Oggi voglio parlare del calciatore Suarez, cercando di analizzare i risvolti che emergono da questo nuovo pasticcio all’italiana. Partiamo dall’inizio. Il calciatore Suarez, con uno stipendio promesso e stabilito di 10 milioni di euro all’anno, deve essere ingaggiato dalla Juventus, ma non ha la cittadinanza italiana, che è necessaria per poter essere tesserato in Italia. La Juventus, come dice il suo presidente Andrea Agnelli, “si attiene sempre alle regole” e allora, il capo dell’area sportiva Fabio Paratici, amico della ministra De Micheli, contatta la ministra, per cercare di trovare il modo, per poter fare avere subito la cittadinanza italiana a Suarez, invece di dover aspettare i canonici quattro anni di residenza in Italia, per poterla ottenere. La ministra De Micheli, sensibile al grido di dolore del suo amico Paratici, subito si adopera e mette in contatto Paratici con il capo gabinetto del Ministero dell’Interno, per sistemare la faccenda. Ma c’è il problema che, per poter avere la cittadinanza italiana, bisogna conoscere la lingua italiana, ma Suarez non conosce nemmeno una parola d’italiano e, allora, si mette in piedi un “esame farsa”, presso l’Università per gli stranieri di Perugia, con le domande e risposte preconfezionate, dai legali della Juventus con i professori di Perugia, ( trattati dalla Juve, in questa circostanza, proprio come raccattapalle ), per poter dare la “patente” di cittadino italiano a Suarez. Siccome, però, il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi, qualcosa va storto in questa emblematica “soap opera “ed ora sono sotto inchiesta penale, i professori di Perugia, Fabio Paratici ed anche due avvocati di Torino, che hanno fatto da tramite con i professori che hanno promosso Suarez, all’esame di italiano. La premessa è questa, ora vediamo di trarre qualche doverosa conclusione. Da questa vicenda, emerge che la Juventus, ancora una volta, ha dato una nuova prova della sua innata predisposizione a violare le regole, pur di ottenere quello che vuole e su questo è recidiva, in quanto il suo certificato morale e penale, fornisce ampia prova e testimonianza della sua condotta oltre la legge. I professori dell’Università di Perugia, a loro volta, sono stati già interdetti per otto mesi dalle loro funzioni, ma meriterebbero di essere rimossi per sempre, per aver violato non solo la legge penale, ma anche i principi morali del loro lavoro. Questa vicenda, è uno spaccato dell’Italia ed è uno scandalo che va oltre lo sport, perché riguarda ed investe il costume del nostro Paese, dove la forza del potere, a tutti i livelli, poggia sul famoso motto del marchese del Grillo: “io sono io e voi non siete un ….” È miserevole, dover constatare questa vergognosa realtà, ma è una realtà che non possiamo ignorare, perché è quella dove si consumano favori e privilegi, da parte di chi ha il potere, in tutti i campi, a spese di tutte le persone che vivono onestamente e mandano avanti la barca Italia, dove, purtroppo, molti disonesti, non solo nel portafoglio, ma anche nell’anima, continuano sempre a stare ai posti di comando. È proprio un’infinita tristezza, per le persone serie ed oneste, vedere questo tipico spettacolo italiano, con “l’arroganza del potere,” sempre al centro della scena.
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