Il nostro giornale si è spesso occupato di temi riguardanti la valorizzazione delle risorse locali dando ampio spazio agli scenari che si stanno profilando nei settori del turismo e dell’agricoltura. Per questo motivo mi sembra opportuno trattare le problematiche di un settore che nel nostro territorio ha rappresentato fino a non molti anni fa una realtà considerevole sia sotto il profilo economico-produttivo che socio culturale: la coltivazione del tabacco. Proprio nelle nostre zone operano circa 300 tabacchicoltori; si tratta perlopiù di piccole aziende, quasi sempre a conduzione familiare, localizzate tra Capaccio-Scalo, Roccadaspide (Fonte, Carretiello, Tempalta e Terzerie) e Bosco di Albanella. Il ciclo produttivo del tabacco è costituito di varie fasi che vedono impegnato il coltivatore in numerose attività per un periodo che va da maggio (per il trapianto) al mese di gennaio dell’anno successivo (quando avviene, solitamente, la consegna). Il tabacco prodotto nelle nostre zone è di tipo definito “orientale’ , detto ancora di varietà “levantina’ come ricorda il Dr. Enzo Martino, consulente tecnico dell’Arca (un organismo della Coldiretti che si occupa appunto di assistenza agli agricoltori), il quale rievoca anche una serie di circostanze che hanno provocato negli ultimi tempi un certo disorientamento nei produttori locali. ln sostanza, prima del 1992 esisteva un rapporto diretto tra tabacchicoltori e le aziende di trasformazione. Vigeva poi un sistema di incentivi che favoriva l’aumento della produzione. Ciò provocò, tra gli ultimi anni 80 e i primi anni 90, un eccesso di prodotto che non fu facile collocare sul mercato e, nel contempo, un allontanamento dalle tecniche colturali tradizionali, (quelle cioè che garantivano una buona qualità del prodotto), nonché un grave dissesto agronomico delle zone migliori. L’unico rimedio, (resosi necessario anche a causa della tendenza alla diminuzione del numero dei fumatori) sembrò essere il ridimensionamento della produzione, voluto anche dalla Comunità Europea che a tal fine emanò il Regolamento 2075/92 istitutivo del regime delle quote di produzione. Queste furono stabilite in base alla superficie territoriale a disposizione del coltivatore e, quindi, furono legate ad aree territoriali ben definite. Nello stesso tempo, per compensare il minor reddito, derivato proprio dalla riduzione della quantità prodotta, fu introdotto un contributo (pari al 10% del prezzo) a quei produttori che avessero aderito ad un’associazione di categoria. Nacquero così numerose associazioni di produttori legate più o meno alle aziende di trasformazione attraverso le quali si cercò di ripristinare il vecchio rapporto tra produttori e aziende di trasformazione. |
Anche la Coldiretti di Roccadaspide creò in quel periodo una struttura finalizzata a fornire ai tabacchicoltori locali un’adeguata assistenza tecnica in proposito, ma dal 1993, constatato che un’associazione di piccole
dimensioni non poteva raggiungere completamente il fine che si era proposto causa della scarsa rilevanza quantitativa del prodotto locale, fece confluire i successivi associati in una più vasta organizzazione I dati(Associazione Tabacchicoltori Irpina. con sede in Avellino. La scelta, però, ha provocato numerose difficoltà di ordine pratico (ritardi dei pagamenti, scarsi controlli durante il processo. produttivo, mancanza di fiducia nelle associazioni, ecc) avvertite sia dai coltivatori sia da chi dovrebbe fornire la programmati assistenza tecnica. ln questo clima di incertezza e di sfiducia molti operatori delle nostre zone stanno meditando di abbandonare un settore che se per un verso comporta notevoli sacrifici economici e di lavoro ,dall’altro pure una fonte di reddito tutto sommato( sicuro, poiché il regime delle quote certamente garantisce la collocazione del prodotto sul mercato, fenomeno questo che non si verifica per altre colture. Probabilmente in questa fase sarebbe opportuno intavolare un dialogo tra produttori tecnici e aziende per la corretta soluzione del problema oppure promuovere il confronto sul piano istituzionale perché si giunga ad una riforma strutturale con soddisfazione di tutti . Intanto, c’è da registrare la notizia che è in atto un programma di rilancio del tabacco di varietà orientale. É di maggio scorso il provvedimento UE attuato dall’apposito Comitato di Gestione che ha trasferito alla varietà in questione (per intenderci quella prodotta a Capaccio, a Roccadaspide e a Albanella) gran parte del quantitativo sottratto nel 1992 a favore di altre varietà. Staremo a vedere. |
Angela Quaglia