Il fumo di tabacco può modificare l’efficacia e la tollerabilità di numerosi farmaci, agendo sulle loro caratteristiche farmacodinamiche e farmacocinetiche. La principale interazione tra fumo di tabacco e farmaci è a livello farmacocinetico. La modifica di assorbimento, distribuzione, metabolismo ed eliminazione di un farmaco può portare non solo a una efficacia modificata, per esempio un effetto terapeutico ridotto, ma anche a un’alterata tollerabilità, con aumentata incidenza di eventi avversi.
Numerose sono le interazioni tra farmaci e fumo a causa degli effetti di quest’ultimo sull’attività degli isoenzimi metabolici del citocromo P450.
L’effetto più caratterizzato del fumo è l’induzione dell’isoenzima CYP1A2. il farmaco che va incontro all’interazione più importante è l’antipsicotico clozapina. Bastano anche 7-12 sigarette al giorno per raggiungere la massima induzione e quindi la necessità di un aumento del 50% del dosaggio di clozapina per mantenerne le concentrazioni plasmatiche. Di converso si è osservato come alla cessazione dal fumo i livelli plasmatici di clozapina possano aumentare del 72%. Precauzioni simili di monitoraggio sono raccomandate per antidepressivi (per esempio fluvoxamina), ansiolitici e warfarin. Una recente metanalisi ha mostrato come il dosaggio di warfarin dovrebbe essere aumentato del 12% in chi fuma rispetto a quello usato nei non fumatori. La lista di interazioni farmacologiche mediata dal fumo di sigaretta a livello del citocromo P è lunga e ancora in divenire: betabloccanti, calcioantagonisti, furosemide, teofillina, cortisonici per via inalatoria, contraccettivi. Comunque, la cessazione dal fumo deve essere sempre considerata una priorità.