Gli INFLUENCERS, oggi così popolari e moltiplicatisi come i funghi dopo un temporale improvviso, pretendono di svolgere il ruolo di profeti anche quando, pur parlando al popolo, non lo fanno a suo vantaggio. Infatti, loro finalità è fare tendenza per crearsi un seguito. A questo scopo si specializzano nell’inviare telematicamente post, moltiplicano i loro cinguettii cadenzati da scatti per indirizzare l’opinione di chi si ritiene loro FAN. Con questo termine, mutuato dall’inglese come abbreviazione per l’aggettivo fanatic, si indicano sostenitore appassionato, individui con interessi anche ossessivi, capaci di generare ammirata assuefazione. La parola conserva, quindi, anche un sottile connotato negativo perché evoca un certo fanatismo in chi riconosce negli Influencers un fascino in grado di condizionare opinioni, sollecitare sentimenti, determinare scelte. È la reazione di fiducia di un popolo anonimo, ammassato dai social, pronto a ritmare tempi e tendenze secondo la grammatica della comunicazione globale. Il successo è garantito in un mondo che glorifica le cose e facilita l’azione di questi INFLUENZATORI, impegnati ad operare come attivisti del market, trasformatosi purtroppo in Terra Promessa del nuovo Israele globale.
Questo tema richiama alla memoria la nostra immagine del profeta, che svolgeva un ruolo analogo presso il popolo eletto. Ma le caratteristiche personali sono molto diverse. Infatti, i protagonisti di tanti episodi della Bibbia innanzitutto compaiono sulla scena della storia di Israele solo quando sono chiamati da Dio, il quale sceglie come vuole, senza badare ad una particolare curriculum, In genere scarta chi è dotato di brillanti qualità personali, se tra loro riveniamo personaggio come Amos, un bovaro il quale dichiara di non essere al servizio del potere, sia esso politico o religioso. Egli si fa carico di una umanità che avverte il bisogno di comunicare col Signore.
Gesù si è comportato allo stesso modo quando ha scelto a chi affidare la missione di apostoli. Egli ha compreso che chi gestisce il potere è refrattario al Vangelo, perciò indirizza i suoi discepoli nelle periferie esistenziali, dove l’emarginazione agevola l’ascolto. Agli apostoli, cioè degli inviati membri di una comunità, egli raccomanda di agire come ha fatto lui, di non fare affidamento sui mezzi materiali, ma poveri tra i poveri, nutrire fiducia nel Padre, proclamare il vangelo, testimoniarlo con un comportamento coerente, amare il prossimo e avere il coraggio di manifestare la propria fede. Quindi, il primo annuncio fatto da questo tipo di profeti è una testimonianza corale arricchita dalla povertà. Non portano con sé nulla, se non il bastone per appoggiarsi quando si percepiscono stanchi e la compagnia di amici per incoraggiarsi a vicenda; niente cibo di riserva o denaro, privi non solo di cose superflue, ma anche del necessario. Nomadi d’amore, essi confidano nella generosità della gente che apre loro le porte, pronta a dare ristoro. Del resto, per il successo della missione è sufficiente la fiducia in Dio. Deboli e poveri, questi discepoli profeti sono ricchi della Buona Novella, evitano l’impaccio del bagaglio che rallenta il loro peregrinare, hanno movimenti più liberi per contrastare tanti in preda alla violenza, impauriti dal diverso, incapaci di controllare la volontà di dominio, pronti a togliere con prepotenza ciò che appartiene agli altri in un mondo vittima di gelosie, d’invidia, di tante false notizie che propagandano effimere felicità.
Analizzare queste situazioni aiuta a valutare anche la bontà degli INFLUENCERS di oggi ed orientare chi presta loro ascolto richiamando la saggezza evangelica del considerare i frutti per valutare la bontà della loro azione. Sono capaci di infondere speranza senza far ricorso a condizionamenti mentali? Annunziano il loro messaggio in povertà facendo affidamento sulla bellezza dei contenuti che generano libertà? Li sollecitano con semplicità considerandoli un dono al quale deve corrispondere il preciso programma di curare i bisognosi, guarire le ferite del cuore, liberare gli oppressi?
Sorprende l’insistenza di Gesù nel descrive le modalità dell’annuncio. Infatti, Egli sollecita la conversione invitando a vedere il mondo sotto un’altra luce, a rivolgersi ai malati per rinverdire la loro speranza, a raccontare la prossimità di Dio, presupposto di ogni guarigione. Ai suoi discepoli sollecita la semina perché a raccogliere pensa il Signore quando, paziente nell’attendere il momento giusto, manifesta nell’intimo della coscienza di ciascuno che Egli è buono e perdona tutto perché tenero Padre.
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