Qualche settimana fa il Governatore della Campania, Vincenzo de Luca, ha partecipato alla festa dei 40 anni della Banca di Credito Cooperativo di Aquara, un Istituto di Credito che, in questo ultimo mezzo secolo, ha dato un contributo significativo a fare la storia della Valle del Calore e della Piana del Sele, ma non solo. L’occasione mi offre lo spunto per riprendere una mia riflessione, che feci su questo stesso giornale, circa due anni fa o giù di lì, in occasione di una conferenza stampa nella quale lo stesso Vincenzo De Luca entrò nel vivo dei problemi secolari che affliggevano ed affliggono il Sud della provincia di Salerno, annunziando finanziamenti, che, se realizzati, cambieranno, e molto, economia e destini di sviluppo civile del vastissimo territorio a Sud della città capoluogo. Si trattava, nello specifico, di temi che restano ancora oggi, e più che mai, di scottante attualità e che ripropongo qui di seguito:
a) Completamento della Fondovalle del Calore attesa da decenni e che, una volta ultimata, consentirà la penetrazione/rianimazione economica e civile lungo il fiume che ha fatto la storia dalla foce, in quel di Altavilla, quando si versa nel Sele, alla sorgente sul monte Cervati, dei tanti paesi piccoli, medi e grandi che arabescano valle e colline sulle sponde del corso d’acqua.
b) La metanizzazione dell’intero Cilento che potrà così, guardare con fiducia ed ottimismo ad uno sviluppo del turismo, dell’agricoltura ecocompatibile, dell’artigianato ricco e vario, che finalmente avrà una iniezione di fiducia ed un futuro dignitoso, della rivalutazione civile dei paesi dell’interno, ricchi di belle tradizioni, di pregevoli opere d’arte, spesso, di testimonianze di belle pagine di storia, quasi sempre, e di potenzialità inespresse di specificità ambientali, di saperi e sapori dell’enogastronomia e dello scrigno inestimabile dei valori etici.
c) La progettazione di fattibilità di una strada di collegamento Agropoli-Autostrada A3 all’altezza di Contursi, che rivoluzionerebbe lo sviluppo della Piana di Paestum, influenzandone attività vecchie e nuove con una ricaduta su occupazione e sviluppo ulteriore variamente articolato.
Io vorrei prendere lo spunto da quest’ultima parte della progettualità annunziata ufficialmente, tempo fa, dal Governatore De Luca per affrontare il discorso, che oltre un anno fa o giù di lì lanciai dalle colonne di questo giornale. Si tratta della “Città del Sele”. Credo che l’ultima volta trattai il tema/proposta come contributo di dibattito per la campagna elettorale in cui erano impegnati molti comuni della Pianura Pestana e colline limitrofe per il rinnovo delle amministrazioni locali. Di recente il tema/progetto è stato ripreso sul quotidiano “La Città” dal mio giovane e caro amico, avvocato Federico Conte, che ha la politica nel DNA.
Non so se e quanto l’idea/proposta abbia effettivamente animato, allora, il confronto tra i candidati sindaci in una visione ampia di riassetto territoriale, sul piano della gestione dei servizi ma non solo, in grado di impostare e risolvere i problemi in una dimensione che andasse al di là dell’ombra dei propri campanili.
Comunque, anche su sollecitazione dell’amico e collega Bartolo Scandizzo, ritorno sull’argomento nella speranza che, tacitate da tempo passioni e polemiche elettorali, amministratori vecchi e nuovi, pur alle prese con le tante e complicate vicende della quotidianità, abbiano tempo e voglia di impostare e dibattere progetti di ampio respiro, oltretutto imposti dalla evoluzione della Politica di questo ultimo anno e passa ed anche in vista delle Elezioni Politiche, che ormai battono alle porte.
All’epoca ricorsi all’immagine delle isole e dell’arcipelago, che mi piace riprendere per una efficace resa, quasi plastica, della proposta.
Le isole, per quanto belle e compatte nell’armonia del proprio microcosmo, restano chiuse nel proprio mondo di solitudine, isole appunto, laddove necessitano di reti feconde di interconnessione per popolare un arcipelago con tutta la ricca e varia prismaticità di ampie possibilità di sviluppo.
I nostri comuni, soprattutto quelli a Sud della provincia sono spesso isole chiuse e, in parte, paghe, se non addirittura gelose, della propria e “aristocratica” (?) solitudine.
Urge una spallata che ramifichi profonde e solide interconnessioni per creare un arcipelago.
La “Città del Sele” andrebbe in questa direzione.
E non sfugge la necessità di un organismo amministrativo sovra comunale che accorpi funzioni e ruoli propri di una città nella gestione dei servizi come nell’organizzazione della cultura, delle politiche sociali, dei progetti di sviluppo, delle dinamiche economiche, delle attività produttive, strappando, queste ultime, alla logica, alla lunga asfittica, di nicchie di eccellenza sì, ma destinate a non incidere più di tanto nello scenario dei mercati sempre più esigenti. E la creazione di un organismo sovra comunale aumenta man mano che diminuiscono ruolo e funzioni della provincia/istituzione destinata inesorabilmente a scomparire del tutto entro breve tempo
E penso ad una città che da Altavilla ad Agropoli, passando per Capaccio, trasmigri verso le propaggini di colline e montagne di Albanella, Roccadaspide, Trentinara, Giungano, Ogliastro e Cicerale, e che darebbe vita ad un agglomerato di 60/70 mila abitanti con una notevole forza di contrattazione verso le Istituzioni Regionali, nazionali ed europee per reclamare, a pieno titolo, consistenti finanziamenti per progetti di sviluppo integrato.
E la centralità di Paestum con l’enorme patrimonio di arte e storia ne giustificherebbe ancor più la richiesta.
“Unità nella diversità” potrebbe essere lo slogan di una città/territorio o comprensorio, che, senza minimamente rinunziare alla tipicità delle singole realtà locali o localistiche, esalterebbe, però, la unitarietà di un comprensorio, appunto, connotato da identici problemi di sviluppo.
E, tutto sommato, si tratterebbe di riscoprire ed attualizzare la storia, che vide in Paestum la capitale/metropoli di una vasta kora che, dalla pianura feconda di agricoltura intensiva, si diramava a sviluppo stellare verso le colline festanti di uliveti, vigneti e frutteti.
Oggi abbiamo una freccia in più all’arco dello sviluppo, IL TURISMO in tutta la ricca, varia e complessa articolazione dei suoi segmenti: beni culturali, ambiente, giacimenti enogastronomici, i mille mestieri dell’artigianato, ecc.
La materia per un dibattito ampio e articolato c’è. E tanta. Che ognuno faccia la sua parte. Mi piacerebbe se questo giornale facesse una battaglia sull’idea/progetto, coinvolgendo amministratori locali, imprenditori, intellettuali, organizzazioni sindacali categorie professionali. La progettazione di una strada di collegamento Agropoli-Autostrada A3, all’altezza di Contursi va certamente in questa direzione e credo che dietro ci sia l’intuizione felice di Franco Alfieri, che è un amministratore capace, di ampie vedute e capace di volare alto nella costruzione del futuro. Se così fosse, ed ho buoni motivi per crederlo, la futura città, inglobando anche Agropoli ed il territorio circostante trasmigrando lungo il mare fino a Castellabate e ai paesi del Cilento Antico verso le colline/montagne, potremmo ipotizzare una città della dimensione addirittura di 100.000 abitanti o giù di lì, che avrebbe in dote un enorme patrimonio di storia arte e cultura. A completamento del discoro pensiamo per un attico al completamento della strada di penetrazione fino a Stio. Lungo l’Alento a margine/valorizzazione anche della diga di Piano della Rocca, che potrebbe intersecare la prevista Vallo della Lucania, con innesto sulla Cilentana, e penetrazione attraverso Laurino-Piaggine-Sacco-Sella del Corticato con sbocco a Prato Perillo (Teggiano) (ed innesto alla A3 per Reggio Calabria). La rete stradale a T moderna e funzionale risolverebbe definitivamente il problema del traffico dell’intero Cilento, rimuovendone l’isolamento secolare. Sarebbe un atto di civiltà oltre che di giustizia. Il progetto è ambizioso ed avveniristico. Lo so. Forse è anche Utopia la mia. So anche questo. Ma senza un pizzico di folle utopia non si costruisce un futuro grande in linea ed in raccordo con la Grandezza del Passato. E Poseidonia/Paestum, di cui siamo eredi, fu metropoli già nel sesto secolo a.C. Dimostriamo di esserne degni rivalutandone ed esaltandone anche il nome nella nostra città del futuro: RIFONDIAMO POSEIDONIA.