Sulla spiaggia di Paestum, incontro con un artista capaccese, Enzo Cursaro, da anni cittadino di Verona, città dove lavora. Di origine ioniche-calabrese magnogreche. La sua famiglia, trapiantata a Paestum negli anni ’50, gli ha dato i natali forgiandolo nella cultura classica. Cursaro nasce come pittore concettuale, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, la sua pittura rimane ancora, come acanto al tufo, alla sua terra d’origine, alla luce ed ai colori del Sud, alla sua magia, bellezza e tragedia. Un percorso artistico che nell’ultimo periodo si è evoluto in una prospettiva monocromatica, con base pittorica, che muove timbri di nero bituminoso, opaco, lucido, brillante, toccando luminosità argentee e dorate. Come abbiamo visto alla Galleria “Studio 34” di Saleremo, con la mostra “Nero-Argento”, tenutesi nell’ottobre 2001.
Qual è la scintilla creativa che ti ha guidato verso il monocromatismo di oggi?
Nasce da un’autocritica. Un percorso pittorico che da studio, si è trasformato in ricerca essenziale; la luce e l’ombra, contrasto primario tra bianco e nero, profondità e superficie, infinito e presente, passato e contingente, gioco e dramma.
Esponi per la prima volta nei primi anni ’80, a Cava dei Tirreni e Paestum. Quali sono le successive mostre che hanno ben rappresentato la tua arte?
Ogni esposizione è un evento a se stante, tutte insieme rappresentano la “summa” del proprio lavoro. Il mio trasferimento a Verona, nel 1985, ha creato le premesse per una serie di mostre in diverse città europee: Poitiers, Norimberga, Barcellona, Ginevra, Francoforte e Praga.
Una carriera tutta all’estero, da vero emigrante dell’arte?
Sì. La mia è stata una vita da straniero in patria.
Le tue mostre italiane?
Alla fine degli anni ’90, al museo di Palazzo Ducale a Mantova, presento la mostra “Memoria, Forma – Spazio”. Un lavoro, ricco di energia, racchiuso in opere di grande forza e dimensione. In questa occasione sono state esposte anche opere dello scultore Bruny Sartori, mio carissimo amico. Per me è stata una grande occasione per presentare le mie opere in Italia.
Dopo Mantova?
Da Palazzo Ducale parte un percorso espositivo che si dispiega con mostre in altre città; museo di Bassano del Grappa al museo Svevo di Barletta, al museo Miniscalchi-Erizzo di Verona.
Tutto questo riempie la vita, l’arricchisce, c’è occasione di fermarsi, anche se s’è trascinati dalla forza creativa?
Un artista non può mai decidere di fermare gli strumenti del proprio lavoro. La tela esige travaglio, voglia, è un bisogno ancestrale di comunicare sensazioni. Un artista va verso l’oblio della propria fantasia, che rappresenta il dramma e il gioco della vita, e n’è l’umile filtro.
A quando un’altra mostra da queste parti?
Adesso mi piace stare tranquillo su questa spiaggia, poi penso che l’occasione arriverà senza bussare, e quando sarà certamente sarai (sarete) tra i primi ad averne notizia.
Allora grazie, ti aspettiamo. Alla prossima.