la necessità di una amministrazione della giustizia che si faccia carico della peculiarità di un territorio che ha assunto un’identità definita dalla vocazione di “regione verde”.
Iannuzzi, nella sua introduzione, dichiara che il “documento, potrà essere integrato e rivisto nel tempo, intende avviare un percorso di condivisione nelle scelte da operare,
per tracciare una prima linea che unisca il territorio in un’unica voce, quella della Comunità del Parco, intesa come spazio di confronto e di indirizzo capace di rappresentare le nostre istanze sui tavoli sia di natura tecnica che della politica che decide.
Questo è il momento di fare sul serio. Questo è il momento di non sbagliare!”
Insomma, si tratta di un’ottima occasione per assumere un ruolo forte da parte degli organi di governo dell’area PNCDA. Anche le risorse previste sono imponenti, come lo sono state nel passato, per cui c’è la necessità di cambiare passo e metodo di lavoro per evitare l’ennesima disillusione.