Sig. Sindaco, si presenti ai lettori de “Il Valcalore”
Ho 50 anni, sono medico anestesista rianimatore presso l’ospedale di Vallo della Lucania. Ho avuto già un’esperienza amministrativa nel 93’ quando ci trovammo a gestire un Ente con gravi problemi economici e tutta l’impopolarità legata a tagli imposti per il risanamento finanziario. Adesso sono stato rieletto a capo di una lista civica, anche se io sono iscritto al PPI.
Lei è arrivato alla poltrona di Sindaco dopo uno scioglimento anticipato del Consiglio. Sicuramente nel paese c’è stata una spaccatura preoccupante. Come pensa di agire?
Per problemi interni al gruppo di maggioranza c’è stata questa crisi amministrativa e questo ha portato una certa animosità nel paese. Io mi sforzerò di essere il sindaco di tutti sperando che questo possa contribuire a rasserenare gli animi.
Ci sono già state delle polemiche per la scelta di qualche assessore. La maggioranza è compatta o è la storia che si ripete?
Il gruppo di maggioranza è compatto, anzi, si sta consolidando un profondo rapporto di amicizia fra noi. Alla gente non interessa il ruolo dei singoli ma i risultati concreti. Comunque ho intenzione di coinvolgere anche chi adesso si sente escluso.
Come intende lei, oggi, la funzione del Sindaco?
Siamo in Europa e sicuramente nell’epoca della globalizzazione bisogna sapere guardare al di là della propria Valle. Bisogna avere una visione aziendalistica della macchina comunale dal momento che i costi di gestione graveranno sempre più sulle spalle dei cittadini, molti dei quali pensionati e disoccupati. Tuttavia nei nostri piccoli paesi non riesco a pensare ancora ad un Sindaco di professione. Nelle amministrazioni ci sono già i professionisti, il segretario, i funzionari, i tecnici a cui è affidata la gestione vera e propria dell’azienda. Io ancora intendo la politica come servizio alla propria comunità, alla “Polis” (alla Città). Credo molto nel gioco di squadra.
Gli impegni che l’attendono saranno certo numerosi. Quali di questi lei considera prioritari?
Innanzitutto cercare di arginare lo spopolamento continuo ed esercitare poi una progressiva azione pressi i soggetti competenti per il miglioramento della viabilità con Vallo, Roccadaspide, il Vallo di Diano e Salerno. I nostri paesi sono i più isolati della Provincia. Ciò compromette non solo qualsiasi discorso di sviluppo anche turistico ma anche il pendolarismo lavorativo, scolastico e qualsiasi discorso serio sull’emergenza sanitaria, che è l’altra priorità. Stiamo festeggiando anche noi ancora l’apertura dell’ospedale di Roccadaspide. Tuttavia da quest’ultima ci separa la stessa distanza che ci separa da Vallo.
Quali sono i rapporti con i comuni vicini?
I rapporti con i comuni vicini sono buoni e soprattutto sui temi a cui ho accennato prima. C’è bisogno di fattiva collaborazione, senza furbizia paesana, soprattutto nella gestione di qualche servizio per abbassare i costi.
Cosa può fare, concretamente, il Comune per i pochi giovani che sono rimasti?
L’unica possibilità che ci resta è la valorizzazione turistica della zona, cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, col recupero delle residue attività agricole, pastorali ed artigianali esistenti. Incentivare le cooperative che si stanno formando e che già fanno accoglienza ed assistenza ai turisti anche nelle case private con molta professionalità e a prezzi modici, facendo capire che il posto fisso è finito ma ci sono altre possibilità interessanti.
Laurino, per storia e cultura, non ha niente da invidiare ai più blasonati e pubblicizzati comuni dell’Umbria. Come intende valorizzare questo patrimonio?
Laurino più ricco di storia: è stato anche Città – Stato con relativa autonomia. A testimonianza di ciò restano ancora, nonostante l’incuria degli uomini, bellissime chiese, conventi, le torri, le mura e tutto il centro storico che va assolutamente recuperato. Per passare ai fatti possiamo dire, con soddisfazione, che l’acquisizione e l’imminente restauro del palazzo ducale, posto sulle parti più alte e suggestive del colle da parte del Parco Nazionale e l’acquisizione ed il restauro del convento di S. Antonio che, con i suoi affreschi, rappresentano un primo passo per la conservazione della memoria storica del nostro paese.
A proposito, è vero che ci sono problemi che rischiano di fare perdere i circa sette miliardi destinati al recupero del convento di S. Antonio?
Purtroppo i lavori devono essere finiti improrogabilmente entro giugno del 2001, pena la revoca dei finanziamenti comunitari. E dopo tre anni della concessioni degli stessi, il comune non è ancora venuto in possesso dell’immobile che appartiene a privati. Le spese finora sostenute ammontano a circa 6 miliardi: sarebbe un’autentica iattura per il nostro paese se non riuscissimo a risolvere il problema: dovremmo accollarci l’onore della spesa. Una storica occasione di rinascita si tramuterebbe in un disastro finanziario. Stiamo facendo l’impossibile affinché questo non avvenga!
E’ veramente una grossa mole di lavoro. Le auguro, di cuore, buon lavoro.