Anche questa domenica la liturgia ci fa riflettere su una parabola raccontata da Gesù e fatta commentare ai sacerdoti e agli anziani del popolo, coloro che si ritenevano giusti e con la coscienza a posto. Il tema è ancora la vigna dove un padre invita i suoi due figli ad andare a lavorare.
Nel racconto di Gesù tre sono gli spunti su cui riflettere.
Innanzitutto sulla coerenza. Tutti viviamo delle forti contraddizioni. Quante volte diciamo una cosa e poi facciamo il contrario. Diciamo qualcosa solo per fare bella figura o pronunciamo un sì prontamente con le labbra ma che corrisponde a un no che diciamo con le nostre scelte di vita.
Il secondo motivo di riflessione è non giudicare, non vedere solo l’esteriorità di chi ci circonda. E’ difficile evitare un errato giudizio verso qualcuno se ci soffermiamo solo su come è vestito o su quale ruolo ricopre nella società. La prima impressione non sempre è quella giusta. Eppure a noi fa molto male che altri vedano quello che non vogliamo essere o quello che non siamo.
Il terzo è l’invito a non classificare i nostri simili entro categorie immutabili. Tutti possediamo risorse per poter cambiare il nostro modo di agire, per poter renderci conto di aver sbagliato. Con la misericordia di Dio possiamo sicuramente cambiare in meglio.
Nella breve parabola di Matteo emerge proprio il cambiamento del secondo figlio verso la direzione giusta. Infatti è giustificato e più degno di stima chi in un primo momento si nega al servizio ma poi si ravvede e corre a lavorare. Riprovevole è invece chi si mostra obbediente ma solo in apparenza, come nel caso del primo figlio. Purtroppo l’uomo non ha un terzo figlio che, coerente tra il dire e il fare, potrebbe, senza esitare, fare ciò che gli viene chiesto.
Riflettendo sulla parabola odierna non è difficile riscontrare in noi un po’ di entrambi i figli. Ci definiamo da una parte cristiani ma non facciamo la volontà di Dio; altre volte diciamo no al Padre e cadiamo nel peccato. Poi, consci della nostra debolezza, ci pentiamo e, rimboccandoci le maniche, cerchiamo di fare ciò che ci chiede il Signore. Se siamo capaci di una sincera conversione veniamo accolti da Dio.
La settimana scorsa abbiamo ascoltato nel passo del Vangelo che gli ultimi saranno i primi, oggi leggiamo che pubblicani e prostitute ci passano avanti. Sono parole che ci colpiscono e sono anche una lezione per il nostro vivere la fede che assomiglia spesso alla risposta del primo figlio.
Coloro che hanno condotto la vita nel peccato sanno di meritare solo biasimo e condanna ma, se accolgono la chiamata del Signore e si lasciano cambiare da Lui, meritano la salvezza.
Santa domenica in famiglia.