Moro si trattenne per un’ora a Vallo nella piazza. Bisognava fare in fretta ma dare un segno di apprezzamento e sostegno a Nicola Lettieri nel suo Cilento. Quella campagna elettorale del 1976 fu calda non solo perché si concluse il 20 giugno. Ero il segretario provinciale della Dc ed era una faticaccia poiché un viaggio da Cuccaro, il mio paese, a Salerno, richiedeva due ore e mezzo. Mi ricordo ancora che iniziò la riunione con D’Arezzo, Mario Valiante e gli altri capi provinciali. All’ordine del giorno c’era come aiutare la corsa di Nicola Lettieri, bloccato da una frattura al femore. C’erano i nostri sentimenti cristiani e l’amicizia, ma anche la necessità di difendere la posizione di un salernitano. Il collegio elettorale comprendeva anche Avellino e Benevento, e si competeva. Nicola era già moroteo e per prima cosa chiedemmo noi ad Aldo Moro di essere presente. Si stabilì che sarebbe venuto a Vallo della Lucania e poi a Salerno, passando per Battipaglia. Ricordo che la data del voto era stata fissata al 20 giugno. Il terrorismo era già in piena azione: omicidi di magistrati e poliziotti si susseguivano, l’inflazione era a due cifre, anche gli spiccioli erano stati sostituiti dai mini assegni bancari. Montanelli aveva dato indicazione di votare Dc ma turandosi il naso. I comunisti spingevano per il sorpasso, i nostri e gli americani erano terrorizzati. Era una campagna elettorale all’ultimo sangue. Nella piazza di Vallo fu anche presente la consorte di Nicola Lettieri. La piazza era ancora intestata a Vittorio Emanuele II e nonostante fosse oggetto di lavori e non tutta disponibile la gente l’aveva riempita all’inverosimile. Il nostro popolo era mobilitato per scongiurare il pericolo che il Partito Comunista divenisse il primo partito del Paese. Moro però non fece grandi concessioni alla piazza, come si diceva, difese la necessità di avere equilibri più avanzati e di consentire l’incontro delle forze popolari. Nel discorso emergevano i punti della sua riflessione sulla necessità dell’incontro tra le grandi forze popolari che avrebbe ancor di più esplicitato nel famoso intervento di novembre 1977 a Benevento Aldo Moro era la coscienza più limpida del popolo democristano e l’intelligenza più lucida della democrazia italiana. Quarant’anni dopo voglio ricordare la sua serenità, la chiarezza e l’insistere sul suo disegno politico e culturale. Mai avrei potuto immaginare quello che è avvenuto dopo. Dopo in me, è rimasto indelebile quel suo gesto di generosità per il suo amico candidato insieme al grande, immenso rimpianto della politica.
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