Nel Cilento, a Vallo della Lucania, in provincia di Salerno, incontriamo l’artista Carla Passarelli. Un “tassello” pregiato per il territorio che con la sua arte accresce la bellezza del Cilento. Classe ’86, una laurea all’Accademia delle Belle Arti di Napoli e una specializzazione in Mosaico all’Accademia di Ravenna, Carla è dedita da anni al linguaggio musivo, la “pittura per l’eternità” come amava definirla il Vasari.
Terminati gli studi, dopo varie esperienze lavorative fuori, la giovane mosaicista ha fatto ritorno da circa un anno nella sua terra natìa “per accrescere la cultura del bello e l’amore per l’arte”.
Fra le molteplici forme e tecniche artistiche perché hai scelto di dedicarti proprio al mosaico?
‹‹Dopo i primi anni di studio dedicati al disegno e alla pittura, sentivo che avevo bisogno di esplorare un nuovo linguaggio, senza sapere inizialmente quale fosse. Il mosaico è arrivato per caso, ma come una folgorazione››.
Il mosaico è un’arte che richiede un lavoro lento, meticoloso, paziente. La parola stessa “mosaico” deriva dal greco e significa «opera paziente, degna delle Muse». Nella descrizione della tua pagina web parli anche di un “potere catartico”.
‹‹Il mosaico presuppone un lavoro molto lungo e ripetitivo nei gesti e nelle azioni, che agli occhi degli altri, può risultare noioso, in realtà, ha un forte potere rilassante. Il mosaico richiede concentrazione e restituisce serenità. Inoltre, è metafora di quanto spesso siamo costretti a fare nelle nostre vite, ossia mettere insieme i pezzi per andare avanti. I pezzi della vita sono le tessere di pietre e marmo, ciascuna trova il suo posto. Spesso inconsapevolmente, con una manciata di tessere di pochi mm per lato si completa un colore, una figura, una sfumatura, e un senso di liberazione ti pervade. Ecco il potere catartico››.
Se dovessi descrivere il tuo modo di fare arte, come lo definiresti?
‹‹La mia ricerca è partita dal territorio e soprattutto dalle persone, con i primi lavori dedicati ad alcuni anziani incontrati durante un viaggio in bici fatto nel 2014 proprio nei paesi del Parco del Cilento Vallo di Diano e Alburni, un embrione di quello che diventerà poi “La Via Silente”. Dopo la prima serie di ritratti ho sperimentato lavori tridimensionali, monocromatici, abbandonando la figura. Prediligo marmi e pietre che da sole siano già un racconto››.
Dopo il biennio specialistico a Ravenna, hai lavorato a Piacenza con un artista mosaicista. Da un anno sei rientrata nel Cilento. Cosa ti ha spinto a ritornare nella tua terra?
‹‹Credo sia fondamentale la formazione e lo studio nei luoghi deputati a questo, e poi l’esperienza fatta sul campo con un grande Maestro che mi ha trasmesso tutto il suo sapere. Credo sia altrettanto fondamentale portare poi ciò che si è appreso nel nostro Cilento, per accrescere la cultura del bello e l’amore per l’arte. Una sfida sicuramente ambiziosa e intrigante che ha tanto da dare e poco da togliere. Cosa si può chiedere di più quando si lavora in un luogo che è tra i più belli d’Italia dal punto di vista paesaggistico? Questo non significa negare le difficoltà o gli ostacoli, ma scegliere di partire dai nostri punti di forza per ottenere risultati sempre migliori››.
Oltre a generare arte, ti piace anche insegnarla.
‹‹Presso la sede dell’Associazione Artefatti, con sede a Vallo della Lucania, tengo un corso per adulti che permette di imparare le basi di questa tecnica. La risposta è stata più che positiva: i risultati sono sorprendenti, con tanti lavori diversi che rispecchiano i gusti e la personalità di ciascuno››.
Progetti per il futuro?
‹‹Il mio desiderio più grande è quello di riuscire a riportare il mosaico lì dove è nato, a terra o in spazi grandi esterni, per ridargli il respiro di cui ha bisogno. Lavorerò quindi per far conoscere sempre più questa tecnica nel Cilento e non solo, con la mente proiettata al futuro e un occhio che guarda al passato››.