Rosa Pepe, CREA- Centro di ricerca per l’orticoltura di Pontecagnano
Il Cilento è un territorio unico e grazie alla presenza del Parco Nazionale, negli anni ha avuto innumerevoli riconoscimenti a livello internazionale. Molti di questi riconoscimenti per altri territori sono stati volano su cui innescare sviluppo, economia, turismo agricoltura.
Il problema della viabilità, presenza di frane continue, alberi che crescono sui bordi delle strade, limitano di molto gli spostamenti e i collegamenti tra i vari paesi. Questo provoca l’abbandono dei terreni privati, in quanto se non si dispone di trattori e macchine adeguate, c’è la difficoltà concreta a raggiungere la propria proprietà.
Per fortuna, anche se lentamente, qualcosa si muove e piccole isole felici si stanno creando. Nascono gruppi di lavoro e reti tra menti pensanti e tra chi ha deciso che vuole presidiare il suo territorio e dalle proprie radici ripartire. Ne sono esempi la viticoltura, dove negli anni 50/60 hanno imposto i vitigni non autoctoni, ma quelli decantati e più produttive dalle ditte vivaistiche, come il Barbera, Sangiovese, Malvasia e Trebbiano, la consapevolezza nel tempo e la non identità del territorio di questi prodotti, hanno dovuto cedere al posto alle varietà che lo contraddistinguono, come l’Aglianicone e il Moscato, per l’areale Valle del Calore, l’Aglianico, Greco, Fiano e Falanghina, nel resto del Cilento. Speriamo presto di trovare vini prodotti con l’uva Re Ronna Antonio, Trecisti,Uva Puzu o uva Cesteddesa, Uva Tammurro o Buonamico, ecc. Questo perché, questi vitigni, anche se di origine greca, Etrusca o di altre provenienze, ormai nel tempo si sono adattati ai nostri areali, a queste condizioni climatiche, caratterizzate da stagioni asciutte che durano a volte anche più di tre mesi. Ma questo è necessario, ormai si sono adattati e sono diventati i nostri vitigni autoctoni, presenti ormai da molti lustri nelle nostre campagne. Molto importante, in questo contest l’Orticoltura di qualità recuperata, l’affermarsi di realtà come quella del carciofo Bianco nell’areale Tanagro-Vallo Di Diano, dando opportunità di lavoro reddito a diverse famiglie e offrendo ai consumatori il paniere dei prodotti orticoli della biodiversità: fagioli, rafano, piennoli rossi o pomodoro insalataro, Broccoli, patate e pomodori gialli, i famosi piennoli vernini che si conservano di anno in anno.
Nel Vallo di Diano i peperoni, i cruski, ormai sono una realtà consolidata grazie anche alla presenza di Senise, che fa da traino e da esempio.
Mentre nel Cilento molti agricoltori, grazie all’importanza data alle filiere a KM0, la sicurezza alimentare, del mangiare sano e genuino, alimentano i GAS, gruppo di acquisto locale, consegnando i prodotti di stagione e diventando ciò una ottima fonte di guadagno e reddito per la propria azienda.
Molte di queste aziende coltivano i prodotti della biodiversità campana, recuperati attraverso diversi progetti finanziati al CRA attraverso le misure 214 e 124 del PSR 2007/2014 , realizzati per trasferire innovazione dal mondo della ricerca alle aziende agricole, al fine di offrire prodotti nuovi sul mercato e ai consumatori.
Sabato 18 luglio 2015 alle ore 17.30 presso il palazzo Mainenti del Parco Nazionale del Cilento, racconteremo di tutto questo e di tutta l’animazione in corso, da parte del Comitato Promotore dei Distretti rurali, Agroalimentari di Qualità e di Filiera delle Aree Interne e Protette della provincia di Salerno, con l’Ente per lo Sviluppo Sostenibile I Piccoli Campi Srl, come soggetto capofila, che raccoglie proposte delle aziende agricole, affinché mettendo in rete la ricerca si riesca ad implementare una strategia comune con una maggiore redditività alle aziende frenando l’esodo costante dei giovani dai nostri territori.
(SA)
Referente Tecnico per il Comitato Promotore dei distretti Rurali, Agroalimentari di Qualità e di Filiera delle Aree interne e Protette della provincia di Salerno