di Bartolo Scandizzo
In Italia c’è l’emergenza terrorismo, c’è il problema dei risparmiatori che si sentono truffati dalle banca Etruria che ha bruciato i loro risparmi, c’è il problema dell’immigrazione travolgente …
Ma c’è un’occupazione strisciante che ha travalicato i confini delle aree protette ed ha invaso senza se e senza ma campi e giardini, spazi che di solito sono riservati agli animali domestici e a coltivazioni di ortaggi, legumi, vigneti … di tratta degli ungulati.
In Italia si calcola siano un milione che, grazie alla capacità di riproduzione, in pochi ani potrebbero raddoppiare!
In alcune regioni, per esempio la Toscana, si sta discutendo una legge obiettivo per gli ungulati che in realtà è una legge di emergenza e per tre anni si prevedono selezioni abbattimenti anche nelle aree protette maggiore protezione delle aree agricole.
I coltivatori, fiancheggiati dalla Coldiretti, chiedono di più: “bisogna ammazzarli anche nei parchi e aree naturali dove partono”. dice Stefano Masini responsabile Ambiente e Territorio della Coldiretti nazionale.
I Ministeri dell’Ambiente dell’agricoltura, dopo una lunga discussione, hanno deciso solo di vietare nuove emissioni di cinghiali.
I cinghiali di notte dormono nelle riserve naturali che confinano con campi coltivati o piccoli orti, e di giorno scorazzano oltre i “confini” difesi con poca convinzione con strumenti arcaici e con barriere elettriche che, purtroppo, non riescono a dissuadere l’esercito di ungulati a rintanarsi nel cupo delle foreste.
Né è possibile immaginare di calmare la rabbia di una moltitudine di piccoli coltivatori che si dilettano a lavorare piccoli appezzamenti di terreni i cui prodotti sono destinati all’autoconsumo.
Le storie di piccoli e grandi drammi quotidiani hanno convinto la Coldiretti a dichiarare una guerra al cinghiale in Toscana. Una guerra che facilmente sarà esportata in altre regioni.
Da un lato ci sono un milione di cinghiali in Italia e dall’altra migliaia di imprenditori e piccoli proprietari che non faranno sconti e non sono disposti a costruire recinti per chiudersi dentro per evitare che la grande invasione dilaghi senza argini.
Ed eccoci a noi … Noi che abitiamo il parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Un’isola felice baciata dal sole e dal mare. Coste, colline e monti che ci evitano la noia di vivere un luogo banale. Ogni volta che giriamo lo sguardo questa terra ci sorprende e spesso ci lascia senza fiato. Se gli ungulati potessero parlare, racconterebbero così il nostro mondo.
Ma la ragion di stato ci impone di agire prima che sia troppo tardi per salvare il salvabile. Il nuovo presidente e il nuovo consiglio pongano la questione anche qui da noi. Lo facciano nel modo meno cruento possibile e, se è possibile, traendone anche un ritorno economico con la lavorazione e la vendita della carne. I pochi lupi che ancora cammino la montagna non se ne avranno a male, anzi si sentiranno sollevati da fatto che l’uomo si riappropri del suo ruolo di regolatore oculato della catena alimentare.
Usiamo pure il termine “selezionare” e non “sterminare” ma diamo inizio ad una graduale e speriamo risolutiva riduzione del danno, prima che la popolazione s’incattivisca fino al punto di non riuscire più a capire al differenza tra il governare il territorio e farsi sovrastare dal regno “animale”.