“L’istante è nel presente che si frantuma in una miriade di frammenti preziosi, indefinibili che si perdono nell’immediato passato e si propongono in un possibile futuro” (Roberto Bellucci)
“ISTANTI” è la Mostra Personale dell’artista Roberto Bellucci che si è svolta dal 7 al 21 dicembre 2024 presso il Museo “La Fornace” di Agropoli. Un evento che ha ospitato incontri letterari per dare vita alla valorizzazione del territorio. Il 14 dicembre la Mostra Personale di Roberto Bellucci ha ospitato la presentazione del mio romanzo “Mirari”, su cui ha relazionato lo scrittore, regista e autore di testi teatrali Gennaro Guida, e la presentazione di studi e ricerche sul Cilento del sociologo Pasquale Martucci. In quella occasione ho avuto la possibilità di visitare la mostra e dialogare con Roberto Bellucci.
La Mostra Personale di Roberto Bellucci è stata curata dalla Prof.ssa Celeste Annunziata, che nell’introduzione al catalogo scrive: “Credo di poter individuare nella pittura di Roberto Bellucci tre temi principali:
– Seguire il cuore
-Il tema della sofferenza individuale e universale
-Nel dipinto “ISTANTI” dove i frammenti in oro sono quelli “propulsivi”, cioè imprimono gioia all’autore stesso e a chi li guarda, sono il cuore di questo dipinto.
Un dipinto che rapisce lo spettatore è “Il Cielo di Kiev”, un olio su tela di cui Giampiero Minniti scrive:” Con “Il Cielo di Kiev”, dipinto di getto nei primissimi giorni del conflitto che segna quest’inizio di 22° anno del terzo millennio, Bellucci dimostra l’immediatezza dello stato d’animo riflesso in uno sguardo impressionato dall’energia di una luce improvvisa: non è identificabile, non possiede una semantica.
Come un lampo, mantiene la sua apparizione terrifica in un centro di forze rovente che si espande senza più confine.
Una metafora della guerra?
Sarebbe troppo poco. Si tratta di qualcosa che supera, di gran lunga, il semplice monito.
Qui, si è di fronte all’effetto espressivo dell’inestinguibile violenza umana, la tragedia diviene disillusione, conoscenza, partecipazione.
La profondità che il soggetto recupera, si apre alla comprensione degli sguardi molteplici.
E quest’apertura, vissuta come luogo della ricerca, si diffonde come una domanda vitale, necessaria, ineludibile.
Non giudica.
Ma si fa memoria etica”.
L’arte di Roberto Bellucci è traduzione del pensiero, sostiene Maurizio Di Leo, dott. Storia dell’Arte presso l’Università degli studi di Firenze dal 2017, e dal 2020 specializzando alla Scuola di Specializzazione dei beni storico-artistici dell’Università “La Sapienza” di Roma. Così, ne “L’arte di Roberto Bellucci come traduzione del pensiero”, scrive Maurizio Di Leo: “Nella piena forma dell’arte come elemento distintivo del genere umano, Roberto Bellucci esprime nelle sue opere l’individualità di una esistenza con il colore, che diviene primo elemento riconoscitivo delle sue opere. La sua palette di colori si contestualizza nella scelta di colori accesi e vivi, sintomo di una ricerca che lui ha compiuto nei territori africani, dove aveva già vissuto per cinque anni della sua infanzia (tra i cinque e i dieci anni)…Nel dipinto Due mondi, l’autore pone in contrasto coloristico due semicerchi, in un rimando univoco tra simbolo e significato, che suggerisce un’ idea precisa al riguardante. A questo, si potrebbe aggiungere la possibilità del fruitore la possibilità di vedere in quei triangoli centrali la ‘compenetrazione’ di due mondi, spinto anche dalla frase che accompagna la scheda: “L’accoglienza ci dona la luce/Il rifiuto ci dona l’oscurità”. interessante il rimando alla cultura artistica africana o, con molta probabilità, mediterranea grazie a quelle nette spatolate a tessera che compongono alcune zone: un’integrazione culturale che cerca di descrivere in primis una sua grammatica pittorica e, di conseguenza, una propria identità artistica. Lo stesso autore dichiara una scelta ben ponderata di non voler seguire un percorso accademico, per non incappare in forme ripetitive o di influenza, che avrebbero cambiato la sua visione alterandola”.
La pittura di Roberto Bellucci è una pittura intellettuale delle emozioni, come esplicita Silvia Landi nel volume “Roberto Bellucci”: “Definire pittura intellettuale delle emozioni è una necessità per semplificare in tre parole la grandezza del suo lavoro che negli anni ha consentito di conquistare uno spazio importante nella storia dell’arte. Bellucci ha reinventato l’arte con i suoi colori. uno stile inconfondibile per la tecnica che unita alla fervida fantasia gli permette di descrivere ciò che lo circonda. L’occhio è come ipnotizzato dalle opere di Bellucci che rivelano particolari e ne scopre di nuovi mentre scatta nella mente la percezione delle combinazioni dei colori”.
Roberto Bellucci, che anche in questa sua ultima mostra è riuscito ad emozionare i visitatori, è un artista che veicola messaggi profondi e di denuncia attraverso le sue opere. Circondata dai dipinti, mentre affascinata ascolto le sue parole che mi descrivono opere capaci di smuovere le coscienze, mi torna in mente una frase che mi disse in una recente intervista rilasciatami per Unico Settimanale: “L’arte di per sè è continua denuncia. L’arte è lo specchio delle nostre anime. La vera Arte è visionaria e ci mette di fronte alle nostre responsabilità. L’arte urla con forza la via”.