Licosa, l’isola del mito, rappresenta il sito naturale più caratteristico del territorio (è un Sito di Importanza Comunitaria). Nelle sue acque sono visibili i resti sommersi dell’omonima città greco-romana, specialmente quelli di una villa romana e di una vasca per l’allevamento delle murene (risalente ad un periodo che va dal I secolo a.C. al I secolo d.C.). Sull’isola, dove svetta il faro e il rudere della casa del guardiano del faro, sono stati rinvenuti diversi reperti di epoca greco-romana. Si crede che il nome di Licosa derivi dalla sirena Leucosia, che, secondo autori come Licofrone, Strabone e Plinio il Vecchio, qui abitò e qui fu sepolta dopo che si gettò in mare. Anche Omero, nell’Odissea, accenna all’isola delle sirene dal canto ammaliatore, beffate da Ulisse e dal suo equipaggio. Aristotele narra della presenza sull’isola di un tempio dedicato a Leucotea, identificata con Leucosia. Altri autori, come Dionigi di Alicarnasso e Sesto Pompeo Festo, sostengono che il nome Licosa sia dovuto ad una cugina o una nipote di Enea sepolta sull’isoletta (“Leucosia insula dicta est a consobrina Aeneae ibi sepulta”). L’Isola ospita l’habitat naturale di un particolare tipo di lucertola endemica dalla livrea verde e azzurra, la Podarcis sicula klemmeri. Di passaggio il Gabbiano corso (Larus audouinii), una specie endemica dell’area del Mediterraneo. Il territorio di Castellabate, soprattutto nella zona costiera di Licosa ed Ogliastro Marina, è caratterizzato dalla presenza del “Flysch del Cilento”, una rarissima tipologia di roccia composta da diverse stratificazioni (costituite tipicamente da alternanze cicliche di livelli di arenaria, di argilla o marna, di calcare) che assumono colori davvero molto particolari e caratteristici. La sua origine è antichissima, risale infatti all’epoca preistorica. Si sono formati grazie all’azione dell’erosione delle montagne in formazione che sono emerse dal mare, i cui detriti sono finiti poi nelle adiacenze dei bacini marini. Le rocce, ben visibili in superficie a ridosso delle coste immerse nella macchia mediterranea, degradano lentamente nel mare, estendendosi anche per oltre cinque miglia verso il largo. Nei fondali questa particolare conformazione rocciosa sedimentaria è formata da numerosissime cavità e spaccature che vengono utilizzate come rifugio da numerose specie di fauna e flora marina come Posidonie Oceaniche, alcionacei, cernie, saraghi, murene e aragoste. I resti di un approdo greco-romano affiorano dalle acque di San Marco in prossimità della struttura portuale moderna, costruita nel 1954. Il primo nucleo abitativo del paese si è costituito proprio intorno a questa struttura. Il porto di San Marco, identificata con l’antica città romana di Erculea, veniva considerato il principale scalo di approvvigionamento per le imbarcazioni dirette al porto di Miseno nonché base militare o sito di appoggio per la flotta imperiale. Il territorio presenta una ricchezza floristica e faunistica non indifferente: sono presenti, infatti, alcune specie animali e vegetali uniche al mondo e perciò soggette a particolari forme di tutela. Nei fondali marini si incontrano il corallino e praterie estese di Posidonia Oceanica, nel cui interno si proteggono e si cibano numerose specie di pesci e crostacei, alcune anche molto rare come quella del Pesce pappagallo mediterraneo e della Siriella Castellabatensis, ma anche bellissime madrepore, gorgonie, briozoi e spugne. Spesso nella Baia Arena di Ogliastro Marina si assiste anche alla deposizione di numerose uova di tartaruga del tipo Caretta Caretta. Tipica del luogo è la “rossa di Licosa”, come la chiamano i pescatori locali, una triglia di scoglio che vive nello specchio d’acqua tra Ogliastro Marina e Punta Licosa. La triglia rossa, recentemente inserita nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), ha proprio qui il suo ambiente favorevole da cui derivano le qualità dal sapore unico. Nei territori che non costeggiano il mare prevalgono gli alberi simbolo del Cilento: l’ulivo e il fico. E poi il giglio di mare (il Pancratium maritimum), un fiore selvatico che cresce spontaneamente sui litorali sabbiosi.
Fabiola Scorziello