Palumbo riporta Franco Sica nella stanza della giunta comunale nello stesso posto, più o meno, che aveva con Italo Voza. Tutti sanno a Capaccio la dedizione di F. Sica verso lo sport e l’atteggiamento propositivo che ha avuto nel corso della passata giunta Voza verso le associazioni sportive che operano a Capaccio Paestum.
Tutti conoscono anche che Lo stesso Sica ha lasciato la giunta, insieme ad Enzio Franco, per correre in contrapposizione con Voza per la carica di sindaco chiamando a raccolta ben 64 candidati divisi in 4 liste.
Pertanto, era chiaro che Sica avesse in progetto per la “Città del templi” alternativo a quello di Voza e degli altri quattro candidati scesi in campo. Ad una certo punto ha anche accolto nelle sue fila il Dott. Antonio De Rosa, che desistette dal continuare la corsa da candidato sindaco.
Quando arrivò Franco Palumbo nel gruppo dei 5 che sfidarono il sindaco in carica trovò già in campo Nicola Ragni, Angelo Quaglia, Antonio Bernardi tutti aspiranti a sedersi sulla poltrona che molti davano già per assegnata a Voza vista la frantumazione delle opposizioni.
Da tempo, però, il sistema elettorale delle comunali lascia spazio a sorprese sia nelle grani città sia in quelle più piccole. Per cui, tutti potevano sperare nel ballottaggio per ribaltare l’eventuale secondo posto conquistato nel primo turno previsto per l’11 giugno u.s.
È la stessa legge elettorale consente, ai candidati ammessi al ballottaggio, entro sette giorni dal primo turno di votazione, di “dichiarare il collegamento con ulteriori liste rispetto a quelle che erano ad essi collegate nella prima votazione”.
In ogni caso il sindaco eletto può contare su un premio di maggioranza dei 23 dei consiglieri che gli consente di amministrare tranquillamente per dare attuazione al mandato popolare. 13 dei consiglieri il legislatore lo ha riservato in ogni caso all’opposizione: i seggi sono divisi proporzionalmente ai voti ottenuti tra le liste che appoggiavano gli altri candidati sindaci. Se all’aggregazione di liste che appoggia un candidato sindaco, il solo consigliere è il candidato sindaco stesso: nel nostro caso è successo con Nicola Ragni.
Gli altri 2 raggruppamenti che hanno avuto riconosciuto posti in consiglio sono stati quello di Italo Voza, con lui sono stati eletti anche Pia Adinolfi e Luca Sabatella. Mentre le liste di Sica hanno mandato in consiglio Sica stesso e Francesco Petraglia.
Franco Sica, a differenza del fratello Enzo, in accordo con il suo gruppo ha evitato di dare indicazioni di voto ai suoi elettori lasciandoli liberi di votare chi ritenevano più vicino alle loro aspettative e, fin da subito, ha anche garantito che dal giorno dopo avrebbe assunto un ruolo di consigliere comunale non di “consigliere di opposizione”, nell’interesse della comunità capaccese e pestana.
Invece, dopo pochi giorni dal voto del 25 giugno Italo Voza lascia il posto in consiglio a Pasquale Mazza dichiarando conclusa la sua esperienza politica. Dall’altra parte, Franco Sica accetterebbe un posto di assessore nella giunta Palumbo al fianco di Giuseppe Troncone ed altri ancora da individuare.
Questo giro di “valzer”, al di là della valenza delle persone coinvolte, creerebbe un vulvus nel sistema elettorale comunale che prevede una ripartizione dei seggi con i 23 alla maggioranza e 13 alle minoranze.
Infatti, già corrono voci della decisione dei 2 consiglieri, evidentemente concordata con Sica e gli altri candidati, di andarsi a sedere già da subito sugli scranni della maggioranza che sostiene il sindaco Palumbo.
Su questa onda potrebbe accadere che anche gli orfani di Voza possano (non è detto che lo faranno mai) acconciarsi a fare un’opposizione morbida al sindaco “venuto da fuori”: sempre nell’interesse generale della città e dei cittadini di Capaccio Paestum.
La via maestra che avrebbero dovuto imboccare Sica e Palumbo sarebbe stata quella dell’apparentamento per il 2° turno per spartirsi, dopo, il 63,3% dei posti (10)previsti in consiglio comunale, lasciando l’altro 33,3% dei posti (6) a chi legittimamente avrebbero fatto opposizione, costruttiva certamente, ma sempre opposizione: ruolo che assegna la legge elettorale a chi esce perdente dal confronto elettorale.
Allargare la propria maggioranza potrebbe essere il “troppo” che guasta per Franco Palumbo.
Potrebbe essere il granello di sabbia che va ad inceppare l’ingranaggio perfetto che è riuscito a oliare così bene in questi mesi da dargli una vittoria impressionante: i suoi eletti, e quelli non eletti, potrebbero sentirsi depotenziati; gli avversari che oggi sono tutti pronti a fargli gli auguri, potrebbero intravederci un segnale di poca fiducia nella sua compagine; chi sperava in uno “scorrimento” della lista con la nomina di consiglieri al ruolo di assessori potrebbe prendere le distanze …
Palumbo. Però, ha una grande esperienza amministrativa alla spalle e certamente avrà fatto bene i suoi conti.