In questo periodo arido e incerto, la creatività di un arrendevole artista indipendente potrebbe essere la locomotiva alternativa e propositiva per un ritorno alla purezza dei linguaggi espressivi. Uno spiraglio controcorrente e sincero, intento a mettere a nudo con coraggio, una concretezza dei contenuti, in antitesi alle dispersioni dei social media e dai cliché delle omologazioni stilistiche. Sei un musicista che ha fatto del suo percorso, un impegno verso la scoperta di nuove formule comunicative, relazionandoti spesso con la chiave teatrale. Come nasce questo tuo interesse?
Il mio percorso musicale fin dal principio è stato mosso dal senso della ricerca del suono nelle sue disparate possibilità. La ricerca di un linguaggio, un modo per esprimere visioni, avendo considerato da sempre lo studio e l’approfondimento della tecnica tanto fondamentale quanto un punto di partenza e non di compimento. In questa curiosità artistica, le possibilità relazionali sono sempre state un centro fondamentale nell’ottica dell’apertura della tessitura di nuove ipotesi e sperimentazioni. Il teatro in questo senso è stato uno dei protagonisti di queste nuove ipotesi. È nato dall’incontro con Progetto Nichel, un progetto di residenza, formazione e produzione, in un dialogo mai scontato che tiene conto della cura e dell’ascolto dell’altro, inteso come attore, regia, drammaturgia e dimensione scenica.
Rilevante per la tua formazione è stato l’incontro con il grande Fausto Mesolella – chitarrista compositore e membro della “Piccola Orchestra Avion Travel” – . Cosa hai rubato al Maestro? Raccontaci, per quel che si può sommariamente, questa tua esperienza.
L’incontro con Fausto Mesolella è stato materia d’ispirazione che mi ha spinto, in particolare, ad indagare il suono della chitarra classica per poi processarla in maniera non consona ed in questa non consuetudine, che si è sviluppata prescindendo dai generi, dalle etichette e dalle classificazioni che ho sentito la libertà della trasformazione sonora in mondi infiniti.
Probabilmente, nella situazione odierna saranno molteplici le difficoltà da affrontare per tirar su un progetto musicale. Tu, al contrario, sei molto attivo e sempre intento a sfornare lavori e spunti interessanti. Nonostante tutto, come fai ad intercettare gli stimoli necessari?
La situazione odierna pone chiaramente il musicista o l’artista in generale in un periodo di stallo e di difficoltà. Ma non credo che sia possibile prescindere dalla contemporaneità, che anzi è l’elemento comunicativo imprescindibile per l’artista. In questi anni ho sentito fondamentale spingere ancora di più sulla ricerca, sui progetti inediti, ricordando di avere nelle nostre mani quanto meno il tempo. È da questo tempo, libero da scadenze ed obiettivi di vendita che possiamo costruire la nostra controproposta, coltivare la nostra resistenza artistica.
Il 18 febbraio con il progetto P.d.C. (Poetica da combattimento) è stato pubblicato il singolo “Il mondo non è” licenziato e distribuito da Overdub Recordings, anticipatore di un concept album. Ti andrebbe di illustrare ai lettori questo tuo nuovo progetto?
“Pdc” è un duo nato nella primavera del 2019 composto da me e Alfonso D’Auria. Il percorso di ricerca si sviluppa intorno al legame tra musica, sonorità noise e poesia, con l’obiettivo di una comunicazione prossima ad un “emotività essenziale”. “Il mondo non è”, il nostro nuovo singolo, è un viaggio musicale registrato in presa diretta nel teatro “Leo de Berardinis” di Vallo della Lucania, scelta volta a catturare l’estemporaneità del momento sonoro nella sua unicità ed irripetibilità. Chi parla è un condannato a morte che accetta il suo destino e prende atto della brutale ripetitività delle dinamiche sociali ed umane, dell’insensata ciclicità della vita. Con questo singolo abbiamo deciso di ripercorrere la storia a ritroso, partendo dalla fine, dall’ultimo capitolo del concept – album (in uscita il prossimo autunno ) perché riteniamo che sia un giusto input per svelare qualcosa della nostra ricerca poetica e sonora. Un modo per anticipare una più ampia sintesi, un procedere ad avvicinarsi.
Come dare al Cilento un ruolo da protagonista, alternativo e attento alle evoluzioni e allo sviluppo di nuove correnti artistiche?
Non credo tanto alle appartenenze quanto alle relazioni, ed in questo senso il Cilento è stato un punto d’incontro. Intanto io ed Alfonso ci siamo conosciuti, in Cilento, e qui abbiamo lavorato al nostro album. Lo stesso singolo, “Il mondo non è” è stato registrato a Vallo della Lucania ed stato realizzato grazie all’incontro di competenze artistiche e professionali del luogo con altre venute da fuori. In questo scambio, in questa commistione, possono nascere nuovi sviluppi artistici. Il nostro territorio per essere, in qualche modo attento alle evoluzioni artistiche dovrebbe innanzitutto conoscere le individualità, sostenere i talenti e favorire le dinamiche progettuali e relazionali.
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