Buonasera, grazie per aver accettato l’invito del nostro giornale. Può parlarci dell’associazione Identità Mediterranee, di cui Lei è presidente? Come è nata e quali finalità e obiettivi si propone di realizzare?
L’associazione Identità Mediterranee è nata circa nove anni fa con l‘intento di proteggere e valorizzare la diversità culturale dei tanti popoli che costituiscono la variegata, complessa essenza delle terre del “mare nostrum” e che rappresentano la matrice della sua millenaria storia. Fin dall’inizio, a guidare l’appassionata opera di tanti amici, specialisti, professionisti, semplici cittadini, è stata la consapevolezza di quanto la conoscenza dell’altro, delle credenze e tradizioni, del patrimonio culturale in tutte le sue forme, materiali ed immateriali, sia fondamentale per costruire un futuro di pacifica convivenza, di condivisione di obiettivi di crescita comune, di reciproco rispetto e di affermazione dei diritti umani. Ad oggi l’associazione ha contatti con vari Paesi mediterranei, ha collaborato e collabora con istituzioni e privati in Israele, Libano, Malta, Tunisia, mentre raccoglie volta per volta intorno a sé piccole comunità locali e gruppi di giovani che credono nei valori della cultura e della reciproca convivenza.
Quali sono state le soddisfazioni maggiori raggiunte dall’associazione?
Mi chiede delle “soddisfazioni”, posso risponderle che personalmente lo è anche il suo interessamento, vedere che altri condividono un percorso che ritengo sia obbligatorio per salvare e dare il giusto valore alle testimonianze della nostra cultura. Certamente, è stato bellissimo ritrovarsi in Cilento con i rappresentanti della comunità maronita di Qadisha, la sacra valle del Libano oggi patrimonio dell’Umanità dell”Unesco, per affrontare insieme analoghi problemi, o interfacciarsi con il mondo ebraico, ma anche sentire la voce dei bambini arberesh recitare il giuramento che li rendeva custodi della loro cultura e del Mediterraneo nella lingua dei loro padri. Una vera emozione.
Come è nata l’idea di realizzare dei laboratori di archeologia sperimentale in Cilento?
I laboratori sono parte integrante di un progetto dal titolo “il cammino delle Falesie Preistoriche” che ha vinto un bando della Presidenza del Consiglio dei Ministri “Giovani no profit per la valorizzazione’. L’idea era quella di far sì che, costituendone un aspetto altamente qualificato in corso d’opera, alla fine del progetto qualcosa di importante, affascinante, capace di trasformarsi in una opportunità di lavoro restasse ai giovani che al progetto prendevamo parte e al territorio. I giovani sono stati formati per mostrare e trasmettere le tecniche e le conoscenze che hanno permesso l’evoluzione dell’uomo fin dalla preistoria più antica, per insegnare il rispetto della natura e di tutte le specie.
Come si svolgono i laboratori?
Si tratta di un vero e proprio viaggio nel tempo ma anche di un corso di sopravvivenza e di approccio all’arte e alla creatività. In genere i laboratori iniziano col racconto di come e perché le prime specie umane si sono evolute, procedendo poi con l’accensione del fuoco con le pietre o i bastoncini, con gli intrecci di corde, le scheggiature di pietre per armi, raschiatoi, la costruzione di utensili in fibre naturali. In alcuni casi, invece, la scelta è per le pitture rupestri e per il racconto di un mondo “magico”, molto dipende dai soggetti cui è indirizzato il laboratorio. Posso dire con un certo orgoglio che tutti i bambini e i ragazzi sono stati entusiasti e hanno chiesto ai giovani istruttori di poter continuare ad incontrarli.