Raccogliere o non raccogliere le olive? Questo è il problema che un po’ tutti in questi giorni ci stiamo ponendo. Quest’anno dovrei farlo da solo. Raccogliere le olive è di una monotonia disarmante ma ti da il tempo di riflettere su tante cose. Giunto come sono a snodi importanti della vita rifuggo dalle malinconie che potrebbero insorgere in me. Un tempo questo era un tempo di fatica sì, molto più di oggi, ma anche di allegria e riunione familiare. Ora c’è un po’ di automazione. C’è però da muoversi. L’annata presenta un netto anticipo e il frutto si è già “annerito”, sintomo di evidente maturazione, ma la maggior parte dei frantoi non sono ancora aperti. L’autore, impegnato in proprio in questo settore, in virtù delle (poche ma non pochissime) piante ereditate dai genitori, “rivolge” al pubblico le proprie riflessioni. Ho anche effettuato, nella mia zona, delle passeggiate ricognitive al seguito di un piccolo operatore specializzato nella raccolta. Entra nel vostro campo, raccoglie al vostro posto, e poi divisi a metà i frutti, ognuno va da solo al frantoio. A richiesta fornisco via mail il numero di telefono ([email protected]). Dicevo della “guardata”. La superfice degli uliveti in evidente stato di abbandono ci è sembrata in aumento. C’è molta gente che ha già deciso che non è sempre economico raccogliere le olive. In alcuni casi gli oliveti sono stati “abbandonati” già da anni. C’è chi ha poche olive ad albero ed è impaurito da voci di prezzi bassi e di scarsa qualità dell’olio prodotto. Ma è davvero così? Prima di organizzare il cantiere, occorre fare due conti
RACCOGLIERE?
È un bene di Dio, guai a farlo perdere, era il ragionamento dei nostri avi e un po’ di tutti noi fino a ieri. Il volto arcigno degli avi vi apparirà di notte e vi rimprovererà se decidete di abbandonare. La situazione è piuttosto caotica nei frantoi, tra chi è a buon punto nella raccolta e chi ancora deve iniziare. Tra chi ha prodotto un extra vergine di alta qualità o di eccellenza e chi è riuscito a portare a casa a malapena un vergine. C’è chi vuole vendere le olive ma un prezzo stabile ancora non c’è. Sotto accusa ci sono proprio loro, i frantoi, accusati di aver ceduto alle richieste dei sansifici di avere un sottoprodotto con almeno l’8% di olio d’oliva, quota sottratta di nascosto alla resa del produttore. C’è chi come me vuole vendere l’olio e aspetta che la quotazione si stabilizza. Le voci che si accavallano aumentano la confusione e, di conseguenza, il senso di incertezza all’interno della filiera olivicolo-olearia italiana, specie tra quei olivicoltori indecisi se raccogliere o meno le proprie olive. In Campania, (secondo la stima Ismea su dati Agea), è l’unica regione italiana dove è previsto un calo produttivo e quindi il prezzo locale dovrebbe essere stabile. Via verso la raccolta, allora.
I PREZZI
Sul fronte dei prezzi, probabilmente, la situazione rimarrà incerta ancora per un paio di settimane. Ad oggi le quotazioni delle olive vanno da un minimo di 60 euro/quintale fino a un massimo di 100 euro/quintale. L’olio extra vergine d’oliva nuovo italiano viene quotato intorno ai 5,5 euro/kg, con punte di 6-6,2 euro/kg.
Valutazione difficile. Le stime sono state fatte con i frutti sugli alberi, ma poi le olive vanno raccolte e, come già accaduto in passato, alcune olivete non verranno raccolte perché l’operazione viene considerata antieconomica.
I CONTI
Oliveta intensiva da 400 piante ad ettaro, con una carico di olive da 5 kg ad albero, ovvero 20 quintali ad ettaro. Un cantiere di lavoro di 4 persone, con abbacchiatori elettrici o pneumatici, può finire la raccolta in 6-7 giorni. Il solo costo di manodopera, considerati i 7 giorni, ammonta a circa 2240 euro (voucher 10 euro/ora). A questi vanno aggiunti i costi elettrici/gasolio e l’ammortamento attrezzature. È dunque ipotizzabile un costo totale di 2500 euro. Ovvero 125 euro per ogni quintale di olive raccolte. Ipotizzando una resa media del 15%, ovvero 3 quintali di olio prodotto, e un costo di frangitura di 15 euro/quintale, il costo è di 9,3 euro/kg di olio prodotto.
I 125 euro/quintale di olive e i 9,3 euro/kg di olio sono fuori mercato, se consideriamo i valori di conferimento anche nel centro sud Italia. La raccolta, in questi casi, è giustificata solo da ragioni commerciali, come il mantenimento della clientela, o da motivazioni affettive. Oppure perché voglio mangiare il mio olio. Una delle perplessità a rivolgersi verso alcuni frantoi medio grandi che stanno sorgendo anche dalle nostre parti è che, oltre le rassicurazioni di facciata, proprio questo risultato non è garantito: Raccogliere e poi molire è sicuramente una scommessa prima affettiva e poi economica. Ci si benda gli occhi e si va a stendere teli, manovrare abbacchiatori, riempire cassette e sacchi. Prima ancora, ricordiamolo, c’è dell’incidenza dei costi di gestione dell’oliveto durante l’anno. Dei soldi, insomma li abbiamo già spesi, e a questo punto è inutile a mettersi a fare gli schizzinosi. L’olivoltura alimenta le nostre microeconomie locali e sottrarre quantità da trasformare per nostri piccoli calcoli ragioneristici è da miopi. Le superfici olivetate sono anche il panorama di maggior pregio dopo le montagne ed anche il Parco non si deve sentire estraneo a queste nostre considerazioni. Il cambiamento climatico qui picchia di più. I numeri nazionali ci potrebbero aiutare. In Toscana è previsto un -40% che, in alcune zone, potrebbe superare il -50%. In Umbria si prevede un calo di oltre il -30%, sempre a causa della carenza idrica e delle gelate primaverili.In Sardegna con una produzione di olio di oliva in flessione dopo l’exploit del 2016/2017 Resta il fatto, tuttavia, che l’olio a disposizione è molto limitato e che si vive una fase di temporanea transizione in attesa del nuovo prodotto e della nuova Campagna Olearia appena iniziata. In Italia su alcune piazze, dove ci sarà una scarsa produzione, è probabile che il prezzo dell’olio subirà degli aumenti specie per la categoria Olio IGP e DOP.
Considerazioni, queste ultime, che potrebbero favorire la remunerazione del prezzo dell’olio di qualità che si produce nel Cilento. C’è chi spinge a ipotizzare prezzi al litro, al dettaglio, da 3,5 a 4 euro. “Fossero sante le parole vostre”, avrebbe commentato mia madre.