Uno dei detti antichi che raccontava spesso mio padre era: “Pigliate o buono quanno te vene, ca o malamente nun manca maje”. A vedere quello che succede quotidianamente …, faccio tesoro di questo insegnamento e non perdo occasione per organizzare, con il noto gruppo enogastronomico dell’ADB Paestum, escursioni e viaggi all’insegna del buon bere e del buon mangiare. Dopo il bellissimo viaggio a novembre in Toscana (ampiamente documentato su queste pagine), questa volta è toccato al Lazio, regione, a torto, trascurata dai mass media dal punto di vista enologico. Tutto è iniziato qualche giorno prima di Natale, quando sono stato invitato, con pochi intimi, all’enoteca Chez Amis per una degustazione di un’azienda laziale: Omina Romana di Velletri. Ad organizzare l’evento è stato Enzo Falcone, sommelier del ristorante stellato Rossellinis del Palazzo Avino di Ravello che si occupa anche della promozione di questa bella realtà laziale. Degustando e chiacchierando con dei magici stuzzichini preparati da Silvia, titolare di Chez Amis, c’è scappato un invito in azienda. In queste circostanze, in modo veloce e deciso, ho proposto di portare anche il gruppo ADB e di fissare la data. Enzo ha accettato senza esitazione ed abbiamo deciso per mercoledì 10 gennaio. Così, oltre a questa cantina, ne abbiamo approfittato per visitare altri luoghi interessanti. Ecco il “diario” di questa 2 giorni indimenticabile. La prima tappa, naturalmente, è stata la cantina Omina Romana a Velletri. A riceverci abbiamo trovato il titolare, l’imprenditore tedesco Anton Boerner, che con idee chiare e decise punta a portare la sua azienda molto in alto. Nel 2004 ha acquistato 80 ettari nell’agro velletrano e dopo diversi studi e sperimentazioni ha impiantato 60 ettari a vigneto. Il dott. Boerner ci ha accompagnati nei vigneti e ci ha spiegato che i suoi impianti sono coltivati a Viognier e Chardonnay per quanto riguarda i bianchi, mentre i rossi sono a Merlot, Syrah, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Tra le varietà locali sono presenti Cesanese, Montepulciano, Incrocio Manzoni, Moscato e Bellone. Nel vigneto nulla è stato lasciato al caso, tutto è stato meticolosamente studiato e calcolato sin nei minimi dettagli. Pensate ci sono 360 km di irrigazione per garantire un’umidità che permette agli acini di non diventare troppo grandi perdendo in profumo e qualità. Ogni pianta viene catalogata e monitorata. L’uva è sana, anche grazie a un venticello che viene dal mare, ma soprattutto per la presenza di una stazione meteo che monitora il tutto. Poi siamo passati in cantina e, nel percorso per arrivarci, abbiamo visto una foto della cancelliera tedesca Angela Merkel insieme allo staff aziendale. In seguito, l’enologo Simone Sarnà ci ha spiegato tutte le moderne tecniche della vinificazione e dell’invecchiamento dei vini nelle prestigiose barrique. Per concludere, la fase più bella: la degustazione. Insieme al dott. Boerner abbiamo degustato 12 vini! Qualcosa di indimenticabile. Vini di struttura e complessità che si possono paragonare a grandissimi vini di caratura mondiale. Gli ultimi due degustati, il Merlot 2015 e il Cabernet Franc, non ancora in commercio e prelevati in “vasca”, già adesso si esprimevano a livelli che sfioravano la perfezione. Sono sicuro che il dott. Boerner, insieme alla figlia Katharina, con l’amore e la passione che hanno per il proprio lavoro, riusciranno nel loro intento di portare i vini di Omina Romana nei locali più blasonati del mondo. Devo ammettere che ho visitato centinaia di cantine (tra Italia e estero), ma una che producesse, nella sua totalità, vini di questa eccelsa qualità non me la ricordo. A seguire siamo andati in albergo, il piccolo Hotel California ad Ariccia, pulito, accogliente e funzionale. La scelta di pernottare ad Ariccia è stata fatta per degustare la famosa porchetta. Per farlo abbiamo prenotato in una delle “fraschette” (tipo di osteria la cui diffusione è limitata principalmente alla zona dei Castelli romani) aricciarole più note: “Dar Vignarolo”. Il posto è molto spartano, senza fronzoli, misero ed essenziale. I tavoloni e i banchetti sono quelli da sagra paesana, le tovaglie di carta, posate avvolte in tovaglioli di carta, i bicchieri sono quelli casalinghi senza piede. Il locale è suddiviso in due sale, in entrambe c’è la tv, in una c’è la griglia a vista, mentre nell’altra c’è un ricco banco con i salumi. Proprio la tipica fraschetta dei Castelli romani. A gestire il posto ci sono due giovani fratelli, Giorgio e Giordano Pigliucci, entrambi solari e gentili che ti accolgono con molto calore. Il nostro menu era composto da “Antipasto Dar Vignarolo” (porchetta, mozzarella di bufala, formaggi misti, coppiette, salsiccette, affettati misti, bruschette miste e fagioli con le cotiche), “Bucatini alla gricia”, “Bucatini all’amatriciana” e “Tagliata di manzo con patatine”. In abbinamento abbiamo preferito (e ci stava molto bene) il vino rosso sfuso dei “Castelli”, fresco, leggero, piacevole e beverino. Siamo stati bene, era proprio quello che cercavamo, una bella esperienza. Il tutto ci è costato solo 26 euro a persona! Il giorno seguente siamo andati a visitare la cantina “Casale del Giglio” a Le Ferriere nei pressi di Latina, siamo nell’Agro Pontino. Un’altra bella e importantissima realtà laziale, più grande (produce circa 1 milione e mezzo di bottiglie), moderna, ma ricca di storia. Appartiene alla famiglia Santarelli che nel 1985 lanciò questo ambizioso progetto enologico. Casale del Giglio ha convertito i suoi 150 ha in vigneti selezionando le uve che più si adattavano al territorio. Oggi l’azienda offre una gamma di 20 etichette: 8 bianchi, 1 rosato, 7 rossi, 1 passito e 3 grappe. Tutti vini di assoluto fascino, da scoprire uno a uno apprezzandone ogni minima peculiarità. Per noi, a riceverci abbiamo trovato Mirko Celani, brand ambassador dell’azienda. La pioggia non ci ha permesso di andare nei vigneti che circondano la cantina, ma il gentilissimo Mirko ci ha fatto visitare la cantina in tutte le sue sfaccettature, dalla zona di produzione alla bella barricaia. Poi, anche qua, come succede in altre cantine, siamo passati alla degustazione magnificamente accompagnata da porchetta e pecorino. Ci sono state messe a disposizione tutte le etichette. Ecco quelle più apprezzate: Chardonnay, Sauvignon, Viognier, Petit Manseng, Bellone, Merlot, Shiraz, Petit Verdot, Madreselva e Mater Matuta. Tutti vini senza difetti, dove si evidenziava l’eccezionale rapporto qualità prezzo. Alla fine, soddisfatti, abbiamo preso la “via” di casa e ricordando, ancora una volta, il detto che mi diceva mio padre “Pigliate o buono quanno te vene, ca o malamente nun manca maje”, stiamo già pensando dove andare la prossima volta …
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