Danilo Cinelli originario di Stio Cilento, la sua professione è quella del Maestro Gelataio a Bologna. È contitolare insieme a Irene Susini delle “Delizie Bolognesi” con la quale, si occupa prevalentemente dell’arte del gelato artigianale. Di recente ha partecipato al concorso “Sigep Gelato D’oro” nel quale, viene selezionata la squadra della “Nazionale Italiana” che competerà agli europei del 2023 e alla Coppa del Mondo di Gelateria del 2024, aggiudicandosi un’ottima seconda posizione. L’ho raggiunto telefonicamente per parlare del suo lavoro e dei suoi successi in ambito nazionale.
Danilo, oggigiorno partire da zero e realizzarsi altrove, presenta rischi e difficoltà non indifferenti, quindi doppi complimenti. Come e quando hai iniziato ad interessarti del gelato?
Ho iniziato nel 2012, anno in cui mi sono avvicinato alla gelateria tramite contatti. All’inizio non sapevo fare assolutamente nulla, successivamente, grazie ai gelatieri della gelateria, ho iniziato a lavorare e solo dopo qualche anno, sono riuscito a comprendere bene il processo e approfondire di più con gli studi. Gli studi sono molto importanti perché si apprendono molte cose. Fondamentalmente parliamo di chimica applicata, quindi tutto quello che riguarda gli zuccheri, i grassi, le fibre, i solidi, le bilanciature e quant’altro, rapportato al processo fisico, la trasformazione da liquido in solido, due processi fondamentali della gelateria. Ritornando alla gelateria, con l’arrivo di Irene, diventiamo soci e dopo un periodo come responsabili, decidiamo prima di prenderla in gestione e successivamente acquisirla del tutto. Diciamo che adesso è il periodo degli investimenti vero e proprio.
Bologna, un luogo non a caso, culturalmente legato ad una forte tradizione culinaria, è così anche per il gelato?
Bologna è una delle piazze più importanti in Italia per il gelato, soprattutto per il concetto delle creme. Ha una cultura molto avanzata, per questo credo che, il risultato della mia formazione non sarebbe stata la stessa in un’altra città.
Con la tua socia, avete deciso di mettervi in proprio poco prima delle inaspettate restrizioni e chiusure per il Covid. Come siete riusciti a superare il momento di difficoltà che ha toccato praticamente tutti i settori?
Per quanto riguarda la pandemia c’è stato, oltre a un dispendio di risorse energetiche, psicologiche e fisiche, anche un dispendio di forze economiche. Avevamo messo i ragazzi in cassa integrazione ed eravamo rimasti solo io ed Irene. In qualche modo ci siamo arrangiati. Abbiamo approfittato di quel momento per migliorare alcune cose, in modo da offrire con le riaperture, ancora più qualità. Diciamo che siamo stati un po’ tutti penalizzati, ma a differenza, nella sfortuna ci siamo ritenuti più fortunati di altri. Alcuni settori hanno perso davvero tanto.
Per poi ripartire e arrivare a ricevere un riconoscimento importante, un credito non indifferente che, gratifica il sacrificio e la caparbietà di una persona motivata e piena di stimoli quale sei. Sei arrivato secondo al concorso nazionale “Sigep Gelato D’oro” che, come spiegavo, seleziona i componenti della “nazionale italiana” per gli europei del 2023 e la coppa del mondo di gelateria del 2024. Come nasce l’idea di parteciparvi?
Già nel 2020 avevo seguito l’edizione della Coppa del Mondo della Gelateria e pensai, prima o poi ci voglio essere anche io. Questo è stato il mio primo approccio. Sono partito già con l’idea che, quando sarebbe uscita la nuova edizione del concorso mi sarei candidato, aspettavo con ansia il momento. Nel frattempo ho fatto ulteriori progressi con la formazione, acquisendo molta più tecnica riguardante la costruzione di dolci che, per le competizioni, è un elemento di versatilità fondamentale. È andata bene, avendo raggiunto il secondo posto. Approfitto ora di questi due anni a disposizione per stare accanto alle persone giuste, di grande esperienza e rinomata fama nazionale come i nostri campioni del mondo in carica con i quali, proverò ad affinare ulteriormente le mie conoscenze sull’arte del gelato.
In effetti l’arte è il riflesso esposto della propria creatività, anche nel fare il gelato.
Diventa arte quando riesci a metterci qualcosa di tuo e che sia unico. Sono capaci il 90% dei gelatieri professionisti di fare un buon pistacchio , ma è solo quando cerchi di creare il tuo autentico pistacchio che può essere considerata arte. Mi ritengo attratto da un elemento essenziale che fa del mio lavoro un arte, il profumo. Ad esempio, mi vengono in mente gli odori dei boschi di Stio nei quali, ogni volta che ritorno al paese, mi ritrovo a passeggiare inebriandomi di migliaia di sentori. Pensa all’importanza di questa sensazione, come il profumo di un fungo che si avverte ancor prima averlo trovato e naturalmente raccolto. Ecco, la ricezione di un sentore è una cosa soggettiva, ma diventa oggettiva perché tutti riconosco l’odore di quel fungo che successivamente, cosa molto importante, verrà rafforzato dal gusto, dal suo sapore. Così è per l’arte del gelato, deve esserci una relazione incondizionata tra tutti i sensi e le proprie esperienze al servizio di chi le gusta.
Ti piacerebbe un giorno ritornare in Cilento, magari a svolgere lo stesso mestiere?
Si, immagino. Magari tra 10 anni, quando la parte dedicata all’investimento attuale si sia realizzata. Sarebbe un buon proposito creare un punto, uno stabilimento dove coltivare le materie prime e poterle raffinare anche per altre gelaterie, oltre che collaborare nel merito, con altre aziende locali.