La mia seconda Maratona è cominciata prima del tempo: già a Natale quando mi sono dato disponibile ad accompagnare la 1^ donna della Sporting Calore alla sua prima esperienza: Rosalia Pepe. Per prepararmi ho corso lungo il Cammino del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni per l’intero tracciato di circa 340 Km.
Intanto, la mia famiglia ha atteso, per tutto questo lungo inverno, l’arrivo di Alessandro, figlio di Daniele e Francesca che mi ha reso, ancora una volta, nonno insieme a Ginetta mia moglie e Biagio e Maria, i genitori di Daniele.
Insomma un intreccio di situazioni che hanno reso incerto fino alla fine la mia presenza a Roma nella data del 7 aprile 2019 per correre la 25^ maratona internazionale di Roma.
La squadra della Sporting Calore è composta, oltre a noi due, anche da Franco Maiese, Angelo Gorrasi e Tonino Miano.
Essendo Alessandro arrivato nella nostra vita venerdì 5 aprile, ha scombussolato tutti i miei piani: Ginetta ha subito rinunciato a partire per Roma, mentre io l’ho fatto direttamente domenica mattina partendo con Freccia Rossa.
Alla stazione Termini mi aspettano Rosalia e Tonino, gli altri due sono in albergo.
Il tempo che prometteva acqua su Roma da una settimana, non si è smentito e tutte le formalità di fine gara le completiamo sotto la pioggia, come i primi 5 Km della gara.
Tonino, che è alla caccia del suo record personale, è parte in 1^ fascia, Franco e Angelo, impegnati ad allungare la lista delle maratone corse (17 il primo e 24 il secondo), in seconda fascia, ed io e Rosalia partiamo nell’ultimo gruppo che chiude il serpentone dei 10.000 partecipanti entusiasti di esserci nonostante il cielo grigio e plumbeo.
Con la promessa di mantenere un ritmo tranquillo, io e la mia compagna siamo partiamo dalla pioggia protetti da plastiche di fortuna che abbiamo abbandonato al 13.mo Km.
Con l’apparire del sole, anche a notoria loquacità di Rosalia prende il largo: ogni via, ponte, monumento, palazzo governativo, piazza, chiesa, sito archeologico … viene inquadrato dai suoi ricordi e fatto oggetto di comunicazione: lei vive a Roma dove insegna.
Intanto, il corpacciaccione dell’interminabile serpente di atleti e atlete si allunga lungo le strade di Roma chiuse al traffico da un servizio d’ordine impeccabile. Ai lati, dove sono state posizionate le transenne, sono in tanti i cittadini e i turisti che incitano gli atleti al loro passaggio e questo aiuta a rendere vivace l’avanzare degli atleti.
Quando superiamo l’ostacolo psicologico di metà gara, ci rendiamo conto che un passo decisivo verso l’obiettivo di concludere la gara arrivando al traguardo posto in via dei Fori Imperiali in faccia al Colosseo, lo steso della partenza, è fatto!
Intanto il nostro ritmo si è consolidato a 6’35’’, io comincio a sentire i muscoli duri ma la mia compagna procede senza tentennamenti, per cui la seguo senza indugio.
So già che per me il “muro” dei 28 Km è duro da scalare a quel ritmo, ma non posso cedere.
Ricordo le mie prime gare del circuito Cilento di corsa quando accompagnandomi Rosalia sono riuscito a superare i momenti di crisi che chiunque si approccia ad una competizione agonistica si trova ad affrontare: voglia di mollare, incapacità di gestire le forze, dubbi e paure relative alle proprie capacità fisiche …
Il ristoro del 25.mo Km mi da un po’ di risorse aggiuntive per stare al passo di Rosalia che cominci a “mordere” il freno allungando per sollecitare i suoi muscoli a restare attivamente pronti e rallentando per aspettarmi.
L’ingresso in via della Conciliazione con sullo sfondo la Basilica di San Pietro in pieno sole è uno spettacolo che da solo rende speciale l’aver preso parte alla Maratona della città Eterna. Siamo i tanti a fermarci per scattare una foto che farà la “storia” personale di tutti quelli che c’erano per la prima volta. I commenti dei compagni di viaggio non si contano, uno mi è rimasto impresso; “non ho voluto appositamente di scattare una foto per imprimere solo nella mia mente quella sequenza di immagini che mi hanno rapito”.
Superato il 30° Km, chiedo a Rosalia di andare, ma lei rifiuta decisamente: “siamo partiti insieme, e insieme arriveremo!”
Acconsento ma con riserva …
Lei continua a parlare e a richiamare la mia attenzione sui monumenti e i luoghi che sfilano ai lati del percorso che comincia ad entrare nel cuore di Roma: l’isola Tiberina, Trastevere, il Palazzaccio, il ministero della Marina, Via del corso, Piazza del Popolo, il Pincio, Trinità dei Monti, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, Piazza Colonna, l’altare della Patria …
Ormai siamo nella fase conclusiva della gara; gli ultimi 10 Km. È il tratto che si corre con il cuore che si gonfia di “considerazione” verso se stessi perché si è consapevole di essere ad un passo dal traguardo che non ti deve e non può sfuggirti.
Ci si è allenati per questo! Si deve avanzare ad ogni costo senza cedere alla tentazione di fermarsi a camminare come accade a tenti che superiamo nell’ultimo tratto nonostante il nostro ritmo sia calato sensibilmente.
Ormai non si guarda più né il tempo né si pensa alla distanza che ci separa dalla conquista della medaglia di partecipazione.
Al posto del cuore ora è il momento degli occhi che intravedono l’arco sotto il quale è posto il traguardo anche se è ancora lontano.
A 2 Km dall’arrivo il ristoro è saltato quasi da tutti, ma noi prendiamo ancora un bicchiere di integratore che non fa mai male.
A questo punto Rosalia che, come consiglia Sergio Civita il nostro presidente, è abituata a dare tutto quello che resta, si mette ad un passo più sostenuto. Non voglio rallentarla ancora oltre e metto in campo un residuo di orgoglio ed esco dalla mia andatura resiliente per starle dietro.
Dopo la salita che ci porta a costeggiare il Circo Massimo, parto per aggredire un l’ultimo Km stando agganciato alla mia compagna. Costeggiamo il Colosseo e ci immettiamo in Via del Fori Imperiali. La vista dei display che indica il tempo e la voce dello speaker ci danno la carica per non cedere negli ultimi 200 metri.
L’abbraccio con rosalia, la medaglia al collo, la foto ricordo, il telo a coprire per proteggerci dal freddo, un bottiglia d’acqua, un bicchiere di birra, la faccia rivolta al sole che scalda, il telefono che si spegne, il ritiro dello zaino, un cambio veloce, il ritrovarsi per caso, il girare a zonzo per individuare il varco per uscire nel mondo “normale” della città, la ricerca della strada più breve per tornare in Cavour …
Il sottile piacere di soffrire per fare i passi necessari per coprire la distanza che ci separa dall’incontro con Angelo (4:00’15’’), Franco (4:15’00’’) e Tonino che troviamo distesi sui letti a raccontarsi ognuno la propria gara, con Tonino eroe di se stesso, che ha battuto il suo record personale sulla Maratona con una media di 4’42” e un totale di 3:19’45”!
Una doccia e poi tutti ad abbuffarci alla “Buona Cucina” Giovanni Peduto a pochi “passi” dall’Hotel Marco Antonio.
È sempre un piacere poter commentare le storie di corse allentando la tensione muscolare e sciogliendo quella psicologica accumulata lungo l’intero percorso che porta a correre una maratona intorno ad una tavola imbandita e sorseggiando un gradevole bianco frizzante dei Castelli Romani. A conclusione ecco che compare a tavola una Ferrari che tonino aveva tenuto in serbo per l’occasione ed ecco il brindisi con il quale si segna una tappa importante per il vissuto di ognuno di noi che potremo sempre raccontare aggiungendo, di volta in volta, qualche particolare che a caldo ci sfugge.