Non solo lupi e cinghiali. Preoccupazioni ci sono per l’emergenza cani vaganti, e quella delle specie aliene terrestri e fluviali, le specie di pesci non locali immessi in fiumi e torrenti e che stanno minacciando le nostre specie autoctone. Nell’ecosistema l’intervento dev’essere pensato per non creare le premesse per altri disastri. L’azione e i danni dei voraci cinghiali ungheresi sono un esempio. Altre presenze vanno difese, sono il valore in più del Parco del Cilento, il suo capitale. Ne parliamo con il professor Domenico Fulgione, naturalista e zoologo della Federico II. Il primo fronte è la situazione della proliferazione dei cinghiali all’interno del Parco del Cilento .
Perché il Cilento deve rivolgersi ad una consulenza dell’Università Federico II di Napoli, per cinghiali, lupi e lontre? Molti osservatori fanno notare che esiste un prestigioso ateneo anche a Salerno.
Semplicemente perché a Salerno, ma anche negli altri atenei campani non ci sono professori di zoologia.
Il Parco spende molto per queste consulenze?
Non lo so quanto spende il Parco per consulenze esterne, dato che non sono un suo consulente. Le convenzioni con il mio dipartimento sono collaborazioni su obiettivi comuni.
Vede la luce per uscire dal tunnel cinghiali?
In molte aree del Parco i cinghiali stanno diminuendo e la tendenza ci dice che gli strumenti messi in atto funzionano.
Ma ancora ci sono danni da fauna.
E sempre ci saranno. Nessuno vorrebbe estinguere i cinghiali. Stiamo parlando di un’area naturale protetta, gli animali qui sono il valore aggiunto. Quelli che fanno fagioli, patate o ceci lo sanno bene, lo sanno e lo sfruttano con prezzi sul mercato proporzionati alla qualità dei prodotti che vengono coltivati laddove vive il lupo, il cinghiale, la lepre italica, il tasso, la lontra e così via. Non possono poi, piangere perché gli animali distruggono i filari.
Ma lei cosa farebbe difronte al raccolto distrutto dai cinghiali?
Io ho il massimo rispetto per i contadini o gli allevatori di bestiame che subiscono danni, questi devono essere assistiti dalle politiche del Parco (cosa che accade), indennizzati, ma allo stesso tempo so bene che se io piccolo imprenditore, decido di coltivare le patate in montagna devo prevedere l’eventualità che il cinghiale possa grufolarci dentro, quella è casa sua! E le patate coltivate lì, sono più buone proprio perché sono più a rischio. Il costo di questi inconvenienti, mi sembrano sia compresi nel prezzo di questi prodotti, le che ne pensa?
E la fauna immessa?
Il Parco ha immesso il capriolo, il cervo e se ricordo bene la coturnice. Le favolette su cinghiali e lupi lasciamoli alla fantasia degli ignoranti. L’amarezza è che la convinzione che il Parco lanci branchi di lupi sul territorio è tale che qualcuno ha addirittura visto la camionetta che svolgeva queste operazioni, qualcun altro mi ha anche detto con precisione quanti lupi sono stati immessi. Roba da non crederci, io sono sconvolto da tanta fantasia. Il Parco si sta adoperando per ottimizzare gli indennizzi per i danni e rendere possibile la convivenza uomo e animale, che è utile per tutti.