Cominciamo con una premessa importante: in quest’anno 2021 il mio comune di appartenenza non affronterà le elezioni amministrative. L’ultimo mandato per il governo di Stella Cilento, presso cui sono residente, affidato al Sindaco Francesco Massanova, scadrà infatti l’anno prossimo venturo e di sicuro, a tempo debito, mi troverò in una condizione diversa. Tuttavia il clima elettorale che come una cappa di nebbia è calato sui comuni chiamati al voto il prossimo 3 e 4 ottobre, ha suscitato in me una sorta di ansia previdente, che mi ha spinto a pormi una semplice domanda: cosa chiediamo, de facto, alle nostre amministrazioni e cosa ai loro rappresentanti? La condizione dell’elettorato medio cilentano mi appare come spaccata, storicamente attraversata da una frattura.
Se da una parte troviamo i fedelissimi ad un’idea di governo piccolo clientelare, per cui il personalismo è la modalità di pensiero posta alla base della scelta di voto, dall’altra mi sembra vadano affacciandosi sulla scena della politica locale certe gioventù irruente, spesso figlie di un rimpatrio consapevole e non più forzato, tutte intese a travasare sul territorio le loro energie innovative e innovatrici.
Nel primo caso, vetusti elettori “baby boomers” e generazioni ancora antecedenti chiedono strizzatine d’occhi e agevolazioni, il tutto in nome di un buon convivere senza pestarsi né pestare i piedi a nessuno. Nel secondo, eredi dei riformisti sessantottini immaginano un Cilento funzionante e funzionale, libero dal marchio del made in sud Italia.
I primi, spesso, sono coloro che nel Cilento non solo sono nati, ma hanno anche trascorso pressocché tutta la propria vita. Come rimproverargli il mancato adattamento ad una situazione in cui si pretende, quasi ad ogni comizio e di quasi ogni candidato, di essere “il cambiamento”? E di quale cambiamento parlano poi, quegli altri, tutti infervorati dal futuro Cilento? Miglioramento dei servizi, della viabilità, potenziamento dei flussi turistici, valorizzazione della tradizione…
Non che tutto vada bene e nulla meriti lo sforzo di un miglioramento, ma a me l’unica cosa che viene da chiedere, è di tenere fede alla reale specificità dei luoghi, tutelando al meglio il paesaggio. Mica niente. E non si tratta di consegnarsi alla stasi o di rassegnarsi, quanto piuttosto di aderire con coerenza alla propria volontaria decisione di dimora e cittadinanza, proprio qui, in un piccolo borgo del Cilento occupato da 1000 anime a fare la conta.
L’istituzione dell’Ente Parco, le aree protette e patrimonio UNESCO, tra accordi e disaccordi di varia specie, hanno lavorato e lavorano in tal senso.
Ai miei concittadini il promemoria di una scelta: abitare questo territorio, non immaginando di essere da un’altra parte.