On.le Rastrelli, si presenti ai nostri lettori.
Sono Avvocato Cassazionista e per molti anni ho diretto il settore legale dell’azienda municipalizzata acquedotto Napoli. La mia passione politica risale al 1948, anno in cui mi iscrissi al Movimento Sociale. Da allora ho ricoperto tutte le cariche istituzionali, da quella di Consigliere Comunale di Napoli a quella di Senatore della Repubblica, carica che ho ricoperto dal 1979 al 1982. Nel 1994 sono stato sottosegretario al Tesoro del Governo Berlusconi. Nel 1995 sono stato eletto Presidente della Regione Campania, oggi torno a chiedere il consenso degli elettori campani.
Spieghi i motivi per cui ha deciso di proporre la sua candidatura alla presidenza della Regione.
Per riprendere il cammino interrotto dal vergognoso ribaltone che ha offeso la sovranità popolare. Ho impresso al mio primo governo una svolta che ha portato la Campania in Europa, ora vorrei completare il percorso portando l’Europa in Campania per guidare una Regione autonoma e solare.
La Regione avrà sempre più poteri e gestirà sempre più nuove risorse. Quali saranno i primi cambiamenti che il cittadino campano avvertirà se dovesse essere eletto?
Prima di prendere impegni con gli elettori, tengo a precisare che con il mio prossimo mandato si esauriranno i fondi europei per le aree di Obiettivo uno. Il che vuol dire che le Regioni potranno contare solo sulle proprie risorse. In quest’ottica ho impostato un programma di governo che esalti le potenzialità locali e che incentivi la produzione diffusa. Ma il primo passo verso la modernizzazione resta la sburocratizzazione amministrativa, senza la quale non si può avviare alcuna rivoluzione federalista.
Nel campo della sanità, per esempio, moltissimi sono i nostri concittadini che prendono la via del Nord o dell’esterno per avere un’assistenza completa ed efficace. Cosa intende fare per fare in modo che il fenomeno si riduca o addirittura si inverta?
Esaltare le competenze dei tanti professionisti impiegati nelle aziende ospedaliere pubbliche. La Campania offre competenze impagabili che vanno riconosciute e utilizzate incentivando i fondi per la ricerca e per l’assistenza. Senza dimenticare gli interventi strutturali per l’edilizia ospedaliera.
Anche nel campo agricolo ci sono problemi: molte delle nostre produzioni tipiche (olio, vino, pomodori, carciofi, frutta, ecc.) sono sotto scacco da parte dei produttori extra-comunitari per i bassi costi di produzione. Cosa propone per evitare la scomparsa del settore agro-alimentare in Campania?
La realizzazione di un marchio regionale che promuova le produzioni tipiche ma che soprattutto certifichi l’unicità degli alimenti campani. Esperimento che ha già dato risultati positivi come la creazione delle filiere agro alimentari.
Nel campo dell’istruzione la Regione ha più competenze che in passato: basti pensare al dimensionamento scolastico. Quali sono le linee guida della politica scolastica? Metto al primo posto una battaglia culturale per evitare la dispersione, piaga che ancora oggi ci assegna un primato negativo.
Va razionalizzato l’uso delle strutture scolastiche, esaltando contestualmente, le funzioni degli operatori da gratificare con il sostegno alle attività strettamente connesse alla didattica.
Ambiente e qualità di vita. La Campania è cronicamente in ritardo rispetto alle scelte per lo smaltimento dei rifiuti. Indichi la strada che intende seguire per dare risposte definitive al problema.
Il piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti avviato dalla Giunta Rastrelli ha subito la paralisi del ribaltone, uno dei punti di forza di quel programma risiede nei fondi da destinare alla ricerca per la trasformazione pulita e nella raccolta differenziata collegata all’indotto del riciclaggio.
La nostra Regione ha una grande risorsa, il turismo. Ma la grande maggioranza delle presenze sono localizzate nelle zone costiere. Le zone interne invece sono un po’ emarginate. Cosa pensa di fare in proposito?
Il problema della razionalizzazione delle infrastrutture non riguarda solo la Valle del Calore, ma è certo che i nuovi poteri attribuiti alle Regioni consentiranno di sopperire al governo della gestione delle opere pubbliche. Fatta salva la priorità della tutela del paesaggio come valore ambientale quantificabile e inviolabile. A questo va aggiunta la politica di livello generale che persegue la via della riqualificazione del territorio attraverso il decentramento amministrativo e la maggiore attenzione alle realtà locali rompendo lo schema del napolicentrismo.
Auguri!