Innanzitutto ti ringrazio per aver accettato di rilasciare quest’intervista. Chi è Alberto Cammarano e come si racconterebbe a chi non lo conosce?
Raccontarmi non è mai stato il mio forte, credo di farlo attraverso il mio lavoro, attraverso le mie fotografie. Sono uno dei tanti che prova costruendo giorno dopo giorno il proprio futuro come un sacco della mia età in un paese difficile, arido sotto tanti punti di vista ma allo stesso tempo bello come pochi.
Come sei giunto a collaborare alla realizzazione del corto “Una tradizione di famiglia”, progetto supervisionato da Silvio Soldini?
Sono riuscito Tramite una selezione; ogni anno un collettivo dello IED Officine raggruppa delle troupe dando la possibilità, con un percorso formativo di eccellenza, di realizzare un cortometraggio, seguendo il tutto, dalla scrittura alla realizzazione. L’esperienza è stata molto interessante, perché ti trovi a fare dei brevi laboratori con professionisti del settore cinematografico e, passo dopo passo, costruisci quello che poi vedi sullo schermo, quindi dal soggetto alla sceneggiatura, passando per lo storyboard, dalla pre-produzione alle riprese per poi montare e fare tutta la post, come si fa normalmente per qualsiasi film.
Quali pensi sia la situazione del cinema nel Cilento? E come si potrebbe incentivare?
La questione Cinematografica in Cilento credo sia da quel che ricordo molto piatta, ma questo non riguarda solo il cinema vale un po’ per tutto, dal teatro alla musica alle arti in generale e non solo. La conoscenza e la consapevolezza e la bravura di musicisti, teatranti e appassionati di Cinema in Cilento e molto forte, più che altrove, mi sono sempre confrontato in maniera soddisfacente su questi argomenti, Il fatto è che il Cinema è business e fin quando qualcuno non vuole investirci la macchina non si avvia. Poi esiste una fascia più piccola fatta di passione che va oltre al guadagno che per cause evidenti è lasciata da sola. Per incentivare qualcosa in questo caso il cinema uno spunto che posso dare e quello magari di indire un contest finalizzato ad un piccolo festival che sia per il territorio così che si attiri l’attenzione e dimostri che il Cilento non è solo turismo ma anche arte.
Cosa consiglieresti a un giovane cilentano desideroso di intraprendere questa strada?
La prima cosa che consiglierei è quella di dedicarsi con tutto se stessi a questa strada, di studiare e di guardare molti film, la seconda è quella di mescolarsi con gli altri, fare dei Documentari, cortometraggi perché da soli è molto difficile, quindi circondarsi di attori, musicisti creare delle sinergie.
Progetti futuri?
Sì, sto ultimando la scrittura di un altro progetto molto personale: il lavoro in sé cercherà, come scopo ultimo, di sensibilizzare sul fenomeno dell’immigrazione, andando ad analizzare il rapporto che c’è con il diverso. Tutta la narrazione ha atmosfere desertiche e post- apocalittiche, parlerà del viaggio e della solitudine e di come i tessuti sociali mutino in base alle circostanze trovando costantemente dei nemici.