La rapida discesa a cui sta andando incontro la Lega di Salvini nei sondaggi, ricorda vagamente quella del PD renziano dopo le gloriose elezioni europee 2014, quando si pensava che fosse lui l’erede del berlusconismo. E invece quelle furono le uniche elezioni vinte davvero da Renzi che prese il suo 40% e lo vanificó fino a ridurlo ad un 20% in tre anni di mal governo e pacchianate stucchevoli. Come avviene agli uomini cui vengono concessi poteri superiori rispetto alle loro capacità di saperli gestire, Renzi si staccò completamente dalla realtà scarabocchiando una riforma costituzionale firmata BoschiVerdini e legando il suo destino ad un qualcosa che era fuori dalla tradizione politica italiana.
Dopo il 4 dicembre 2016 Renzi non ne ha più azzeccata una, portando il partito al minimo storico del 20% alle ultime politiche, fino alla fondazione di Italia Viva che a stento arriva al 2%. Il cursus honorum del primo Matteo sembra essere la fotocopia di quello che sta accadendo al leader della lega; che ormai si è trasformato in un jukebox che ripete a disco rotto “I commercianti, i pensionati, gli agricoltori, gli artigiani…” e giù con la lista fino ad aver nominato tutte le categorie presenti al collocamento. Perché appunto deve far capire che lui c’è, ovunque e per chiunque.
Ma dopo aver coronato il sogno di realizzare il suo personalissimo “Di Maio, stai sereno”, il disco rotto ha perso smalto e presa sull’elettorato. E se a Renzi il tradimento gli portò il governo, a Salvini è andata decisamente peggio. Se la bischerata dell’otto agosto avesse prodotto elezioni e dunque governo Salvini, a quest’ora staremmo a commentare una situazione sicuramente diversa sotto ogni punto di vista. Tanto per fare un esempio, con lui a Palazzo Chigi avremmo riaperto tutto il 28 febbraio, riaperto le chiese per Pasqua e ognuno di noi starebbe col suo foglietto di carta in mano che promette 500mila a tutti. Ma proprio con l’emergenza coronavirus, tutto il mondo è stato costretto a ridursi al minimo indispensabile e, politicamente, a ciò che risulta più credibile.
Per questo secondo gli ultimi sondaggi ciò che gli italiani stanno reputando sempre meno essenziale sono proprio Salvini e Renzi che rappresentano, appunto, quella politica che è un mix di ghigni canaglieschi, odio, bacioni e Barba D’Urso. Insomma tutte quelle cose che adesso non servono. Infatti la lega cala a picco, pur stando all’opposizione, e si attesta al 26% con una tendenza a scendere spaventosa, e Renzi col suo quasi 2% non riesce nemmeno a tenere compatti i suoi al senato. Un disastro vero e proprio.
La retorica e la concretezza di Conte, che non sarà un fenomeno, ma in quanto a serietà e onestà è sicuramente il meglio che questo ceto politico possa offrire, ha messo all’angolo i due Mattei che, sempre più frastornati, farfugliano governissimi e prebende illudendo milioni di Italiani con ricette da master chef. A loro talvolta si accoda la Meloni che nei sondaggi sta praticamente divorando la lega poiché ha ancora la grande fortuna di poter parlare come crede non avendo rilevanza decisionale per assumersi qualche responsabilità. Come il Salvini dei tempi d’oro.
Forse il covid, tra i mille aspetti negativi, riformerà la scaletta delle priorità, per ridare importanza a ciò che conta davvero e a ciò che abbiamo bisogno. E non più a ciò che abbiamo bisogno di sentirci dire.