Un interessante articolo pubblicato sul The Royal Society Publishing ha descritto un particolare studio psicosociologico tramite il quale si è dimostrato in via sperimentalmente che nei gruppi sociali più grandi in termini di numero di membri la risposta ad una crisi emergente arriva effettivamente più lentamente. I motivi sono diversi ma uno su tutti sembra particolarmente interessante e riguarda la comunicazione umana e la generazione di senso: in assenza (o in limitazione) di notizie certe e fatti concreti su cui basarsi nella fase iniziale della crisi in particolare, le persone iniziano a inventare teorie e “storie”. Inoltre, se le “storie” riportano buone notizie hanno più chance di diffondersi. Come scrivono gli autori, nei gruppi molto numerosi aumentando proprio il numero di interazioni “in un certo senso, le comunicazioni interpersonali possono ridurre la sicurezza effettiva in cambio di una forma di rassicurazione collettiva”.
Interessante la nota al riguardo fatta sempre degli autori che traslano il discorso in ambito social network: “Sebbene i social network eccellano nel fornire supporto sociale, possono funzionare male come strumenti informativi quando si devono affrontare verità scomode, specialmente quando queste sono importanti”. L’attuale pandemia ce lo dimostra.
Sociologi Ans Lombardia