Il problema principale? Non la mancanza di un serio e ben strutturato piano di investimenti pubblici o la restrizione dell’accesso al credito. La criticità maggiore per le imprese edili della provincia di Salerno risiede nella lentezza della macchina amministrativa, che non riesce a dare risposte concrete in tempi accettabili e non è in grado di attuare provvedimenti operativi in ottemperanza alle decisioni ratificate dalla filiera istituzionale. È questo lo scenario che emerge dalle risposte di un panel di 100 aziende (articolato in imprese con fatturato fino a 5 milioni di euro; tra 5 e 20 milioni di euro ed oltre 20 milioni di euro) intervistate dal Centro Studi ANCE Salerno nei mesi scorsi nell’ambito del rilevamento periodico “Analisi qualitativa su base semestrale delle dinamiche del settore delle costruzioni in provincia di Salerno”.
Per 33 imprese su cento il primo problema da affrontare è quello della lentezza della macchina amministrativa. Questa importante criticità è maggiormente avvertita dalle imprese con un fatturato superiore a 20 milioni di euro (quasi tutte quelle intervistate). Ma anche le aziende più piccole – meno di 5 milioni di euro – evidenziano la difficoltà relazionale con le P.A. Meno severo il giudizio, invece, delle imprese che fatturano tra 5 e 20 milioni di euro.
Subito dopo si colloca la persistente stretta creditizia che si è rivelata negli anni della crisi – ed anche in questa embrionale fase di ripartenza – particolarmente rigida nei confronti della filiera estesa delle costruzioni. In questo caso sono 27 aziende su 100 a segnalare il problema. E sono le realtà imprenditoriali più piccole a rilevare con maggiore intensità le difficoltà (il 32% del campione). Meno avvertito il credit crunch dalle imprese tra 5 e 20 milioni di euro di fatturato, più allarmate rispetto a queste ultime quelle con oltre 20 milioni di fatturato. Ma il tema dell’inadeguatezza delle professionalità operanti all’interno delle istituzioni emerge attraverso l’individuazione del terzo problema: la scarsa responsabilità/incompetenza dei quadri dirigenziali delle P.A. Due problemi in uno: da un lato – per esempio in tema di programmazione e di gestione dei fondi Ue – la mancanza di risorse tecniche in grado di operare in maniera efficiente e, soprattutto, efficace; dall’altro la vera e propria “fuga” dalla firma di atti e pareri necessari all’attuazione dei provvedimenti e, quindi, alla realizzazione delle opere pubbliche programmate.
Le imprese edili della provincia di Salerno hanno, poi, rimarcato la mancanza di un disegno generale di sviluppo provinciale/regionale (15 intervistati su 100) e solo 12 aziende hanno puntato l’indice contro la riduzione/carenza di investimenti pubblici.
Rispetto alle precedenti rilevazioni effettuate dal Centro Studi ANCE Salerno, si è in presenza di un generale miglioramento del sentiment rispetto alle problematiche segnalate. È molto probabile che di fronte ad alcuni fermenti di ripresa le imprese abbiano attenuato l’atteggiamento critico in merito alle difficoltà della loro quotidianità. È in questo modo che si spiegano il -36% dei giudizi negativi sulla lentezza della macchina amministrativa; il -35% sulle difficoltà di accesso al credito; il -18% sulla scarsa responsabilità/incompetenza dei quadri dirigenziali delle P.A.; il -20% sulla mancanza di un disegno generale di sviluppo economico provinciale/regionale; il -8% sulla riduzione/carenza di investimenti pubblici.
Entrando nel merito dei tre segmenti di fatturato è possibile comprendere che sono le imprese di medie e grandi dimensioni a rimanere fortemente deluse dal livello di lentezza della macchina amministrativa, al punto che i giudizi negativi – in controtendenza con il clima dell’indagine – crescono in questo specifico ambito del panel del 40%. E sono ancora le imprese con fatturato superiore a 20 milioni a non arretrare relativamente alla riduzione/carenza degli investimenti pubblici. Non a caso, quindi, questa tipologia di aziende cresce ancora nei giudizi negativi sulla scarsa responsabilità e competenza dei quadri dirigenziali delle P.A e sulla mancanza di un disegno generale di sviluppo economico provinciale/regionale. E sempre le stesse imprese comprimono radicalmente il proprio pessimismo rispetto al credit crunch (molto di più di quanto non fanno le piccole e medie imprese del panel).
Appare evidente che le dinamiche imprenditoriali risentano positivamente del nuovo clima di fiducia che negli ultimi mesi ha iniziato a prendere piede anche nelle regioni meridionali. L’attenuazione delle valutazioni critiche risulta significativa, anche se proprio l’atteggiamento delle imprese di più grandi dimensioni richiama l’attenzione sul sostanziale stallo delle grandi opere pubbliche derivante non solo dai cronici ritardi delle Pubbliche Amministrazioni e dalla inefficiente gestione programmatica ed operativa dei fondi Ue, ma anche dalla mancanza di una visione di medio e lungo periodo in grado di generare un articolato e solido piano di investimenti pubblici. È molto probabile che sulle valutazioni delle imprese abbia influito l’aspettativa derivante dall’aumento dei bandi gara di gara per opere pubbliche e dall’accelerazione del mercato immobiliare privato. È abbastanza evidente, in ogni caso, che ancora non si intravede, principalmente nel comparto delle costruzioni, un atteggiamento di sostanziale apertura del circuito del credito che resta prudente anche sul versante della ristrutturazione del debito indispensabile per ridare fiato al settore.