Il Generale Giuseppe Governale già comandante del ROS e attualmente Direttore della Direzione Investigativa Antimafia durante il Giffoni Film Festival ha elargito preziosi insegnamenti di legalità alimentando in tutti, speranza verso il futuro.
Com’è iniziata la sua carriera?
A 19 anni, nel 1978, sono andato a Modena in Accademia Militare lasciando Palermo, città, che amo più della mia vita, perché sentivo il dovere di fare qualcosa per il prossimo. Era, quello, un periodo difficile, ci sono stati una serie di violente e atroci morti, come l’omicidio di Aldo Moro. I primi anni ho prestato servizio in Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania facendo poi ritorno nella mia Sicilia.
Dopo molti anni che bilancio si sente di fare?
Nonostante siano trascorsi molti anni sono ancora entusiasta del mio lavoro, che non considero un semplice mestiere, ma una vera missione.
Purtroppo, ancora oggi, si sentono critiche allo Stato e alle forze armate, perché secondo lei?
Oggi, ci sono troppe litanie contro lo Stato. Lo Stato non è altro che una famiglia allargata, lo Stato siamo noi. Perciò è necessario che ognuno si chieda: cosa faccio io per la mia Nazione? Solo così le cose cambieranno davvero.
In merito a Giovanni Falcone cosa si sente di esprimere?
Falcone è stato vituperato, è dovuto scappare da Palermo, anche se ora è osannato. E’ stato un magistrato che ha avuto la forza di svolgere il suo lavoro fino in fondo, non è stato un eroe, ma un uomo che ha fatto il suo dovere al meglio.
Cos’è in concreto la mafia?
Mi sono recato in tante scuole quest’anno perché credo fermamente nell’affermazione di Gesualdo Bufalino secondo cui la mafia potrà essere vinta con l’intervento dell’ “esercito dei maestri elementari“ : solo con la cultura ci si può salvare dalla criminalità, che è un problema terribilmente serio. Certo, abbiamo fatto passi da gigante perché, fino agli anni ’80, si diceva che la mafia non esistesse, che fosse, in realtà, un sentimento, ma non reale. Sono purtroppo state necessarie numerose stragi e delitti efferati per accendere i riflettori sull’argomento. Oggi, i mafiosi dopo venticinque anni, hanno compreso che sparare non è una scelta assennata, ma semplicemente un’azione che contribuisce ad alzare il livello di attenzione su di loro. Disgraziatamente continuano a fare ciò che davvero interessa: gli affari, proseguendo con un’avanzata silenziosa. Oggi dire “Mafia” significa fare riferimento a un fenomeno di criminalità organizzata, le mafie sono organizzazioni delinquenziali con un grande spirito di coesione, un forte senso di appartenenza e un marcato spirito di gruppo. Non c’è approccio burocratico nella mafia.
Come si combatte la mafia?
Lo Stato dovrebbe essere l’unico ad avere il monopolio della forza, ma così non è stato sempre. L’antistato, spesso, ha dato quelle risposte che, se pur errate, i cittadini attendevano in maniera tempestiva e non burocratica, in modo, a volte anche più determinato delle istituzioni. Tutto questo ha alimentato quel senso di sfiducia nei confronti dello Stato, ma la sfiducia è un sentimento che non serve a nulla per cui è meglio evitare di incrementarla. Dobbiamo credere nella lotta alla mafia e contribuire in maniera determinata alla risoluzione di questa piaga. Io lo faccio per lavoro, ma nessuno dovrebbe considerarsi estraneo, ognuno è chiamato a svolgere il proprio ruolo di cittadino.
Che consigli elargisce ai ragazzi e, in generale, alle persone come dice lei ‘’perbene’’?
Consiglio di guardare al futuro, ma non guardare solo alla professionalità. Serve lo scudo, lo scudo delle persone perbene. Non abbiamo bisogno di eroi, ma di individui che, ciascuno nel loro piccolo, facciano qualcosa di compatibile con il senso di cittadinanza.Auguro ai ragazzi di avere successo, di realizzarsi nella vita e nel lavoro: siano protagonisti del loro futuro, abbiano la forza di andare avanti anche nei momenti di difficoltà, proseguendo il camino, senza mai piangersi addosso!
Ringraziamo il Generale per l’impegno, la costanza, la passione e il coraggio che, che ogni giorno dimostra contro la mafia, con la promessa di cercare di agire nella quotidianità, con determinazione e responsabilità, mettendo in essere la grande massima di Pitagora: ‘’Porgi aiuto alla legge, fa’ guerra alla illegalità.’’