La chiusura del Magistrale di Piaggine non è solo una brutta notiziadi cronaca, l’ennesima, che ci fa ripiombare nei drammatici effetti dello spopolamento dei nostri paesi. E’ molto di più, una stilettata al cuore, una sofferenza per chi lo ha visto al culmine della propria storia. Per noi, ragazzi di qualche decennio fa e ammalati cronici di romanticismo, non è mai stato l’Istituto Omnicomprensivo. E’ stato, e lo sarà per sempre, il chiassoso e ridanciano ritrovo della gioventù cilentana e della valle del Calore. L’agorà dell’epoca erano “li purcil”, nessuno la chiamava piazza Vittorio Emanuele, da dove ci si incamminava stancamente in direzione della scuola. A li purcil confluivano e si incrociavano i pullman, provenienti da un ampio circondario, che trasportavano gli studenti. Alle 8,15 era tutto un salutarsi, darsi pacche sulle spalle, dare inizio ai riti giornalieri. Come il panino da “zi’ Nicola r’ vintinov”, all’anagrafe Nicola Coccaro, che dava una saporita risposta agli affamati, prima o dopo gli orari scolastici, che non optavano per la colazione al bar. E poi la prima sigaretta spenta, il discreto (rigorosamente a distanza) pedinamento della ragazza del cuore “perché ditemi chi non si è mai innamorato di quella del primo banco la più carina la più cretina cretino tu che rideva sempre” ci viene in aiuto Antonello Venditti. E prima di entrare in classe l’irrompere affettuoso di Alduccio, il collaboratore scolastico Aldo Di Francesco, che forniva un dolcificante in simpatia agli impegni scolastici. Erano i tempi dei primi innamoramenti politici, delle prime letture dei testi importanti, degli aspri e disordinati dibattiti nelle assemblee. E come dimenticare i Mak P, i cinque shake ai quali faceva seguito il classico samba pa ti, il lento che richiedeva furbizia e velocità di posizionamento per invitare “quella del primo banco” di prima. Questo piccolo amarcord, il ricordo di tanti amici e amiche mi riscalda il cuore e mi intristisce al tempo stesso. Spiace rilevare come la rottamazione, in questo caso di pregevoli esperienze formative (in quella scuola hanno insegnato professoroni, solo a titolo esemplificativo cito Antonio Nigro e Antonio Coccaro), sia diventato il termine di riferimento per le zone interne. Alle leggi dell’economia e a un legislatore, incapace di lanciare una ciambella di salvataggio sotto forma di stimoli produttivi e sgravi fiscali/previdenziali, contrapponiamo i nostri ricordi e un sogno. Quello che per le Magistrali di Piaggine, la scuola degli amati e odiati chiainari, ci possa essere un’altra opportunità, un nuovo viaggio per imbarcare studenti entusiasti e le idealità del futuro.
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