LEOSINISVINCI, fittizio scienziato architetto inglobante Leonardesche Personalità, del Da Vinci e Sinisgalliana. Una sequenza di saggi del volume FUROR MATHEMATICUS (autore Leonardo Sinisgalli, Ponte alle Grazie, 1992) è imperniata sull’Architettura, definita, da Oretta Bongarzoni, nella presentazione, “arte massima che occupa il regno delle forme stabili e resistenti ma che abita nei nostri sogni”. Sinisgalli la inquadrava attraverso coppie terminologiche interagenti, a un tempo concreta e permeata della labile materia dei sogni: numero e materia, relazione e proiezione, spazio e desiderio, visibilità e mito. Architettura, punto focale di convergenza e centrale d’aderenza, riassumente in sé tutti i linguaggi: “Una grande architettura può nascere solo dalla collaborazione di un artista con una maestranza giudiziosa, progredita. Sarebbe utile conoscere la provenienza, l’ingaggio, i contratti, il regolamento di lavoro degli operai che hanno lavorato a Roma con Bernini, con Borromini, con Della Porta, con Vignola…”. Viennese di nascita, Napoletano di merito, con tal duplice connotazione non soltanto geografica ma delineante anche la simultanea modalità esistenziale teutonica/partenopea, Sinisgalli definiva il suo amico Bernard Rudofsky (1905-1988). Architetto che teorizzava case senza tetto, erba piantata nelle camere, finestre ruotanti intorno a una serie di cerniere e percorrenti i 360°… Vissero parecchi anni tra Ischia, Napoli e Positano, i coniugi Rudossky; e Bernard fu legato da tenera, affettuosa amicizia con Sinisgalli. Prosa intensamente musicale, penso possano in tal maniera definirsì le evocazioni inserite in FUROR MATHEMATICUS concernenti queste frequentazioni…
Bernard e la moglie Berta vennero ospitati dall’architetto, urbanista e ingegnere Luigi Cosenza, Sinisgalli specificò la dimora descrivendola quale “più bella casa della Riviera di Chiaia”… Non esisteva alcuna finestra dinanzi alla quale non fosse stato collocato un cavalletto, “perfino quella dei cessi” (amici lettori, preciso che il copyright della frase appartiene a Rudofsky, agevolmente verificabile a pag. 166 di Furor Mathematicus). Interessante episodio accaduto in questa abitazione, la scoperta del materiale costituente un imponente scalone caratterizzato da larghi e massicci gradini di marmo interconnessi in guisa da formare un sol corpo monolitico; indusse la scoperta una incrinatura che venne a generarsi in una lastra: si riscontrò che tutte le rampe erano state realizzate con pietre tombali: vennero alla luce molte epigrafi, dedicate a conservare il ricordo di personalità partenopee di spicco. L’ingegnere-poeta ritiene che spetti ad entrambi, Rudofsky e Cosenza, il vincolo intellettuale del trasmettere, nel tempo, attraverso le sequenziali generazioni, “il romanzo della moderna Architettura”, quale viene inquadrata da Sinisgalli la -ad un tempo creativa e rigorosa- Disciplina Architettonica. Rudofsky, racconta Sinisgalli, divenne celebre in America per una duplice connotazione:una concerneva sue idee filosofiche ed associate creazioni ruotanti intorno a particolari dell’abbigliamento,che scandalizzarono intransigenti moralisti e rigidi puritani; l’altra riguardava un neologismo, l’invenzione del termine: Sartoriasi; equivalente ad una simbiosi multipla: eleganza coesistente col supplizio, dandysmo associato al sadismo, dunque polarità opposte strettamente interagenti ed imperiosamente caratterizzanti lo stile di Rudofsky. Oltre l’Architettura, anche l’Urbanistica -secondo il pensiero dell’ingegnere poeta- scienza moderna della città, dovrebbe accumulare ed evolvere in simbiosi col salto spiccato dai nostri sogni: “La poesia dell’Urbanistica è l’Utopia…”. Dunque, nell’àmbito della Disciplina intesa allo studio dei fenomeni di formazione e trasformazione urbana, emerge il sognatore Sinisgalli interagente con il tecnico, con il “praticone”: l’esistenza di un pensiero poetico/creativo connubiante con il pensiero scientifico/riflessivo sulla realtà urbana. Ma anche di un balzo fantastico: gli architetti dovrebbero raggiungere le capitali dell’Utopia, capitali “fisiche” e pervenire simbolicamente nelle entità metaforiche ed iconiche: l’isola di Taprobana (Sumatra o forse Ceylon), ivi Campanella colloca la sua Città ideale; Nulla-Part, rampa di scale evocante le labirintiche scale di Escher perentoriamente evidenzianti le erronee percezioni del nostro cervello, che possono esser inquadrate sotto il profilo ludico e simultaneamente denuncianti il crollo della razionalità… Sinisgalli in un brano evidenzia implicazioni scaturenti da rivoluzioni edilizie: le più grandi scissioni, gli scismi più vasti della Civiltà (Cristianesimo, Comunismo, Massoneria) in sostanza hanno determinato un neo modello, rivoluzionario, di carattere edilizio. Relativamente all’altra Leonardesca Genialità, Quella reale, non fittizia (l’attuale modello sociale è sovraccarico di gente che, disponendo incolonnate parole monòtone e monotòne -nel senso di invariabili- ha l’assoluta certezza di attingere vette Leonardesche, pur non avendo mai realizzato un disegno, scritto alcuna musica, creata alcuna scultura, attuata alcuna elaborazione diversa dal disporre parole in sequenza verticale), il talentuoso Leonardo lucano, in un passo di FUROR ne esplicita il pensiero concernente i pavoni; il pensiero Vinciano: uccelli che scontano il peccato di orgoglio, sono condannati ad affondare i piedi nello sterco. Tanta estesa era la creatività Rudofskyana (sicuramente artisticamente inferiore a quella dei Sommi Danteschi Poeti innanzi citati, di fronte ai quali lo stesso da Vinci impallidirebbe, ovviamente ignota la causa scatenante il pallore) che persino questi volatili pavoni li avrebbero adottati -come scrisse Sinisgalli- se il reale Creativo Rudofsky avesse disegnato stilizzati sandali per loro. Sinisgalli prosegue inquadrando i modelli esibiti da indossatrici, idolatrate da giovincelli e vecchiotti di tutto il mondo, calzanti sandali con sulla suola inciso “Sandali by Bernardo”: pensate, all’incirca trenta originalissimi stupefacenti modelli! Ed infine l’Artista lucano conclude il suo tenero diario poetico intorno all’universo Architettonico, con una singolarità: “Non so ancora rendermi ragione di come facciano Bernard e Berta a vivere lassù, in un appartamento di pochi metri cubi, al diciassettesimo piano della Strada n. 57, dopo aver conosciuto in profondo Roma, Napoli, Ischia e la Costa amalfitana”. Illustro l’associata elaborazione: ho realizzato il ritratto di Dante e Leonardo, sbigottiti per la stupefacente marea di poeti superiori al poeta fiorentino; analogo sconcerto del robot, che “consola” i perplessi Sinisgalli e Rudofsky; le foto di Sinisgalli e Rudofsky, sono tratte da wikipedia. Il titolo, Sartoriasi, è il suesplicato neologismo ideato da Rudofsky, che intendeva inquadrare opposti estremi, anche evidenziando la squallida e sciocca presunzione di tanti “incolonnatori di parole” pervasi di Leonardismo e di Rudofskysmo: un po’ di sano realismo, da parte di dispensatori di parole (che però si sentono Sommi Supremi Poeti superiori a dante –d minuscola, secondo costoro) risulterebbe più consono. Concludiamo esplicitando le poliedriche personalità. Dell’ingegnere elettronico Leonardo Sinisgalli, che, ribadiamo, perlustrò anche l’universo Architettonico: fu poeta, prosatore, saggista, disegnatore, documentarista, narratore, graphic artist, progettista di architettura, progettista di graphic design, critico d’arte, pubblicista, art director, direttore di riviste, autore radiofonico, integriamo con la fondazione e direzione (dal 1953 al 1958) della prima rivista italiana connettente espressioni artistiche interagenti con temi di natura scientifica, CIVILTÀ DELLE MACCHINE. Bernard Rudofsky: architetto, innovativo creatore di calzature, critico storico, critico d’arte, disegnatore, scrittore; artisticamente legato all’architetto, urbanista e ingegnere Luigi Cosenza, progettò Villa Oro, emblema della corrente architettonica Razionalismo mediterraneo. Sinisgalli scrisse: “la sua intelligenza, la sua erudizione, il suo fiuto devono semplicemente accrescere il sapore della vita”.
Giuffrida Farina