Quali sono le sue origini?
Le mie origini sono cilentane: Vatolla, frazione del comune di Perdifumo, il mio paese, invece, attualmente sono domiciliato ad Agropoli.
Di cosa si occupa?
Mi occupo di sicurezza privata, sono una guardia giurata, con la passione costante per la carta stampata.
Come ha cominciato la sua carriera?
Ho collaborato per un paio di anni con un periodico curando una rubrica di attualità e dal 2004 a seguito della perdita di mio padre che mi ha “spronato” a combattere la timidezza ho deciso di pubblicare alcune raccolte di poesie. Nel 2005 è stato stampato “Scripta Manent”. Successivamente “Orlamari” (2012), poi “Come pietre” (2016) e nel 2019 “Tornano le rondini”. Tutti pubblicati da Pubblisfera Edizioni, e, infine, nel tempo ho consolidato la passione per la poesia in vernacolo.
Quali saranno secondo lei le conseguenze che questa drammatica pandemia avrà nel suo settore?
La scarsa attitudine alla lettura, in generale, ha sempre rappresentato un primo ostacolo, una sorta di zavorra che ha mantenuto a bassa quota chi scrive e investe nel settore…Chi pubblica come me da appassionato o addirittura autodidatta ruota nel sistema allo stesso modo come una goccia d’acqua si disperde cadendo in un fiume. Non si vive di poesia e la pandemia non aiuta gli animi a creare una crescita artistica. Si auspica un progresso interiore, un maggiore incremento di buonsenso, merce sempre più rara, una maggiore attenzione in fatto di solidarietà e una crescita di empatia. La famigerata resilienza ci potrà, in parte, salvare. Ma arte in genere e poesia, nel mio caso, non garantiscono una buona proiezione rispetto alla pandemia. Sicuramente la sensibilità ne trae vantaggio ma non sempre sensibilità è sinonimo di serenità.
Quali sono i suoi progetti comuni?
Per quanto riguarda i miei progetti futuri ho appena terminato un libro che è già nelle mani dell’editore. Sono in attesa di pubblicare un racconto che dovrebbe andare in stampa tra qualche giorno. Nato dalla storia vera di un emigrante che è partito da Vatolla per raggiungere l’America, rincorrendo il sogno americano durante la grande emigrazione agli inizi del ‘900 passando da Ellis Island. Il protagonista è mio nonno paterno. Dopo numerose ricerche sono venuto in possesso di foto, schede di registrazione e altri documenti che arricchiscono il racconto.
Ci racconta l’esperienza più bella che ha vissuto nel suo lavoro?
Nel mio lavoro non riesco a descrivere quella un’esperienza migliore di un’altra. Ogni giorno, per me, è un’occasione di crescita personale, di arricchimento e di confronto. Saper ascoltare gli altri, soprattutto le persone semplici ed umili, pur rimanendo fermo e determinato per quanto sono preposto a far rispettare, è l’esperienza più bella.
Cosa rappresenta per lei il Cilento?
Il Cilento è la mia terra e pertanto io sto al Cilento come il battito sta al cuore! Non si può non amare questa terra con tutte le tradizioni dei vari paesi, le confraternite del Cilento antico che ruotano intorno al monte Stella nei riti del Venerdì Santo, la bellezza delle colline che “guardano verso il mare” (da una mia poesia) la messa in scena della lotta tra il Bene e il male nelle tradizionali rievocazioni dell’Angelo e il diavolo. Il ritorno della pizza cilentana con formaggio di capra. La vicinanza a Velia ma soprattutto a Paestum. Amo il mio Cilento perché da sempre respiro l’aria salubre e pulita.
A cura di Lucrezia Romussi