Il territorio cilentano è stato teatro di guerre e di dominazioni, che hanno avuto come protagonisti Greci, lucani, latini, goti, bizantini, svevi, normanni, longobardi, angioini, aragonesi… ed ognuno di questi popoli ha lasciato tracce del proprio passaggio. A saper leggere nelle zone archeologiche, come nelle torri di avvistamento e di difesa delle coste, nelle chiese e nei conventi dei centri dell’interno, nei castelli e nelle rocche, nei palazzi gentilizi, viene fuori l’evolversi della storia del territorio. Itinerari mirati alla scoperta e valorizzazione di questa “arte minore” possono dar vita ad un filone di turismo culturale capace di fare una iniezione alla languente economia delle zone interne. E se comuni, pro loco e operatori economici mettono da parte l’ignobile fiera dell’incultura animata dalle “sagre” estive per dedicare i pochi mezzi finanziari e le tante energie fisiche ed intellettuali al recupero e alla valorizzazione delle proprie radici storiche e culturali, possono dare un contributo notevole allo sviluppo d un turismo per il momento un po’ elitario e certamente minoritario, ma che può, nell’immediato futuro, recitare un ruolo di primo piano per il decollo delle zone interne. È appena il caso di ricordare che Umbria e Toscana hanno rilanciato la propria immagine turistica, fidando molto nel recupero e nella valorizzazione dei piccoli paesi disseminati per valli e colline. Il Cilento interno ha storia, paesaggio, caratteristiche urbanistiche per ripetere, con successo un analogo esperimento. Dall’Italia e dall’estero c’è stata negli ultimi decenni una corsa all’acquisto di casali di campagna nelle regioni del Centro Italia. Ritengo che le zone interne del Cilento siano ugualmente appetibili, e già qualcosa si muove in questa direzione. L’istituzione del Parco può facilitare operazioni di questa natura. E, d’altronde, la legge, che fa esplicito riferimento al “restauro dei centri storici e di edifici di particolare valore storico e culturale” e ”al recupero dei nuclei abitati rurali”, intende proprio dare una spallata per il decollo dell’economia turistica del territorio. Allora turismo culturale, ma anche agriturismo. ed è risaputo che l’agriturismo fa leva nelle AZIENDE agricole e sui prodotti genuini della terRa. Abbiamo già avuto modo di sottolineare le colture tipiche dell’agricoltura cilentana: viti, ulivi, fichi, castagni, alberi da frutta della collina. Ma agriturismo vuol dire anche cibi genuini. Ed il pensiero corre alla pasta fatta a mano, fusilli e cavatielli ma non solo, agli insaccati (salsicce, soppressate, capicolli, prosciutti) e a tutta la vasta gamma della pasticceria, frutto dell’inventiva della civiltà contadina. La “gastronomia”, questa è un’altra carta che il Cilento può e deve giocare per il proprio rilancio. E la cucina dei nostri paesi ha tutte le carte in regola per conquistare i palati di turisti italiani e stranieri. Ma agriturismo vuol dire mettere a disposizione degli ospiti la propria azienda agricola, far fare loro esperienza nei lavori dei campi, approntare un’ospitalità confortevole, nella casa di campagna. E la pratica dell’agriturismo vuol dire allora recupero delle abitazioni rurali, delle masserie, delle casi padronali, significa, in ultima analisi, rianimare le nostre campagne e dare loto vita nuova con attività economiche remunerative. Ma le zone interne del parco offrono opportunità di praticare forme di turismo alternative: Campeggio, cicloturismo, ippoturismo, trekking. Le zone dove impiantare i campeggi sono tali e tante, a ridosso dei centri abitati, lungo i numerosi corsi d’acqua, nelle ridenti vallate, alle falde dei monti. C’è solo l’imbarazzo della scelta, così come migliaia sono le opportunità di praticare il cicloturismo lungo le strade assolate di collina o ombreggiate di montagna, là dove la civiltà delle macchine non ha ancora generato smog e stress. E gli imprenditori coraggiosi, intraprendenti, lungimiranti possono tranquillamente puntare su impianti di maneggio; spazio ed opportunità non mancano. E l’ippoturismo assicura nell’immediato e, soprattutto, nel futuro affari d’oro. Ma un Parco Nazionale è soprattutto il paradiso dei “camminatori”. Il “trekking” è la forma di turismo più connaturale ad un parco. E per gli amanti della natura la vastità del territorio offre tali e tanti itinerari che francamente è difficile elencarli tutti. Le montagne (Bulgheria, Gelbison, Stella, Cervati, Alburni), i corsi dei fiumi (Sele, Calore, Alento. Bussento, Lambro, Mingardo), i fenomeni carsici (Pertosa, Castelcivita, Caselle in Pittari, Laurino, ecc.), le gole, le grotte sono altrettante tappe di un viaggio avvincente alla scoperta di flora e fauna sì, ma anche di preesistenze storiche-culturali-monumentali, dove l’uomo cilentano ha lasciato traccia del suo passaggio e/o della sua permanenza. Turismo culturale, agriturismo, ippoturismo, cicloturismo, trekking possono contare su provvidenze opportunamente previste dalla legge. La loro pratica può diventare una grande occasione di rilancio dell’economia del Cilento interno. Ed è per questo che ancora una volta mi preme sottolineare che la creazione del Parco Naturale del Cilento.Vallo di Diano è una grande occasione di civiltà e di sviluppo che i cilentani non possono e non debbono lasciarsi sfuggire.
P.S.
Questo pezzo è tratto da un mio saggio del 1992 dal titolo “IL PARCO NATURALE CILENTO-VALLO DI DIANO. Un’occasione di sviluppo”. Lo pubblicai con il mio editore storico Giuseppe Galzerano. Me ne sono ricordato qualche giorno fa leggendo il resoconto della conferenza stampa del ministro FRANCESCHINI, che lanciava L’ANNO DEI CAMMINI. Noi nel Cilento ne parlavamo e lo proponevamo con un saggio nell’anno stesso della promulgazione della legge istitutiva del Parco, 1992. Ma qui da noi la storia arriva quasi sempre in ritardo! Purtroppo. Meglio tardi che mai. Condivido con un pizzico di orgoglio la notizia e prometto che scriverò presto una riflessione sul tema, attualizzandolo, anticipando, fin da adesso, come premessa di fondo, che l’Anno dei Cammini, consentirà di godere della bellezza della natura con la voce del silenzio, che è la voce della poesia e che esalta tutti i sensi in un rapporto di osmosi e di interscambio creativo tra l’uomo e l’ambiente circostante. Per praticare questo tipo di turismo il Cilento è l’ambiente ideale. Buona lettura per la riscoperta di se stessi. Io allora come ora. Ieri (1992) come oggi (2017) sono a disposizione con un atto generoso d’amore per riscoprirne, ipotizzarne e valorizzarne lo sviluppo a porte di futuro. Nonostante gli anni resto un inguaribile malato di utopia.