Riconosciuti in tutto il mondo come il Bel Paese, l’Italia può vantare luoghi straordinari. Panorami maestosi, vedute paradisiache, città sul mare. Musei, Chiese, Monumenti. Storia millenaria, miti dell’antichità, innovazione. Descrivere le bellezze, da nord a sud, diviene impossibile. Così la Campania. Da Vico Equense a Punta Campanella alla Baia di Ieranto. Da Positano a Vietri sul Mare, passando per il Fiordo di Furore. E poi le isole: Capri, Ischia, Procida. Cosa dire del Cilento? Il tratto di costa da Agropoli ad Acciaroli. Dai Templi di Paestum alle rovine di Elea-Velia alla Certosa di Padula. Da Capo Palinuro alla Costa della Masseta. Ancora borghi, dirupi, boschi, monti. L’elenco sarebbe infinito. Il turismo in Italia ha un’incidenza consistente (13% del PIL). Purtroppo è tra quei comparti che risentirà maggiormente della crisi, insieme a trasporti, cultura, commercio. Il dato più rassicurante è che l’Italia sarà la meta privilegiata – se il dato epidemiologico lo permetterà. Pertanto, il futuro incerto – messo a dura prova dall’emergenza sanitaria – ha instaurato una psicosi globale. Durante l’isolamento abbiamo desiderato viaggiare, visitare, esplorare. Ora che ci apprestiamo alla Fase 2 siamo inondati dalla paura. Non avremo presenze internazionali. Molti sceglieranno mete vicine, lontane dai flussi, immerse nella natura. Altri hanno già cancellato le loro vacanze, causa crisi economica imminente. Se molti albergatori sono stati costretti a chiudere le proprie attività – e a licenziare molti dipendenti; altri sperano di poter ripartire al più presto. È il caso di un’imprenditrice, titolare di una struttura turistica ad Ascea. Le abbiamo chiesto come sta vivendo questo particolare periodo, quali strategie sta adottando e come ha pensato di rimodulare l’offerta della sua struttura.
Come stai attraversando questo momento, da donna e cittadina, ma anche da imprenditrice?
Sono Angela Criscuolo, titolare del Resort Santa Maria, struttura turistica stagionale che opera nel settore da circa trent’anni. Il Resort, costruito dalla mia famiglia, è nato in un primo momento come residence e nel corso degli anni ha subito profonde trasformazioni, dovute all’evoluzione della richiesta turistico alberghiera. La struttura – per la sua posizione geografica, lontano dal centro e dal mare, immersa nel verde degli ulivi secolari – offre soggiorni prevalentemente alle famiglie ed a un pubblico che oltre a cercare una vacanza mare, ha la possibilità di rigenerarsi all’insegna di un profondo relax, grazie al contatto costante con la natura. In questo momento storico surreale, ho cercato di trovare del buono in una situazione che mi provoca paura e preoccupazione. Mi sono goduta, come donna, un riposo che non riuscivo ad avere da anni. Per cui ho ritrovato una pace a me sconosciuta: quella della mia casa senza orari, impegni e giornate frenetiche; e una profonda unione con la mia famiglia, che per motivi di lavoro non riuscivo a godermi. Sono rimasta a casa per tutto il tempo, rispettando le istruzioni del governo e del Ministero della sanità. Ma in questi innumerevoli giorni sono anche molto preoccupata per la ripresa e per il futuro immediato. La stagione estiva è alle porte e ancora non so quali saranno i tempi e le modalità per poter svolgere la mia attività.
Coronavirus e turismo. Quale estate si prospetta per voi albergatori?
Il Covid-19, almeno per il momento, cambierà notevolmente il nostro modo di vivere e di lavorare. Parlano di un netto miglioramento, ma siamo molto lontani dall’uscita di questa minaccia. Siamo in attesa di istruzioni da parte degli organi competenti per i tempi di riapertura – che mentre per le altre attività sono stati più o meno anticipati – per le strutture ricettive non ancora. Per cui non sappiamo se potremo operare già a luglio o soltanto ad agosto. Credo che tutto dipenda da come prosegua l’andamento del contagio. Anche perché la nostra attività crea grande aggregazione in tutti i suoi luoghi. Ho cercato di pensare come poteva svolgersi il mio lavoro quest’anno. In un primo momento, presa da grande spavento, ho pensato addirittura di non aprire. Poi ho pensato che si poteva provare, con coraggio, apportando grandi modifiche.
Quali ipotesi senti di fare?
Sicuramente ci sono delle scelte importanti da fare. Noi offriamo sia la formula Hotel che Residence. Perciò io credo di far lavorare soltanto il Residence e con metà dell’occupazione, in maniera tale da poter rispettare le distanze in spiaggia e all’interno della struttura. È da rivedere anche l’animazione, che per ovvi motivi non potrà operare. Questo comporterà un cambio di pubblico, sperando che ci siano famiglie disposte ad investire in una vacanza “tranquilla”.
Al momento ci sono state prenotazioni? Quale scenario si è presentato dinanzi ai tuoi occhi?
Al momento ci sono molte prenotazioni, avvenute prima della pandemia. Soltanto qualcuna è stata annullata e abbiamo dovuto restituire l’acconto. Il telefono ha smesso di suonare, d’altra parte non credo che in questo periodo ci siano persone che abbiano voglia di andare in vacanza. Se tutto dovesse procedere bene, credo che ci possa essere un risveglio delle prenotazioni nel mese di giugno. Mese in cui tutti riusciremo a capire il futuro.
Ascea vive di stagionalità. In che modo dovrebbero agire le istituzioni per il rilanciare il turismo in Campania?
L’Italia tutta, io credo sia la nazione più bella del mondo, vuoi per gli scenari naturali, vuoi per la sua cultura. Ogni parte del nostro Paese con le sue caratteristiche è unica. Il Cilento è una realtà particolare, purtroppo. È un posto meraviglioso, ma da sempre non riusciamo a rilanciarlo nel modo giusto. Tutti i posti di vacanza soffrono di destagionalizzazione, ma il Cilento ancora di più. Cosa fare? Ce lo chiediamo da tanti anni, ma credo fermamente che ci sia una grande ignoranza e poco interesse da parte delle istituzioni che sicuramente ritengono altre mete, in Campania, più interessanti da lanciare. Quello che potrebbe essere vantaggioso per la nostra terra sarebbe una collaborazione seria tra operatori del settore. Ma anche qui difettiamo perché c’è molto individualismo e poco spirito di collaborazione, perché ognuno crede di perdere qualcosa nel momento in cui coopera con e a favore degli altri.