L’associazione Oltreterra è un’associazione del territorio di Capaccio che si interessa di aiuti umanitari e progetti per l’Africa.
Abbiamo chiesto a Stefania Zerella presidente dell’associazione di farci uno screen della situazione odierna, in questo momento di emergenza per quanto riguarda i migranti.
« I nuovi migranti chiedono quasi tutti l’asilo politico, si differenziano dai migranti economici che vivono e lavorano già in Europa da un po’ di tempo. I media hanno attirato l’attenzione su di loro generando paure ingiustificate. Mentre i burocrati europei li respingono, ed alcuni governi addirittura vogliono costruire muri (in Ungheria e al porto di Calais) la gente comune e le associazioni invece vanno in direzione contraria accogliendoli e dando loro le prime necessità e i primi soccorsi. Bisogna costruire le basi del futuro laggiù nei loro paesi perché per anni c’è stato sfruttamento da parte delle multinazionali dei paesi occidentali. Prendiamo il caso del Niger, che al suo delta (il paese porta il nome del grande fiume che l’attraversa – uno degli ultimi 10 stati al mondo per PIL pro capite) la multinazionale del petrolio Shell ha impiantato pozzi per lo sfruttamento del sottosuolo e lunghi oleodotti per il trasporto del greggio: ebbene dopo molti anni la gente del luogo si ritrova affamata (senza un minimo di condizione di lavoro) e con buona parte del territorio inquinato.»
Tutto questo senza che un governo occidentale alzasse la voce.
Un’altra situazione capestro per le nazioni africane è quello del Land Grabbing, vediamo prima come ce la spiega Wikipedia:
[La locuzione inglese land grabbing (letteralmente «accaparramento della terra») identifica una controversa questione economica e geopolitica venuta alla ribalta nel primo decennio del XXI secolo, riguardante gli effetti di pratiche di acquisizione su larga scala di terreni agricoli in paesi in via di sviluppo, mediante affitto o acquisto di grandi estensioni agrarie da parte di compagnie transnazionali, governi stranieri e singoli soggetti privati. Sebbene il ricorso a simili pratiche sia stato largamente diffuso nel corso della storia umana, il fenomeno ha assunto una particolare connotazione a partire dagli anni 2007-2008, quando l’accaparramento di terre è stato stimolato e guidato dalle conseguenze della crisi dei prezzi agricoli di quegli anni e dalla conseguente volontà, da parte di alcuni paesi, di assicurarsi le proprie riserve alimentari al fine di tutelare interessi nazionali alla sovranità e alla sicurezza in campo alimentare.]
E sappiamo che la Cina si sta comprando i terreni di mezza Africa.
Per i migranti alle nostre porte c’è una radice e una ragione profonda. Parte da lontano, dai tempi delle colonizzazioni fino ad arrivare ai giorni nostri.
Quindi Zerella continua così: «Se vanno le multinazionali a comprare terreno senza dare ai popoli africani le materie prime e gli strumenti per coltivarsi da soli i fondi agricoli ci sarà sempre sfruttamento e conseguente povertà, a questo proposito è indicativo la situazione del Ghana: Il Ghana è stato per anni il più grande produttore di pomodori di tutta l’Africa. Per il sistema protezionistico globale e delle multinazionali del settore (altro che globalizzazione…) il Ghana non ha potuto più esportare i suoi pomodori nei paesi esteri, non solo, ma molti paesi di cui la Cina ed altri, di cui pure l’Italia, hanno venduto in Ghana i pomodori in scatola a prezzi bassissimi stracciando il mercato interno del prodotto.»
Altro che opportunità: la globalizzazione ha portato miseria in quei paesi.
«Il problema non è solo economico ma anche culturale: nelle Università Africane si studia in lingua Inglese e non c’è possibilità per le lingue autoctone di potersi affermare e crescere insieme all’economia del territorio, dequalificando e snaturando le proprie radici.»